“CHE DIRITTO HA LA GENTE DI GIUDICARE IL DOLORE DEGLI ALTRI?” - GRAMELLINI DIFENDE SELVAGGIA LUCARELLI, BERSAGLIATA IN RETE PER AVER PARTECIPATO A “BALLANDO CON LE STELLE” POCHE ORE DOPO LA MORTE DI SUA MADRE: “CI INDIGNIAMO PER LO SCIOCCHEZZAIO DEI SOCIAL SUI TEMI DEL DIBATTITO PUBBLICO, QUANDO E’ UNO SFOGATOIO MENO PERICOLOSO DI UNA ZUFFA, MENTRE DOVREBBE PREOCCUPARCI MOLTO DI PIÙ QUESTA LORO SMANIA DI INVADERE LA DIMENSIONE PRIVATA DELLE PERSONE. LA DISTRUZIONE DELLA SFERA INTIMA ERA STATA FINORA UNA PREROGATIVA DELLE DITTATURE E DELLE DISTOPIE”

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Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”

 

massimo gramellini

Che diritto ha la gente di giudicare il dolore degli altri? Nessuno, ma da quando la tecnologia le ha messo in mano lo strumento adatto, quel diritto se lo è preso con estremo gusto. L'ultimo bersaglio è la giornalista Selvaggia Lucarelli, crocefissa sui social per avere partecipato a «Ballando con le stelle» poche ore dopo la morte della madre, e per averlo fatto «tutta elegante e truccata», come se l'unica modalità di lutto accettabile fosse quella delle prefiche scarmigliate che piangono ai funerali. Insomma, se ti tieni dentro la sofferenza, sei una persona insensibile. Se però la esprimi in pubblico, stai facendo pornografia dei sentimenti.

SELVAGGIA LUCARELLI

 

E quando condividi una tua malattia, come fu il caso, per esempio, della «iena» Nadia Toffa? Fai retorica e commercio dei tuoi problemi, mettendo in imbarazzo gli altri malati che non hanno il coraggio o la possibilità di esporsi. Ma se sei un malato famoso e non ti esponi, il tuo è un comportamento egoista e altezzoso: chi ti credi di essere?

 

Ci indigniamo tanto per lo sciocchezzaio dei social sui temi del dibattito pubblico, quando in fondo si tratta di uno sfogatoio meno pericoloso di una zuffa, mentre dovrebbe preoccuparci molto di più questa loro smania di invadere la dimensione privata delle persone, l'unico spazio vero di libertà che ci resta. La distruzione della sfera intima era stata finora una prerogativa delle dittature e delle distopie alla «1984». Anche se neppure Orwell aveva previsto il tribunale dei tinelli.

NADIA LA MADRE DI SELVAGGIA LUCARELLI