“CI AVEVO PARLATO DUE GIORNI FA E MI AVEVA DETTO CHE…” - DARIO BALLANTINI RICORDA SOLANGE: “ERA UNA PERSONA BUONA, DI RARA INTELLIGENZA E AVEVA UNA SENSIBILITÀ ASSOLUTA - IL RICORDO DI SALVINI, LUXURIA, CATERINA BALIVO E QUELLO DI MASSIMILIANO SIMONI DI “FRATELLI D’ITALIA”, GIÀ PRESIDENTE DELLA “VERSILIANA”: “DOPO LA MORTE DELLA MAMMA SI ERA ISOLATO, MA NON CREDO AVESSE PROBLEMI ECONOMICI”
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Marco Gasperetti per www.corriere.it
È morto in solitudine Paolo Bucinelli, in arte Solange. Si è addormentato per sempre sul divano del salotto del piccolo appartamento di Mortaiolo, campagne di Collesalvetti, comune dell’hinterland di Livorno. Proprio lui, il sensitivo che amava le luci della ribalta, la gente, le tv e tutto quello che profumava di spettacolo.
Livornese nell’accento, nella sfrontatezza e nella generosità. «Ci avevo parlato due giorni fa – racconta Dario Ballantini, il celebre imitatore, artista e pittore che condivideva con Solange amicizia e città natale -. Mi aveva detto che lo avevano invitato a Uno Mattina, la trasmissione della Rai, e mi chiedeva se gli ero piaciuto.
Era una persona buona, di rara intelligenza, Paolo, e aveva una sensibilità assoluta, che gli consentiva di guardare nell’animo della gente. Ci scherzava. “Non indovino il futuro”, mi diceva ma a volte le sue rivelazioni erano impressionanti».
«Non aveva problemi di lavoro»
La morte di Solange ha sorpreso tutti. E ha commosso gente comune, vip e potenti. Tra questi anche il leader della Lega Matteo Salvini che in un tweet lo ha ricordato commosso con grande simpatia. E ancora Vladimir Luxuria, Caterina Balivo e moltissimi uomini e donne di spettacolo.
«Da qualche anno, dopo la morte della mamma si era isolato, – racconta Massimiliano Simoni, responsabile nazionale Teatro e Spettacolo di Fratelli d’Italia e già presidente del festival della Versiliana - ma non credo avesse problemi economici. Andava in tv, aveva rubriche su alcuni giornali e continuava ad amare il suo lavoro».
«Mi ricordo quando nel 2000 osò presentarsi con il suo look da Romano Battaglia alla Versiliana per chiedergli di invitarlo al suo famoso Caffè – racconta ancora Simoni -. Io lo avevo conosciuto qualche anno prima. Lo salutai e convinsi Romano ad averlo come ospite. Fu quasi uno choc per il nostro pubblico. Un mese prima avevamo sul palco Indro Montanelli, ma la sua presenza fu divertente e spiritosa e lo invitammo tante altre volte».
Il dibattito con Margherita Hack
Una volta Solange partecipò a un dibattito con Margherita Hack, scienziata e donna straordinaria. E subito in molti si chiesero che cosa ci facesse un «paragnosta» accanto a un’astrofisica famosa in tutto il mondo.
La Hack smentì tutti e alla domanda se lei, atea dichiarata, non fosse irritata da chi leggeva la mano rispose che forse Solange aveva avuto un dono chissà da quale parte misteriosa dell’universo. Il pubblico rimase a bocca aperta, poi sorrise e applaudì. Margherita aveva capito che quel ragazzo stravagante era una persona intelligente.
Solange (nome che si era imposto dopo la partecipazione al film thriller del 1971 «Che cosa avete fatto a Solange?») era orgogliosamente gay e voleva essere declinato al maschile. Una volta, prima di uno spettacolo, qualcuno lo chiamò cara Solange e lui rispose secco: «Cara lo dici a tua sorella».
Gli esordi a teatro e la poesia
Paolo Bucinelli era nato il 25 aprile del 1952, aveva studiato Pedagogia all’Università di Firenze, aveva pubblicato diversi libri, scriveva e recitava poesie. «Non soffriva di alcuna patologia e per tutti è stata una morte non solo dolorosissima ma inattesa. – racconta ancora Ballantini – Un’amica mi ha detto che qualche giorno prima era andato a farsi visitare all’ospedale perché aveva avuto uno svenimento. Ma gli avevano detto che era stato un calo glicemico e lo avevano rimandato a casa».
Ballantini ricorda di aver iniziato la sua carriera con lui, a Livorno, nel mitico teatro La Gran Guardia oggi purtroppo trasformato in un negozio, quando incantava tutti con le sue poesie e le sue trovate e una volta riuscì persino ad apparire sul palco con una moto. Le ultime parole che Dario ricorda di Solange sono quelle televisive. Aveva salutato il pubblico dicendo che nonostante pandemia e problemi vari «la cosa più importante è voler bene a se stessi» e così facendo si vuole bene anche agli altri. Il futuro lo leggeva così.