“AVEVAMO BEVUTO E FUMATO DI TUTTO. POI UN DISCO DI BOB DYLAN CI ISPIRO’ IL NOME…” – MICHELE DE LUCCHI RACCONTA COME NACQUE 40 ANNI FA IL GRUPPO MEMPHIS, IL COLLETTIVO FONDATO DA ETTORE SOTTSASS CHE IMPOSE NUOVI CODICI ESTETICI AL DESIGN MONDIALE – “NON SO NEANCHE COME RIUSCIVAMO A STARE TUTTI IN QUELLA STANZA PICCOLISSIMA, MA ERAVAMO ECCITATI...” - "ENZO MARI DECLINÒ L'INVITO PERCHÉ SENTIVA PUZZA DI ACCADEMIA. ERAVAMO COSÌ INFLUENZATI DA SOTTSASS CHE LO EMULAVAMO IN TUTTO. QUESTO PUÒ ANCHE ESSERE DEFINITO ACCADEMIA. PERÒ…" - LA MOSTRA IN GERMANIA - VIDEO

-


MARCO ROMANI per il Venerdì- la Repubblica

 

 

gruppo memphis

Sarà stato pure l' 11 dicembre ma il freddo non si sentiva nel piccolo appartamento di via San Galdino, a poche centinaia di metri dal Cimitero monumentale di Milano. È sera, giro di alcol, un altro giro, ancora un altro.

 

Sigarette, una accende l' altra, qualche tiro di canna. Sul giradischi Bob Dylan canta Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again e il vinile s' incanta sulle parole «Memphis Blues Again».

 

de lucchi

Ettore Sottsass dice: «Chiamiamola Memphis». Con lui nel salotto minuscolo, quattro metri per tre, c' è un gruppo di giovani architetti, Michele De Lucchi, Aldo Cibic, Matteo Thun, Marco Zanini, Martine Bedin e la giornalista Barbara Radice, la compagna di Sottsass conosciuta a una Biennale d' arte di qualche anno prima. «Scattò subito l' entusiasmo: sì, sì facciamolo» ricorda oggi Michele De Lucchi, in videochiamata dal Chioso, il suo studio-atelier ad Angera, sul Lago Maggiore.

sottsass

 

Nacque in quella sera del 1980 il collettivo di design che nonostante la breve esistenza (Sottsass si sfilò nel 1985 e l' esperienza si chiuse definitivamente nel 1987) segnò l' estetica di un decennio e, a ondate cicliche, si ripropone ancora. La seconda riunione, allargata, si fece a febbraio 1981 e la prima mostra in settembre alla galleria Arc '74 di Milano, sull' invito un Tirannosauro con i denti affilati: per vedere i mobili colorati e folli di questo gruppo arrivarono duemila persone, bloccando il traffico della zona.

 

de lucchi 35

La mostra Memphis: 40 Years of Kitsch and Elegance che dal 6 febbraio al 23 gennaio 2022 si terrà al Vitra Design Museum di Weil am Rhein (Germania) racconterà attraverso oggetti, disegni e materiali d' archivio la rivoluzione linguistica postmoderna del collettivo e il suo profondo paradosso: mentre le riviste di tutto il mondo pubblicavano foto e articoli, mentre musei e collezionisti compravano il comprabile (Karl Lagerfeld e David Bowie in maniera compulsiva), la produzione non decollò mai, facendo diventare Memphis più che uno stile da abitare, un desiderio insoddisfatto.

 

sottsass pivano

De Lucchi, facciamo un passo indietro. Nelle sue biografie si legge che lei, appena laureato, inizia a lavorare all' università di Firenze. Poi incontra Ettore Sottsass che la porta alla Olivetti. Manca un passaggio: come vi siete conosciuti e perché scelse proprio lei, giovanissimo, per quell' incarico così ambito?

«Avevo 23 anni quando conobbi Ettore. Nel '74 con alcuni compagni d' università di Firenze e di Padova avevamo messo in piedi Cavart, un gruppo di architettura radicale con cui facevamo degli happening, nelle cave o su un ponte abbandonato della ferrovia. Invitammo Ettore e lui venne.

poltrona roma

 

tavolo kristall

Era un momento particolare della sua vita: si era lasciato con Fernanda Pivano e non si era ancora messo con Barbara Radice, ed era molto vicino ai giovani e credeva in ciò che stava facendo la nuova generazione. Da quella volta abbiamo iniziato a frequentarci e stretto amicizia. Io ero intanto arrivato a Milano per lavorare alla Kartell ma Ettore mi propose un posto da assistente. Poi un giorno mi disse: "vuoi venire in Olivetti?". Era il massimo».

 

Dall' architettura radicale alla grande industria. Un salto traumatico?

«Ma quella era ancora la grande Olivetti... Pensi che tra i primi incarichi mi chiesero di fare un viaggio di conoscenza di tre mesi intorno al mondo. Tornato in Italia iniziai un giro di conferenze in cui raccontavo come si stava trasformando l' ufficio con la diffusione degli open space che da noi ancora non esistevano. Sono diventato da allora un po' il profeta della nuova organizzazione degli spazi di lavoro».

de lucchi 1

Ora sappiamo a chi dare la colpa.

«Eccomi (ride)».

Per la divisione Olivetti Synthesis ha firmato mobili insieme a Sottsass.

Un bel traguardo...

«...E un grande onore. Ettore non lo aveva mai fatto con nessuno dei suoi collaboratori».

 

Arriviamo alla sera dell' 11 dicembre 1980, appuntamento a casa Sottsass. Cosa volevate fare?

bel air shire

«Come dicevo prima, Ettore aveva voglia di investire sui giovani. La nuova linea era stata già tracciata a partire dal 1977 da Alchimia dei fratelli Guerriero, Alessandro Mendini e Andrea Branzi, ma ci sembrava che quell' esperienza non fosse più sufficiente per esprimere tutta la potenza e l' entusiasmo immaginifico che avevamo addosso. L' idea di Ettore era di cominciare una cosa nuova, in cui eravamo liberi di progettare quello che volevamo senza trattative estenuanti con gli industriali o gli uffici marketing. Per questo nacque Memphis».

michele de lucchi 1

 

È vero l' aneddoto della canzone di Bob Dylan?

«Verissimo. Io, se devo dirla tutta, non me n' ero neanche accorto che per tutta la sera avevamo ascoltato quel disco. Eravamo bevuti, eccitati e avevamo fumato di tutto. Non so neanche come riuscivamo a stare tutti in quella stanza piccolissima, ma eravamo pieni d' entusiasmo».

 

Quali erano i vostri bersagli?

«Allora si discuteva molto dell' idea di Alessandro Mendini di riprendere in mano i grandi classici del design e di collocargli sopra una nuova identità perché il mondo aveva bisogno di una diversa iconografia. Mendini lo chiamava redesign, noi invece volevamo inventare proprio un altro linguaggio.

Ettore diceva: dobbiamo rifare tutto daccapo. E per farlo c' era bisogno di un nuovo protagonista creativo e produttivo e ce lo siamo inventato».

 

All' incontro di febbraio '81 avevate già dei progetti o avete continuato a discutere?

memphis sottsass

«Avevamo tanti disegni, eravamo grafomani. Ettore era un trascinatore e se non volevi restare indietro dovevi ogni volta fargli vedere qualcosa che gli facesse strabuzzare gli occhi. E non era facile. Al design razionalista dell' International Style fatto di tubi d' acciaio e di pelle nera volevamo opporre il laminato colorato, i decori, gli effetti caricaturali e fumettistici».

 

Enzo Mari ricorda che quando fu chiamato a collaborare con la Memphis declinò l' invito perché sentiva puzza di accademia. Vero?

«Diventare accademia ci spaventava, ma erano così influenzati da Sottsass che lo emulavamo in tutto: scrivevamo in stampatello come lui, mangiavamo nelle stesse trattorie, vestivamo come lui. Questo può anche essere definito accademia. Però quando vedevamo oggetti che assomigliavano alle nostre cose ci sembravano delle schifezze».

 

Sottsass correggeva i progetti di voi giovani?

memphis 5

«Non nel senso che metteva la matita sul disegno di un altro. Ma quando ci trovavamo al punto di dover adattare i progetti alla produzione allora Ettore interveniva e intervenivo anch' io: Sottsass mi aveva affidato infatti l' incarico di seguire i prototipi. Più che correggere facevamo il possibile per rendere quegli oggetti realizzabili e soprattutto utilizzabili».

 

Eppure a rivedere i mobili Memphis si pensa alla forza emotiva ma non certo alla comodità di utilizzo.

karl lagerfeld

«La funzionalità di una sedia, quando nessuno ci è seduto sopra, è di essere un oggetto presente nell' ambiente, di essere significativa nel contesto in cui è collocata.

Tutte le nostre cose dovevano avere questa doppia funzionalità: una di carattere ergonomico, una di carattere espressivo, scultoreo».

 

L' errore più grande?

«La Memphis funzionò molto bene come messaggio culturale, solo nel primo anno finimmo su 52 copertine di riviste e giornali del mondo: venivamo indicati come il segno del rinnovamento estetico dell' epoca. I musei e i collezionisti compravano, ma il progetto commerciale non decollò mai, realizzavamo pochi pezzi che non erano pensati come oggetti industriali».

 

Perché nel 1985 Sottsass se ne andò?

ETTORE SOTTSASS - SMALTO SU RAME

«Per Ettore, basti pensare alla libreria Carlton, la Memphis era stata l' occasione di un grande cambiamento, dopodiché la considerò un' esperienza conclusa. Poi influì forse anche la delusione della limitata diffusione commerciale».

 

Dopo il mobile in serie limitata, nel 1987 lei ha progettato per Artemide la Tolomeo, la lampada più venduta di sempre, ed è diventato responsabile del design Olivetti. Una nemesi?

«Nel 1988, me lo ricordo bene perché era appena nato mio figlio,Ettore mi chiamò e mi disse: "Michele, sono stato tanti anni in Olivetti, adesso basta, tocca a te"».

lampada super
lampada ashoka

 

lampada thaiti sottsass
ettore sottsass
SOTTSASS
sottsass libreria carlton
enzo mari
enzo mari
sottsass barbara
ETTORE SOTTSASS 2
OLIVETTI ROSSA SOTTSASS