“CONDANNARE L’EVASIONE NON SIGNIFICA FARE L’ELOGIO DELLE TASSE CHE IN ITALIA SONO TROPPO ESOSE” – ALDO CAZZULLO: "QUASI IL 50% NON VERSA NEPPURE UN EURO. L’INGIUSTIZIA FISCALE È OSCENA. PIÙ SEI RICCO E MENO TASSE PAGHI, MAGARI TRA L’OSANNA DI ELUSORI TOTALI E DI FURBETTI CHE APPROFITTANO DI FARMACI, SANITÀ, SCUOLE, STRADE, FORZE DELL’ORDINE, SENZA CONTRIBUIRE IN ALCUN MODO, E MAGARI PRENDENDOCI IN GIRO…"
-Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”
Caro Aldo, nel nostro Paese assistiamo di continuo alle rivendicazioni di minoranze che difendono i loro interessi: giusti o meno che siano. Così tassisti, agricoltori, balneari etc. etc. monopolizzano a turno l’attenzione dei media, ma soprattutto della politica, ottenendo sempre l’effetto voluto: il blocco dei provvedimenti a loro sfavorevoli. Bene. Sogno allora una grande manifestazione che mobiliti il 48% degli italiani. Quelli che pagano le tasse.
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Quelli che la politica (tutta) ignora per blandire il rimanente composto, per logica, o da effettivi poveri o da evasori, parziali o totali che siano. Riusciremo mai a lottare per i nostri interessi come sanno fare altri?
Marco Santinelli, Livorno
Risposta di Aldo Cazzullo
Caro Marco, dubito che il 48% degli italiani paghi le tasse che dovrebbe pagare. Di sicuro quasi il 50% non versa neppure un euro; e non abbiamo quasi trenta milioni di bambini e di indigenti.
Condannare l’evasione non significa fare l’elogio delle tasse. Le tasse sono troppo esose.
Charles de Gaulle sosteneva che nessuno dovesse versare allo Stato più di un terzo di quello che incassava; «altrimenti non si è più in una società liberale». Oggi lo Stato italiano tassa al 43% — più le addizionali comunali e regionali, più ovviamente i contributi — lavoratori che guadagnano 50 mila euro lordi l’anno: cioè considera ricche persone che a Milano e a Roma faticano a campare la famiglia.
L’ingiustizia fiscale è oscena. Più sei ricco e meno tasse paghi, magari tra l’osanna di elusori totali e di furbetti che approfittano di farmaci, sanità, scuole, strade, forze dell’ordine, senza contribuire in alcun modo, e magari prendendoci in giro con frasi tipo: «Se i contribuenti potessero evadere, lo farebbero»: non è vero, e anche se lo fosse non è una buona motivazione per chiamarsi fuori dalla comunità nazionale.
Lei, gentile signor Santinelli, chiede perché i contribuenti onesti non si coalizzino, come fanno invece i balneari o i tassisti. La risposta è facile: le categorie, o se preferisce le corporazioni sono falangi macedoni, compattissime nella legittima difesa dei propri interessi (che però non dovrebbero mai nuocere all’interesse pubblico). Ma gli italiani onesti non sono una corporazione. Sono una vasta platea che fatica a credere nella democrazia rappresentativa e nello Stato.
Soffrono per una burocrazia umiliante e per un fisco esoso, che arriva con anni di ritardo a chiedere — come se non bastasse la fattura di un medico — la ricevuta del pagamento con la carta di credito: stratagemmi per vessare gli onesti ancora di più. Soffrono, ma sono convinti che niente potrà cambiare. E visto il continuo elogio dell’evasione, niente cambierà.