INTERNET È UN GRAN SERBATOIO DI MINCHIATE – NEL MAGICO MONDO DEL WEB HA PRESO PIEDE IL FENOMENO DEI “FAKE MOVIES”: SI PRENDE IL TITOLO DI UN FILM REALMENTE PRODOTTO E, CON DEI GIOCHI DI PAROLE, SI CAMBIA IL TITOLO CREANDO UN’ALTRA STORIA CON ATTORI DIVERSI – IL PRIMO PRODUTTORE ITALIANO COINVOLTO NEL GIOCO È DOMENICO PROCACCI, FONDATORE DELLA "FANDANGO", CON "GONCHAROV" ("IL PIÙ GRANDE FILM DI MAFIA DI TUTTI I TEMPI, QUELLO CHE NON AVETE MAI VISTO") - TUTTI I TITOLI RIMASTICATI...
-Fulvia Caprara per “La Stampa”
Film mai girati, successi mai esistiti, storie mai raccontate. Se la realtà fosse una sola, l'argomento non avrebbe alcun motivo di interesse. Succede, invece, che ne acquisti moltissimo perché il web ci ha da tempo abituato alla coesistenza di diversi mondi paralleli, di vero e di falso, di ipotetico e di concreto, di presente e di futuro.
Nel mondo del cinema il fenomeno ha acquistato dimensioni stupefacenti, l'universo dei fake movies è in continua espansione, i titoli improbabili si moltiplicano e, con essi, il merchandising, i poster pubblicitari, le recensioni impossibili, i commenti, precisi e documentati, sul nulla.
La galleria degli esempi è ampia e variegata, coinvolge tutti i generi cinematografici, stravolge i classici del grande schermo, rimastica B movies e capolavori intoccabili per poi sputarli in rete nella versione ritoccata, in attesa di un pubblico che faccia finta di abboccare.
Si va da Inglorious Basterds (invece di «bastards») firmato da Quentin Tarantino al Buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone re-inventato con nuovo cast, Farah Fawcett, Caroline Munro, Bea Arthur. Da Spider-Man Far from home al posto di Spider-Man No way home a Gotham by night interpretato da una coppia fantomatica, formata da Robert De Niro e Ernest Borgnine. Dalla saga di The dark tower, talmente applaudita da essere giunta nientedimeno che al capitolo numero sette, forte di un cast pirotecnico di cui fanno parte Clint Eastwood, Jack Nicholson, Pam Grier, Lee Van Cleef a The pain and the yearning (Il dolore e il desiderio) attribuito a Mike Leigh con Judi Dench mattatrice.
Al primo accenno, al primo lancio di manifesto ben confezionato, corrispondono, immediati, fiumi di commenti, valutazioni, battute. C'è chi giura aver deciso di vedere l'opera, chi spiega di non aver letto il libro, ma di avere intenzione di valutarne la trasposizione cinematografica, chi prende subito le distanze, chi loda il cast e giudica performance. Il segreto è saper danzare sul vuoto dell'inesistente.
I precedenti letterari non mancano, basta pensare a Jorge Luis Borges, all'arte della pseudoepigrafia e alla dichiarazione dello scrittore, nell'introduzione al racconto intitolato Il giardino dei sentieri che si biforcano: «Scrivere lunghi libri è una laboriosa, inaridente stravaganza... Un modo migliore di procedere è fingere che questi libri già esistano e proporne un riassunto, un commento».
L'identico procedimento è adattabile ai film, la rete ha provveduto, e i risultati dilagano, in lungo e in largo per il metaverso di Internet. Lo sa bene Domenico Procacci, il primo, e finora unico, produttore italiano coinvolto nel grande gioco grazie a Goncharov, lanciato con una frase guida che scherza con l'inganno «il più grande film di mafia di tutti i tempi, quello che non avete mai visto» e che non vedrete mai, perché non esiste: «Non ne sapevo nulla - racconta il fondatore di Fandango - fino al giorno in cui amici che vivono all'estero mi hanno detto che sul "New York Times" si parlava di me.
Mi sono informato, ho scoperto l'esistenza di "Goncharov", il film sarebbe datato '73, epoca in cui io avevo più o meno 13 anni, la cosa mi ha molto divertito e ho subito deciso di partecipare allo scherzo».
Una burla che, nel tempo, si è gonfiata, guadagnando complici importanti come Martin Scorsese, coinvolto con la formula «Martin Scorsese presents», la stessa che, a suo tempo, era stata usata, quella volta sul serio, per il lancio Usa di Gomorrah: «Avevamo fatto la proiezione a New York, il film era piaciuto molto a Scorsese, che aveva deciso di sostenerlo, così sul manifesto americano era stata scritta quella frase. Stavolta il nome di Scorsese rafforza l'invenzione».
Il regista di Goncharov, protagonisti Robert De Niro e Al Pacino, insieme a Cybill Shepherd, Harvey Keitel, Gene Hackman, risponde al nome di Matteo Jwhj0715, ma nessuno s' impunta sulla stranezza di questo cognome, quello che conta è andare avanti, fornendo nuovi elementi di credibilità che vanno dalla creazione della colonna sonora e del trailer alla diffusione di magliette con il poster (acquistabili online e talmente carine da essere spesso indossate da Kasja Smutniak, moglie del fortunato produttore), alle citazioni rilanciate da attori famosi (come Ryan Reynolds che ha indicato la sua frase preferita) e, naturalmente, alle recensioni, ampiamente riportate su Tumblr, il sito cui si deve il primo spunto dell'avventura:
«Ormai - commenta Procacci - il web vive di vita propria, rispondendo a logiche difficili da prevedere. Di tutto questo la cosa che più mi piace è l'uso di una creatività giocosa, senza un fine preciso. In un mondo come quello in cui viviamo dove tutto si fa per ottenere un risultato, è bello assistere a un caso basato solo sul puro divertimento».
Per nutrire la creatura Goncharov Domenico Procacci ha twittato una confessione autobiografica: «È il film da me prodotto di cui sono più orgoglioso. Avevo 13 anni quando l'ho realizzato, ero un ragazzo sveglio». Della trama, una saga di Cosa Nostra alla stregua del Padrino, si sa tutto. Al centro della scena c'è un protagonista adepto della mafia russa che ha deciso di chiudere con il malaffare, scegliendo di stabilirsi a Napoli insieme alla moglie, lontano dalle tentazioni criminali.
Ma il passato ritorna e la vita di Goncharov sarà di nuovo sconvolta da nemici e pericoli mortali. La svolta, che fa immaginare ulteriori sviluppi della vicenda, l'ha fornita, via social, Francesca Scorsese, figlia 23enne dell'autore, che ha raccontato di aver messo il padre al corrente della fake- storia inviandogli un articolo del New York Times.
Il regista non si è tirato indietro, anzi, ha avvalorato il tutto dicendo di aver realizzato Goncharov tanti anni fa. D'altra parte perché negare? Analisi filologiche e saggi accademici sono già stati stilati, mentre, su Wikipedia, in molti hanno tentato di aggiungere il titolo alla filmografia di Scorsese. Un bel gioco può durare molto, l'informazione ingannevole galoppa e, quando resta nell'ambito del cinema, potrebbe anche essere anche un modo per ravvivare idee, sfide, progetti.