GRASSO CHE COLA SUL DOCUFILM "MIA MARTINI, FAMMI SENTIRE BELLA": “PERCHÉ, SE C'ERA COSÌ TANTO AFFETTO NEI SUOI CONFRONTI, NESSUNO È RIUSCITO A SALVARLA? PERCHÉ NEGLI ANNI DELL'ORRIBILE OSTRACISMO (SI DICEVA PORTASSE IELLA), MOLTI DI QUELLI CHE OGGI NE CELEBRANO LE STRAORDINARIE DOTI UMANE E MUSICALI NON SONO RIUSCITI A FERMARE IL RITO TRIBALE E PERSECUTORIO DELLA MALDICENZA?” -VIDEO
-Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Perché, se c'era così tanto affetto nei suoi confronti, nessuno è riuscito a salvarla?
Perché negli anni dell' orribile ostracismo (si diceva portasse iella), molti di quelli che oggi ne celebrano le straordinarie doti umane e musicali non sono riusciti a fermare il rito tribale e persecutorio della maldicenza?
A 25 anni dalla scomparsa di Mia Martini, 12 maggio 1995, Rai3 ha dedicato alla cantante un docufilm di Giorgio Verdelli, un racconto a più voci, frammezzato da materiale di repertorio e guidato da Sonia Bergamasco: «Mia Martini, fammi sentire bella».
I dubbi sulla sua morte restano (allora i referti medici parlarono di morte per una overdose di sostanze stupefacenti, forse un cocktail sbagliato per lenire i dolori di un fibroma), così come dovrebbe restare sempre aperto l' esame di coscienza nei confronti di un mondo, lo show business, che in quanto a spietatezza scala sempre tutte le classifiche.
Le sorelle Loredana, Leda e Olivia, i nipoti Luca e Manuela, colleghi e amici, come Caterina Caselli, Renzo Arbore e Dori Ghezzi (in una tournée, scoprì sull' aereo che Mimì era in classe economica; s' impuntò e fece in modo che non fosse vittima di discriminazioni), gli autori che per lei hanno scritto canzoni senza tempo, hanno provato a raccontare la vita della grande interprete: dagli esordi agli inizi degli anni 70 segnati da successi come Piccolo uomo e Minuetto all' abbandono delle scene causato dalle ignobili dicerie sul fatto che portasse sfortuna, dal memorabile ritorno a Sanremo nel 1989 con Almeno tu nell' universo , fino alla sua morte, quando venne ritrovata sola nella sua casa vicino Varese.
Il risarcimento postumo alla grande artista è un atto dovuto. Forse, però, si sarebbe potuto intervistare anche Aldo Nove che su Mimì ha scritto un libro di grande sensibilità che inchioda alla propria miseria morale tutti quelli che l' hanno perseguitata in vita.