ILDA ROSSA DI PASSIONE – PAOLO GUZZANTI INFILA LA PENNA SOTTO LA TOGA DELLA BOCCASSINI CHE IN UN LIBRO HA RIVELATO DI ESSERE STATA L’AMANTE SEGRETA DI FALCONE – "QUI SIAMO AL FOTOROMANZO DEL PARRUCCHIERE. FA IMPRESSIONE PERCHE’ E’ LA STESSA MAGISTRATA CHE NELLE VESTI DI PM HA CONDOTTO LA SUA CROCIATA A FIL DI CODICE PENALE CONTRO BERLUSCONI PER LE SUE PRETESE PASSIONI NELLA VITA PRIVATA, MAI DIMOSTRATE E ANZI NEGATE…" - "SE ILDA CERCAVA IL MODO DI CHIUDERE COMUNQUE IN BELLEZZA, QUALCUNO L'AVVERTA PERCHÉ A NOI SEMBRA IL FLOP FINALE…"

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Paolo Guzzanti per "il Giornale"

 

ilda boccassini

Ilda la rossa non era rossa ma castana. Ilda la rossa è una donna che ha superato la settantina, che ha vissuto di passioni enormi per il suo mestiere di magistrato, per la sua famiglia che è rimasta più volte disarticolata dai conflitti di interesse delle sue numerose e passionali attività, come Ilda (Boccassini) la Rossa rivela ciò che non sapevamo e che non siamo sicuri di avere voluto sapere.

 

E cioè principalmente - di essere stata l'amante segreta di Giovanni Falcone, di cui si era fulmineamente innamorata fin da quando all'Addaura la invitò a tuffarsi in mare benché appena uscita dal parrucchiere, per poi guidarla per mano, in mare aperto. Un amore segreto, almeno per noi e certamente per la moglie di Falcone, l'affascinante magistrato e accademica Francesca Laura Morvillo che morì col marito nell'inferno di Capaci.

 

ILDA BOCCASSINI LA STANZA NUMERO 30

Ilda Boccassini ora racconta nel suo libro con quale disperata furia corse a vedere il corpo di Giovanni Falcone, dove pronunciò fra le lacrime un giuramento di giusta vendetta contro gli assassini. Non c'è cenno di un suo saluto al corpo senza vita della sua rivale, perché così si comportano gli innamorati, specialmente quando lo nota lei stessa non hanno alcun futuro insieme. Ne esce fuori un racconto nostalgico di intere notti abbracciati durante il volo transatlantico per l'Argentina o durante le trasferte che rendevano possibile i loro incontri.

 

ilda boccassini giovanni falcone

Che dovremmo fare, noi lettori e cittadini? Commuoverci? Dire che tutto ciò è umano, molto umano, troppo umano? Noi personalmente avvertiamo una ferita nella memoria e nell'immagine di Giovanni Falcone che aveva tutt' altro spessore e ha un posto alto e drammatico nella storia d'Italia. Un conto sono i fatti così come sono accaduti, tutti umani, umanissimi. Tutt' altro è darli alle stampe con pretese letterarie veramente fuori luogo in «La stanza numero 30» per l'editore Feltrinelli, con una passerella di luoghi comuni del genere: a «Giovanni piacevano i miei riccioli.

 

Quante volte mi ha detto che i miei occhi erano bellissimi». Fino all'inflizione per tutta la durata del viaggio di una cassetta di Gianna Nannini perché «alcune canzoni mi facevano pensare alla nostra storia e le ascoltai più volte, per ore, stringendomi a lui approfittando del fatto che in Top Class non c'erano altri passeggeri e la nostra intimità in quel lusso rilassante poteva essere disturbata soltanto dall'arrivo delle hostess».

paolo guzzanti foto di bacco (2)

 

Altro che D.H Lawrence con la sua scialba lady Chatterley. Qui siamo al fotoromanzo del parrucchiere. Non c'è nulla di male, si dirà: è umano, perché la vita narrata nell'autobiografia di Ilda Boccassini dovrebbe suggerire indomito coraggio nella consapevolezza stampata per il pubblico (dunque eroicamente?) di aver fatto soffrire molte persone e di aver messo in piazza una condotta passionale che chiede ai lettori quella cosa orrenda che è la «complicità».

 

A noi fa impressione che la stessa magistrata nelle vesti di pubblico ministero abbia condotto la sua crociata a fil di Codice penale contro Silvio Berlusconi per le sue pretese passioni nella vita privata, mai dimostrate e anzi negate.

 

Quando Ilda Boccassini pronunciò la sua requisitoria sull'affare Ruby, molti pensavano che quella fosse la tempesta perfetta contro l'ex presidente del Consiglio. Ascoltammo la sua retorica inefficace e rumorosa, guardammo i suoi capelli perfetti, i tacchi altissimi, tutte cose poco consone agli usi e costumi delle grigie e sorde aule di giustizia.

ilda boccassini

 

E alla fine, che delusione! Non c'era nulla che potesse provare neanche alla lontana la colpevolezza dell'imputato. Falcone si sarà girato nella tomba. La sua foga oratoria concedeva troppo alle distorsioni dialettali. Ma questo è il minimo: quel processo non le portò fortuna perché fu sconfitta. Ieri si sprecavano gli alti osanna a questa triste storia spacciata per genio e sregolatezza passionale.

 

Un pubblico ministero è un impiegato statale di alto livello assunto per concorso. Ma ieri sembravano tutti d'accordo nel celebrare il limpido coraggio di Ilda la Rossa che, fra l'altro, non è neppure rossa ma castana corretta con l'Henné, tintura rossastra a poco prezzo. Questa donna italiana si è certamente scavata un posto nella storia per aver vanamente perseguito e umanamente perseguitato il più votato ma il più detestato dalle sinistre uomo politico.

paolo guzzanti foto di bacco (1)

 

Non si capisce bene perché abbia scelto ora di raccontarsi come un fiume in piena, preda di passioni imbarazzanti e prevedibili che però rivelano i tradimenti coniugali di un grande magistrato ucciso. Certo, è una storia umana. Ma come può spiegare, proprio lei, la donna eroica detta «la rossa» senza esserlo e che perse la sua furiosa battaglia, come abbia potuto perseguitare con professionale passionalità un anziano signore accusato di avventure passionali mai provate?

 

Quelle proprie, le ha spiattellate con eccessiva generosità nella lussuosa privacy della Top Class, svilita soltanto dal gracchiare delle canzoni della Nannini in un vecchio mangianastri. Se Ilda cercava il modo di chiudere comunque in bellezza, qualcuno l'avverta perché a noi sembra il flop finale.

 

2 - IL CORAGGIO DI ESSERE “ILDA LA ROSSA”: L’AMORE PER FALCONE E QUEL GIORNO DELL’ATTENTATO

Ilda Boccassini

*Estratto di un capitolo del libro “Ilda Boccassini, La Stanza numero 30, cronache di una vita” Serie Bianca-Feltrinelli

 

L’anno prima, il 21 giugno 1989, c’era stato l’attentato alla scogliera dell’Addaura, dove Giovanni e Francesca avevano preso in affitto una casa. Sulla dinamica di quel fatto non mi soffermo perché se n’è scritto in lungo e in largo, dicendo di tutto e spesso a sproposito. Mi piace soltanto ricordare la volta in cui andai in quella casa meravigliosa. Ero a Palermo, per attività istruttorie, una settimana prima del fallito attentato e andai a colazione da loro.

 

BERLUSCONI 80 CON BOCCASSINI E BRUTI
Boccassini Bionda

Era una bella giornata, anche se i raggi del sole non erano ancora quelli dardeggianti della calura estiva. Con l’entusiasmo di un bambino, Giovanni mi fece visitare la casa. Si capiva benissimo che era felice di stare lì, di poter andare a nuotare quando voleva, di godersi i tramonti le poche volte che il lavoro glielo permetteva. Aveva imparato proprio dagli uomini d’onore, costretti a vivere in uno stato di perenne allerta con il rischio costante della morte, ad apprezzare la bellezza dell’attimo, a godere di quello che la vita offriva come fosse stato l’ultimo dono.

boccassini

 

Certo, l’Addaura è un posto incantevole, ma avvertii immediatamente dentro di me un’ansia, un sentimento di paura e gli dissi che stare lì era pericoloso, che era un bersaglio troppo facile, nonostante la stretta vigilanza, che anche quel mare così amato poteva diventare un suo nemico. Giovanni mi ascoltò e sorrise senza rispondere nulla: lo sapeva anche lui. Al telefono, prima che andassi, mi aveva raccomandato di portare un costume da bagno, cosa che feci, anche se mi pareva che persino in Sicilia fosse troppo presto per tuffarsi. Eppure mi propose – anzi mi impose – di fare un bagno. Francesca si rifiutò, mentre io, come un soldato, obbedii. Mi cambiai e scesi i gradini di pietra che portavano sugli scogli dove qualche giorno dopo sarebbe stato collocato il borsone da sub imbottito di esplosivo.

ILDA BOCCASSINI

 

Come pensavo, il mare era freddo. Giovanni si tuffò e iniziò a nuotare verso il largo, poi si girò e mi disse: “Vieni! L’acqua è bellissima!”. Caspita se era fredda, quell’acqua, e poi pensavo alla messa in piega appena fatta.

 

Insomma, pensieri da donna che però non mi fermarono e lo raggiunsi. Giovanni prima mi prese la mano, poi la lasciò e cominciammo a nuotare verso l’ignoto... Nel pomeriggio Francesca andò via e rimanemmo soli. L’atmosfera magica di quella mattina si era dissolta, Giovanni era di nuovo preoccupato, angosciato. Non parlò quasi più, voleva solo che gli stessi accanto. Sapeva – sentiva – che lo avrei sostenuto senza fare domande.

 

Greco Izio Gherardo Colombo Boccassini e Davigo

Quando conobbi Giovanni ero giovane, flessuosa, scattante, un viso mediterraneo, che parlava da solo con una risata oppure rabbuiandosi, una massa di riccioli rossi. Già, i famosi capelli di “Ilda la rossa”. In realtà il colore dei miei capelli è un normale castano senza infamia e senza lode, ma fin dagli anni della giovinezza mi piaceva tingermi con l’henné, un segno di libertà molto in voga tra le ragazze che negli anni settanta tenevano alla loro emancipazione e volevano farlo vedere.

 

Nel corso del tempo ho cambiato tante sfumature, a volte più leggere, a volte così intense da sfiorare l’arancione. Penso dipendesse dall’umore, o meglio dal grado di arrabbiatura del momento in cui andavo dal parrucchiere. Potrà sembrare frivolo, ma il colore dei capelli di “Ilda la rossa” ha inciso sulla mia vita. E anche sul mio rapporto con Giovanni.

ILDA BOCCASSINI

 

A lui piacevano molto i miei riccioli. Quante volte mi ha detto che i miei occhi “erano bellissimi”, che – specie con l’effetto della luce del sole – tendevano al verde e non potevano che abbinarsi al rosso dei capelli, un colore cangiante che rispecchiava appieno il mio carattere a volte impulsivo, a volte ribelle, a volte sottomesso, soprattutto nei suoi confronti. In realtà ci confrontavamo e anzi litigavamo spesso, perché – per esempio – non capivo ancora certe sue scelte di mediazione, così lontane dalla mia visione dei rapporti con il mondo.

 

(...)

 

MORVILLO FALCONE

La mattina dell’attentato di Capaci ero andata dal parrucchiere per correggere il colore dei capelli, che mi sembrava troppo acceso, un rosso sgargiante che mi avrebbe messo in imbarazzo per il lunedì successivo, quando era prevista la lettura della sentenza del processo “Duomo connection”.

 

 

Invece, ironia della sorte, quella correzione del colore servì per affrontare le ore della morte di Giovanni, una tonalità meno vistosa e più consona alla tragedia che avrei vissuto. Ogni dettaglio, anche il più banale, mi riporta al ricordo doloroso di Giovanni, a tutto quello che gli hanno fatto subire, alla sua morte.

 

ilda boccassini

Ma arrivata a questa età, dopo quasi trent’anni, vorrei riuscire a liberarmi dei demoni e dei rimpianti con cui ho convissuto finora e che hanno offuscato i ricordi meravigliosi che mi legano a lui. Anche per questo, forse, sto scrivendo: perché vorrei tentare di lasciarmi alle spalle il passato e godere di quello che la vita ha ancora da offrirmi in questi ultimi anni.

 

Francesco Greco - Francesco Saverio Borrelli - Gherardo Colombo e Ilda Boccassini

GIULIANO FERRARA CANTA CON LA PARRUCCA ROSSA IMITANDO ILDA BOCCASSINI