“PER ANNI, PER TANTI SONO STATA SOLO UNA BELLA STATUINA DA AMMIRARE” – MARTINA COLOMBARI FRIGNA: “MISS ITALIA E MOGLIE DI UN CALCIATORE: MI CONSIDERAVANO BELLA E BASTA, NEMMENO MI COINVOLGEVANO NELLE CHIACCHIERATE A CENA, COME FOSSI STRANIERA O NON FOSSI STATA A SCUOLA”. POI OSA L’INOSABILE E ARRIVA A DIRE CHE LA BELLEZZA PER LEI E’ SEMPRE STATA “UN OSTACOLO”: “UN REGISTA MI HA DETTO CHE NON POTEVO ESSERE CREDIBILE PER INTERPRETARE UNA DONNA CIECA: TROPPO BELLA. IO CHIEDO SOLO UNA COSA: IMBRUTTITEMI” (CHIAMATE IL 112)
-Andrea Scarpa per “il Messaggero” - Estratti
Al telefono dalla sua Riccione - vive a Milano, ma è nata e cresciuta lì - parla spedita, ogni tanto si ferma («aspetti, voglio pensarci un attimo per spiegarmi meglio»), per poi ripartire in maniera chiara e diretta.
All'improvviso si ferma, e sparisce per un'oretta: «Chiedo scusa, ho un problema di gestione familiare. La richiamo». A 48 anni Martina Colombari è sempre bella, è sempre sposata con Billy Costacurta, 57 (nel 2024 festeggeranno vent'anni di matrimonio), è sempre sul pezzo. Sui suoi social sponsorizza marchi, comunica impegni di lavori, pubblica riflessioni di ogni tipo. E a gennaio tornerà in teatro con Fiori d'acciaio, insieme a Tosca D'Aquino.
Sul suo profilo Instagram scrive che la bellezza è il burqa dell'Occidente: che vuol dire, si spiega meglio?
«Certo. Un regista, poco tempo fa, mi ha detto che non potevo essere credibile per interpretare una donna cieca: troppo bella. E un produttore, dopo un po': "Nessuno ti crede se interpreti una moglie tradita dal marito per una più brutta di lei". Ma che vuol dire? Ecco, grazie a questi ragionamenti la bellezza per me è stata un ostacolo».
È un vantaggio, andiamo.
«Sì, ma poi? Questa chiusura c'è solo da noi. In Francia ci sono attrici belle, o di una certa età, che trovano sempre ruoli».
È anche vero che star francesi come Isabella Adjani ed Emmanuelle Béart hanno cambiato i connotati.
«Ma hanno avuto possibilità. Io chiedo solo una cosa: imbruttitemi. In teatro con Fiori d'acciaio, che riprenderò a gennaio, ero una donna un po' gobba, che camminava male, aveva occhiali spessi e vestiva malissimo... Ero un'altra. Perché al cinema o in tv non posso fare altrettanto?».
Lei fa teatro da pochi anni: cos'è cambiato?
«Tanto, e in meglio. Lì conta quello che fai, solo quello. Se sbagli, si vede. Se funzioni, anche. È come una diretta in tv. In teatro ho fatto le esperienze più soddisfacenti di trent'anni di carriera. E anche con con Montagne russe e Corrado Tedeschi è stato bellissimo. Non ci sono pregiudizi».
Il più frequente che ha subito, invece?
«Miss Italia e moglie di un calciatore, quindi bella e basta. Fino a 30-35 anni in certi ambienti mi guardavano sempre con un tono di sufficienza. Dovevo convincere che c'era altro».
Ce la faceva?
«Spesso neanche mi facevano parlare. Ricordo cene durante le quali neanche mi coinvolgevano nelle chiacchierate, come se non vivessi in questo Paese, non leggessi i quotidiani, non fossi stata a scuola... Per certa gente ero solo una bella statuina da ammirare».
La lista delle rivincite è lunga?
«Non porto rancore verso nessuno. Prima le invidie, le cattiverie, le gelosie mi facevano soffrire, oggi passo sopra a tutto. Non vale la pena arrabbiarsi. Sono cattolica praticante e ho anche scoperto la meditazione, lo yoga, i ritiri spirituali».
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E quando suo figlio lo scorso aprile è stato denunciato per un pugno a un vigile, dopo un litigio con un taxista, una così come ha reagito?
«Spero che diventino per lui degli insegnamenti. Se si supera il limite ci sono delle conseguenze. Dagli errori si impara, non si deve perseverare. E bisogna sempre prendersi le proprie responsabilità. Io e suo padre abbiamo cercato di spiegargli tanto, a parole e con il nostro esempio, ma i figli non sono il seguito della nostra vita. Uno li mette al mondo, poi sta a loro. Io il mazzo me lo sono fatto».
È stata mai molestata?
«Gli uomini ci provano spietatamente, ogni giorno. Eppure sanno che sono moglie e madre: non si vergognano?».
Se Patrizia Mirigliani, titolare di Miss Italia, la chiamasse come giurata accetterebbe?
«Massimo rispetto, per me è stato un trampolino di lancio, ma questi concorsi ormai sono finiti. E poi dico la verità: in trent'anni e più non c'è stato mezzo lavoro chiuso grazie a Miss Italia. Ho sempre fatto tutto come Martina Colombari».