“C'È QUALCHE MOTIVO PER CUI DOVREI DIMETTERMI? IO NON NE VEDO NESSUNO” – IL DIRETTORE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA, ALBERTO BARBERA, RIVENDICA I NUMERI IN CRESCITA DELLA RASSEGNA DI QUEST'ANNO (14% IN PIÙ DI BIGLIETTI VENDUTI). E A CHI GLI CHIEDE DEL SUO FUTURO RISPONDE A MUSO DURO: “HO UN MANDATO CHE SCADE ALLA FINE DEL 2024 E NON HO NESSUNA INTENZIONE DI DIMETTERMI. QUALCUNO HA MESSO IN GIRO QUESTE VOCI…”
-Estratto dell’articolo di Fulvia Caprara per “La Stampa”
La Mostra è finita, ma i problemi iniziano ora. Nell'incontro del day after, mentre il Lido abbandona lustrini e leoni per tornare a sdraio, cicchetti e capanni, il direttore della rassegna Alberto Barbera sciorina un elenco di primati e, a chi chiede che ne sarà di lui, considerando le voci degli ultimi mesi che lo davano per dimissionario annunciato, risponde a chiarissime lettere: «C'è qualche motivo per cui dovrei dimettermi? Ne vedete qualcuno? Io no, ho un mandato che scade alla fine del 2024 e non ho nessuna intenzione di dimettermi. È un'ipotesi che non esiste».
I nomi dei possibili successori circolano da mesi, da quando, tenendo presente che il presidente della Biennale Roberto Cicutto sarà in carica fino al prossimo febbraio, in molti hanno ritenuto che, per Barbera, restare al posto di comando del settore Cinema con un nuovo presidente, magari guidato da diversi obiettivi e diverse idee politiche, sarebbe stata una mossa da evitare. E invece no, Barbera fa piazza pulita e adesso, forte dei dati trionfali dell'ultimo appuntamento (14% in più di biglietti venduti), esce allo scoperto: «Qualcuno ha messo in giro questa voce. Non so chi sia. Anzi, a pensarci meglio, lo so».
Non a caso l'ultimo faccia a faccia con la stampa è un manifesto di successo e soddisfazione: «La Mostra di oggi è il risultato di 12 anni di lavoro – prosegue il direttore riferendosi al complesso dei suoi mandati –. Il processo di rinnovamenti cui puntavamo è quasi completato, ci sono ancora degli interventi da fare, ma questo modello di Mostra è diverso dal passato e ha riacquistato interlocutori che, in epoche precedenti, stava perdendo».
[…] Il fattore Italia è l'altro punto a favore di Barbera. In tempi di suggestioni sovraniste confezionare una rassegna con sei titoli italiani in gara e tantissimi altri sparsi nelle diverse sezioni indica l'intenzione di valorizzare il nostro prodotto e, se poi succede, come è accaduto, che diverse opere riescano ad agguantare un premio, allora ancora meglio: «Record premi Italia – festeggia la sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni –, quello appena messo a segno in questa edizione, a conferma del grande prestigio su scala internazionale di cui il cinema italiano può fregiarsi e di un percorso di crescita che va sempre più consolidandosi».
Insomma, forza con il made in Italy e basta con l'autocritica. Il direttore che solo un paio di edizioni fa si era candidamente espresso sullo scarso valore dei (troppi) film italiani provocando un putiferio di polemiche, è ormai un lontano ricordo: «Non mi pento delle mie scelte, anzi, la qualità delle opere sembra confermare la validità della selezione di quest'anno. C'è una nuova generazione di cineasti talentuosi che si sta affermando, tra i nomi dei premiati non c'erano quelli che compongono il gotha della nostra cinematografia. Penso all'esordio della Ramazzotti, ai film di Artale e Parroni e ad altri».
[…] Nel verdetto (emesso non all'unanimità) brilla la vittoria di Io, capitano: «È un film estremamente coraggioso – dice Barbera – Garrone ha fatto la scelta inaspettata e imprevedibile di annullarsi dietro il racconto dei protagonisti della vicenda, veicolando un messaggio fortissimo all'interno di un contesto favolistico. Ha dimostrato la sua particolare sensibilità, il film è riuscito ad arrivare a tutti, nella sua dimensione semplice, immediata, senza fronzoli». […]