“LE BATTAGLIE PER I DIRITTI CIVILI SONO FUFFA. CONOSCO MOLTI GAY INFASTIDITI DALL’IDEOLOGIA FLUIDA” – ALDO NOVE SCATENATO: "CON CHI TROMBI SONO CAVOLI TUOI SENZA BISOGNO DI RIVENDICARLO IN PIAZZA. IL POLITICALLY CORRECT? HANNO RITIRATO LE COPIE DI BIANCANEVE E I SETTE NANI PER CORREGGERLO IN BIANCANEVE E I SETTE PICCOLI AMICI. SEMBRA IL TITOLO DI UN PORNO” – “SCHLEIN? NON MI RITROVO IN UNA SINISTRA CHE HA SOSTITUITO MARX CON GRETA" - "VORREI CHIAMARMI ROBERTO D'AGOSTINO. MI PIACE DAGOSPIA PERCHÉ È PIENO DI TETTE. TETTE SI PUÒ DIRE NEL 2023 O È MASCHILISTA?"
Estratto dell'articolo di Maurizio Caverzan per la Verità
Ciao Tipo Verità». Ciao. «L’ultima volta che ci siamo parlati ho registrato il tuo numero in memoria, ma siccome mi era sfuggito il nome ti ho soprannominato: “Tipo Verità”».
A proposito di pseudonimi, Aldo Nove (foto di Dino Ignani) lo è di Antonio Centanin. Poeta, scrittore, traduttore, ex «cannibale» nato a Viggiù nel 1967, autore prolifico e irregolarissimo, l’ultima sua raccolta in versi pubblicata da Einaudi si intitola Sonetti del giorno di quarzo.
Nel giugno scorso il governo Draghi gli ha concesso il vitalizio della legge Bacchelli, in passato accordato a «cittadini illustri» in stato di necessità come Alda Merini, Guido Ceronetti, Giorgio Perlasca. Lo pseudonimo deriva da «Aldo dice 26 x 1», il testo del telegramma diffuso dal Clnai (Comitato nazionale liberazione alta Italia) nell’aprile del 1945 per iniziare il giorno 26 all’una di notte l’insurrezione contro l’occupazione nazista di Torino. Aldo è il nome contenuto nel messaggio e Nove è la somma di 2 + 6 + 1.
Stai ancora provando a cambiarlo?
«Sì, è un modo simbolico per liberarsi di sé stessi. Aldo Nove mi ha stufato. Ma la casa editrice con cui lavoro, al punto primo del nuovo contratto ha scritto che l’autore si firmerà Aldo Nove. Magari farò come Bhagwan Shree Rajneesh che, dopo morto, è diventato Osho».
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È difficile liberarsi di uno pseudonimo affermato.
«Basta “disaffermarlo”. Potrei chiamarmi Roberto D’Agostino 2».
Perché?
«Mi piace Roberto D’Agostino… La sua barba bianca, il look tra il dandy e il trasandato. Poi mi piace Dagospia perché è pieno di tette. Ah… tette si può dire nel 2023 o è maschilista? Però anche gli uomini le hanno…».
Vuoi dire che c’è una tendenza alla censura?
Delle parole minimamente sensibili. Magari fra dieci anni “tette” sarà vietata. Ho letto che un grande editore americano ha ritirato le copie di Biancaneve e i sette nani per correggerlo in Biancaneve e i sette piccoli amici. Sembra il titolo di un porno».
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Perché sei andato a vivere a Palmi?
«Venni a presentarci un libro… Da tempo non sopportavo la metropoli e sentivo il bisogno di trovare un posto pacifico, con bella gente. Amo profondamente il sud e penso che il futuro del mondo possa sorgere dalla grande cultura mediterranea e della Magna Grecia».
Che cosa pensi della tragedia di Cutro che si è consumata lì vicino e delle polemiche successive?
«Le polemiche non le sento. Sento la vicinanza con chi ha vissuto quella tragedia. Si vedrà se ci sono delle responsabilità. Ciò che resta purtroppo è il fatto accaduto. Mi tocca molto la terribile sacralità della cosa. La materialità dei fatti sono persone morte».
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In questo momento cosa stai scrivendo?
«Un romanzo nuovo. E sto curando per Il Saggiatore le edizioni italiane delle ultime conferenze di Sri Nisargadatta Maharaj. L’ultimo grande mistico indiano che, siccome era analfabeta, non ha mai scritto niente, ma le sue parole sono tradotte in tutto il mondo».
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Un tuo post rilanciato da MowMag e Dagospia contestava la comunità Lgbtq.
«Esiste davvero? I miei amici omossessuali non si riconoscono in queste etichette».
Scrivevi che le battaglie per i diritti civili sono fuffa.
«Anche Arcilesbica le contesta. Conosco molti omosessuali infastiditi dall’ideologia fluida. Con chi trombi sono cavoli tuoi senza bisogno di rivendicarlo in piazza. Zygmunt Baumann parlava di società liquida e di amore liquido, ma quell’aggettivo era il perno di una critica. Ora è diventato positivo perché è funzionale alla cancellazione dell’identità effettiva».
Riguarda le sessualità non binarie.
«Invito a tornare alla concretezza della materia, non si può sublimare tutto nel virtuale. Il fatto che si abbia un pene o una vagina è un fatto. Poi ognuno ne fa ciò che vuole. Questo differenzia l’uomo dalla macchina, la quale non ha sesso e non è binaria».
Con Elly Schlein guida del Pd i diritti civili saranno prioritari?
«Spazzatura ne vedo già molta. Se qualcuno vuole aggiungerne faccia pure. Personalmente tengo alla mia ecologia mentale».
Molti esultano perché Schlein dice cose di sinistra.
«La sinistra sono i diritti Lgbtq? Un tempo c’entrava con i diritti dei lavoratori, cose concrete. Si dovrebbe occupare di chi oggi si fa il culo 15 ore al giorno a 3 euro all’ora in condizioni di schiavitù, invece… È esistita fino al crollo del Muro di Berlino e al conseguente scioglimento dell’Urss. C’erano il pensiero liberale e il pensiero socialista. Tutto questo è entrato in un tritacarne di valori… Devo pensare che la questione ambientale sia un’idea di sinistra? Cioè: quelli di destra fanno i buchi nell’ozono e quelli di sinistra li chiudono? Non mi ritrovo in una sinistra che ha sostituito Carlo Marx con Greta Thunberg».
Cosa non ti piace della predicazione ecologista?
«Che sia una religione. L’ecologismo trasformato in culto estremo».
È il primo dogma dell’Unione europea.
«Chi ha i soldi si compra le macchine elettriche e chi non li ha è di destra perché usa la macchina a benzina? Un paradiscorso raccapricciante».
Non è giusto che a sinistra si esulti perché con Schlein la gradazione ideologica è aumentata?
«Per come la vedo io il Pd non è sinistra, ma potere».
Il vero potere è la grande finanza?
«Soprattutto. Quando un’agenzia di rating determina le sorti del mercato siamo in pieno neoliberismo. Un sistema nel quale i mercati sono un’astrazione. Per questo vorrei che si tornasse alle cose, alla materialità. A me sembra di vivere respirando, mangiando. Voglio dire: si parla del Metaverso, ma poi tutti i giorni ho a che fare con un patrimonio organico e biologico concretissimo».
Un paio d’anni fa dicevi che Meloni «ha un’ottima dialettica, ma voglio vederla al potere, sotto le pressioni della Bce». Come sta andando?
«Fa quello che può, non è data altra possibilità. La cosiddetta coalizione di centrodestra aveva molte ambizioni… Poi quando arrivi al potere molli, se no ti tolgono. Berlusconi ci aveva provato, ma è arrivato l’uomo forte Mario Monti».
Berlusconi è irrequieto?
«È il più stravagante. Anche le sue ultime dichiarazioni hanno creato imbarazzo alla Meloni. Ogni tanto gli scappano delle verità politicamente scorrette. Credo sia più un fatto caratteriale che politico».
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