“ALL’EUROVISION SONG CONTEST HA PREVALSO L’ATTEGGIAMENTO DI CHI VUOL PIACERE A OGNI COSTO” – ALDO GRASSO SMASCHERA LA TENDENZA DEI PROGRAMMI CHE ESONDANO TRASH PER ATTRARRE PUBBLICO: “L’ECCESSO DI SCENOGRAFIE ELETTRONICHE FA SEMBRARE LE CANZONI UN PO’ TUTTE EGUALI, COME SE LA PARTE VISIVA FOSSE PIÙ IMPORTANTE DI QUELLA CANORA. E SE SIAMO TUTTI SIMILI È PERCHÉ SIAMO TUTTI…” - VIDEO
-
Estratto dell'articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
[…]
Non lo so perché ogni persona, ogni idea, ogni canzone scompare dietro l’«immagine» che la rappresenta: è la legge dei media. L’Eurovision Song Contest fino a qualche anno fa era considerato la versione canora di Giochi senza frontiere , adesso invece fa tendenza. Specie quest’anno che si è tenuto a Liverpool (terra dei Beatles) che è nel Regno Unito, quindi non più in Europa, ma è come se fosse in Ucraina, il Paese che aveva vinto l’ultima edizione ma, per le ben note ragioni, non è stato in grado di organizzare la manifestazione. Ha altro, di più importante, cui pensare, ce lo hanno ricordato i colori della sua bandiera sparsi ovunque.
[…]
L’eccesso di scenografie elettroniche fa sembrare le canzoni un po’ tutte eguali, come se la parte visiva, scenografica, fosse più importante di quella canora. Per usare un’idea di Milan Kundera, a proposito di Europa, ha prevalso «l’estetica kitsch», intendendo con la parola non il cattivo gusto, non la paccottiglia, ma l’atteggiamento di chi vuol piacere a ogni costo e al maggior numero di persone.
Se siamo tutti simili, se vagheggiamo di essere una comunità europea o internazionale è perché siamo tutti «aggiornati» (o almeno tentiamo di esserlo) e l’aggiornamento non può avvenire che nel nome dell’accettazione dei moderni luoghi comuni. L’Eurovision Song Contest è il futuro del Festival di Sanremo, il giorno in cui deciderà di liberarsi della «schiavitù» del Teatro Ariston (o forse, chissà, questa schiavitù è proprio la sua virtù, la sua unicità).
Il pubblico italiano ha potuto contare sul commento di Gabriele Corsi e Mara Maionchi (la nostra principessa del Galles), che ha portato a Mengoni un portafortuna di suo suocero.