LE GUERRE DEL CENTRODESTRA FANNO SALTARE IL VERTICE PER SCEGLIERE I SINDACI – ALLO SCONTRO TRA SALVINI E MELONI SI AGGIUNGE IL RIFIUTO DI TAJANI DI SEDERSI ATTORNO AL TAVOLO CON I "TRADITORI" TOTI E BRUGNARO CHE GLI HANNO SFILATO IN UN SOLO COLPO 11 DEPUTATI CHE VALGONO MEZZO MILIONE DI EURO. STALLO A ROMA DOVE LA SCELTA E’ TRA MICHETTI E MATONE. A MILANO IN PISTA ANNAROSA RACCA (FEDERFARMA)…
-Amedeo La Mattina per “La Stampa”
Matteo Salvini prima convoca leader del centrodestra per discutere le candidature alle comunali, poi rinvia il vertice alla prossima settimana. I nomi ancora non ci sono, i sondaggi su alcune personalità papabili per Roma non sono arrivati.
Ad essere sondati in queste ore sono l'avvocato Enrico Michetti, diventato popolare con il suo programma su Radio Radio, e il magistrato Simonetta Matone. Tutti aspettavano il leader della Lega confermasse per Milano il nome di Annarosa Racca, presidente di Federfarma in Lombardia, o che tirasse fuori un nuovo nome a sorpresa.
Salvini non aveva alcuna novità da comunicare per il semplice fatto che non ha avuto l'ok dalle persone sentite. «Ci sono alcuni dati che mancano, alcuni sondaggi che mancano e alcune frizioni all'interno, che non riguardano me - spiega l'ex ministro dell'Interno - ma ci rivediamo la settimana prossima. Penso che siamo a buon punto». Le frizioni riguardano l'area centrista del centrodestra che è esplosa dopo la nascita del nuovo gruppo alla Camera di Coraggio Italia, lanciato ieri da Luigi Brugnaro insieme a Giovanni Toti. Antonio Tajani si è rifiutato di sedersi attorno al tavolo con i «traditori» che gli hanno sfilato in un solo colpo 11 deputati che valgono mezzo milione di euro.
Non poco in tempi d'austerità dopo il taglio al finanziamento pubblico. Il coordinatore di Fi è stato durissimo: non parteciperà ad alcun vertice con chi ha pro-mosso «un'iniziativa fondata sul trasformismo e sul cambio di casacca di parlamentari. È gente che pensava di non essere eletta. Auguri, noi andiamo avanti per la nostra strada, non c'è nessun problema». Poi i veleni, le ricostruzioni. A Toti e Brugnaro, in tempi diversi, Berlusconi aveva chiesto di prendere in mano il partito e rilanciarlo ma poi tutto venne bloccato dai veti interni. È finita che sono stati emarginati (con Toti anche Mara Carfagna) ed è nato il movimento del governatore ligure, Cambiamo, che aveva unito le sue forze con Idea di Gaetano Quaglierello e Paolo Romani, tutti ex esponenti di primo piano di Forza Italia.
Adesso Coraggio Italia, che già nel nome vuole fare concorrenza a Forza Italia e prosciugarla pezzo dopo pezzo. Toti è convinto che presto al Senato i 7 di Coraggio Italia di-venteranno 10, il numero necessario per un gruppo autonomo. Alla Camera ieri erano già in 24 a formare la pattuglia. Il capogruppo è Marco Marin, ex coordinatore del Veneto di Fi. Poi c'è l'ex coordinatore tosca-no Mugnai e l'ex governatore della Liguria Biasotti.
Raccontano che Berlusconi abbia provato a dissuaderli a lasciare Fi, facendo presente il rischio di indebolire il governo Draghi. Poi, ai suoi avrebbe detto «ma dove vanno questi con Brugnaro? Quelli che se ne sono andati via sono scomparsi politicamente». I ribelli però pensano che il partito abbia esaurito da tempo la spinta propulsiva, che sia a fine corsa anche a causa del disinteresse del Cavaliere non in condizioni fisiche e di salute a recuperare i milioni di voti persi. «Ringrazio il presidente Berlusconi per tutto che ha fatto -dice senza mezzi termini Brugnaro - ma ora dobbiamo andare avanti, è un altro tempo».
Ma ora bisogna convincere Tajani a sedersi insieme a Toti. Cosa che ha fatto finora anche dopo che il governatore aveva sfilato una ventina di parlamentari tra Camera e Senato al suo vecchio partito. «Coraggio Italia - promette Toti - parteciperà al prossimo vertice, nessuno può pretendere di escludere un pezzo dell'elettorato moderato in virtù di quarti di nobiltà inesistenti. Qualcuno vuole continuare a gioca-re al "meno siamo, meglio siamo". Nessuno ha la primogenitura dell'area moderata».—