LA GUERRA INFINITA MELONI-ELKANN – LA “GAZZETTA DI PALAZZO CHIGI” (PARDON, “IL GIORNALE” DI ANGELUCCI) LA SPARA: “JOHN ELKANN DÀ IL VIA ALL’ESAME DEI POTENZIALI COMPRATORI PER ‘REPUBBLICA’” – TRA FANTANOMI (VIVENDI) E CORDATE, È VERO CHE L’INDISCREZIONE GIRA, MA, COME DAGO-DIXIT, LA VERITÀ È CHE PER ORA IL QUOTIDIANO DI LARGO FOCHETTI RESTA IN MANO DI YAKI – “IL FOGLIO” DÀ VOCE ALL'ELKANN OFFESO: “GLI DICONO ‘RESTA IN ITALIA’, MA LO PRENDONO A PEDATE E LO COPRONO D’INSULTI. LA PREMIER NON SI ACCORGE CHE GLI STA FACENDO IL PIÙ GRANDE REGALO. A FURIA DI BASTONARLO GLI DARÀ IL PRETESTO PER DIRE: È MELONI CHE CI CACCIA”
-1. «REPUBBLICA», VIA ALL’ESAME DEI POTENZIALI COMPRATORI
Estratto dell’articolo di Marcello Astorri per “il Giornale”
Il collocamento sul mercato di Repubblica entra nel vivo. L’idea di disfarsi del quotidiano principale del gruppo Gedi da tempo vaga nella testa di John Elkann, leader della famiglia Agnelli e della holding Exor, ma ora dai semplici pensieri si sta passando ai fatti.
Secondo quanto risulta al Giornale, di recente sarebbe stata incaricata un’importante banca d’affari straniera per trovare un destinatario finale al giornale fondato da Eugenio Scalfari. L’input è di arrivare alla cessione di Repubblica e della concessionaria pubblicitaria Manzoni, oltre ad assottigliare la scuderia di testate cartacee controllate della holding Gedi fino a tenere solo La Stampa.
Il dossier è stato proposto già ai primi editori europei, ma in ogni caso non c’è fretta. L’identikit dell’interlocutore ideale è di un gruppo di livello (in passato era circolato il nome di Vivendi), ma si valuta anche l’ipotesi di mettere insieme una cordata di imprenditori italiani vicini all’area dem […]
Mario Orfeo […] è stata considerata la figura ideale – e sufficientemente trasversale - per capitanare il cambiamento di Repubblica. Vale a dire quella di un quotidiano vocato all’opposizione dura e pura al governo guidato da Giorgia Meloni, trasformato in un veicolo certo critico verso Palazzo Chigi ma anche più dialogante e digeribile al fine di non intimorire un possibile compratore allargando allo stesso tempo la platea dei papabili.
Se è vero che servono tre indizi per avere una prova, certo il passo indietro di Elkann e l’affidamento delle briglie a Maurizio Scanavino (passato da ad a presidente) e la promozione di Gabriele Comuzzo (da vice di Scanavino ad amministratore delegato) paiono essere propedeutiche al distacco necessario per fare da preambolo a una ormai sempre più probabile vendita.
Alla base della decisione ci sarebbero motivi di ordine economico-finanziario: il continuo calo delle copie del quotidiano (meno 10% ad agosto a quota 91mila unità giornaliere, ma quelle reali sarebbero molto meno delle dichiarate) e il fatto che Gedi ha chiuso il 2023 con una vertiginosa perdita di 103 milioni di euro. […]
2. LA VOCE DI JOHN ELKANN
Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso per “il Foglio”
Gli dicono “resta in Italia”, ma lo prendono a pedate e lo coprono d’insulti. L’offeso, il ferito, ora è lui, John Elkann, il presidente di Stellantis. Le frasi di Giorgia Meloni che gli ha dato del maleducato (“uno che avrebbe mancato di rispetto alle istituzioni”)? Sono parole che gli destano “stupore”, per “l’aggressività”, e lo “rammaricano” perché, e lo pensa Elkann, “il rispetto delle istituzioni fa parte della nostra storia e della tradizione di famiglia. Io sono orgoglioso di essere italiano”.
Il rifiuto di farsi audire in Parlamento? E’ il risultato di “un’incomprensione” sul ruolo di Stellantis, una società globale, rappresentata dal suo ad, Tavares, e non un partito politico. Precisa, “non un partito politico”. La continua accusa della destra che gli viene rivolta, “avete più preso che dato”, la ritiene “ingiusta” perché non tiene conto di “quanto investito e restituito tramite stipendi, tasse e bilancia commerciale”.
[…] Anche John Elkann vorrebbe fare alcune domande ai ministri del governo Meloni. La prima. Qual è la reale ambizione di questo governo dopo il taglio dei fondi all’automotive? La seconda. I cinesi di cui aveva parlato il governo, il ministro Urso, dove sono? La terza. Perché questo “rancore” verso un imprenditore che perfino Donald Trump si è sentito in dovere di chiamare, personalmente, dopo la scomparsa di Sergio Marchionne?
Raccontano che dopo le parole, dure di Meloni, Elkann, in un primo momento, abbia parlato di desiderio di “sciacallaggio”, di “nemico perfetto”. [...] Il governo vuole un confronto “franco” e “rispettoso”? Volkswagen, in Germania, sta per chiudere due stabilimenti. La Spagna, dove il costo dell’energia è inferiore all’Italia, presenta più vantaggi dell’Italia. Elkann si chiede se a Palazzo Chigi c’è la volontà di leggere il contesto internazionale o solo la voglia di un “processo” che sta cavalcando anche la sinistra.
[…] Dal governo Elkann desidera un riconoscimento che la prima azienda manifatturiera italiana pensa di meritare. Vuole che si fermi la caccia alle streghe, “il rancore” anche perché le regole sull’elettrico, ripete, “le ha fatte la politica e una società globale si adegua alle regole”. Meloni cosa ha intenzione di fare? Se Stellantis dovesse un giorno lasciare, perché non ottiene le risposte che cerca, incatena Elkann allo stabilimento? Lo frusta?
[…] Il governo, e lo ha già raccontato il Foglio, intende inseguire Elkann. Meloni, quando sente la parola Elkann, si imbroncia. Meglio tenere il broncio o ascoltare il sindacalista? A Elkann, la premier continua a dare del maleducato, lo vuole alla Camera, come Pinocchio, accompagnato dai carabinieri, e non si accorge che gli sta facendo il più grande regalo. A furia di bastonarlo gli darà il pretesto per dire: è Meloni che ci caccia.
‘’REPUBBLICA” DELLE MIE BRAME! DOPO CHE “IL FATTO” HA SVELATO CHE IL QUOTIDIANO SAREBBE IN VENDITA, CON LA REGIA DEL MANAGER CLAUDIO CALABI, È SCOPPIATA UNA PIEDIGROTTA DI RUMORS E SUPPOSIZIONI - DAGOSPIA CONFERMA L’OPERAZIONE: CALABI HA AVUTO CONTATTI CON UNA DECINA TRA I PIÙ DOVIZIOSI IMPRENDITORI E FINANZIERI D'ITALIA: SIETE PRONTI A SCUCIRE UNA QUOTA DI 10 MILIONI DI EURO PER DARE VITA A UNA CORDATA PER ''REP''? L’INDISCREZIONE GIRA: CON LO STESSO OBIETTIVO DI CALABI, SPUNTA UN’ALTRA CORDATA ACCREDITATA ALL’AVVOCATO MICHELE BRIAMONTE - LA VERITÀ È CHE IL GIORNALE FONDATO DA SCALFARI RESTA, PER ORA, IN MANO DI JOHN ELKANN – E L’UNICO CHE AVREBBE DISPONIBILITÀ ECONOMICHE E CONVENIENZE POLITICHE A COMPRARE “REPUBBLICA” E' GIANLUIGI APONTE...