“ECCOLO IL FOCOLAIO” – FACCI IRONIZZA SULL’INCENDIO AL TRIBUNALE DI MILANO - INCENDIATI GLI ARCHIVI DEL GIP. PROCESSI IN BILICO - SI PARLA DI CORTOCIRCUITO. IN OGNI CASO, SI TRATTEREBBE DEL TERZO PRINCIPIO DI ROGO IN POCHI ANNI - CIMINI: "IL PALAZZO DI GIUSTIZIA NON ERA IN REGOLA. BISOGNA RICORDARE A PROPOSITO DEL SESTO E DEL SETTIMO PIANO CHE LA SOPRAELEVAZIONE, ACCERTARONO LE INDAGINI DI MANI PULITE, ERA STATA REALIZZATA UTILIZZANDO MATERIALI SCADENTI. DEI LAVORI SI OCCUPÒ…"
-FILIPPO FACCI per Libero Quotidiano
Eccolo il focolaio. Si può ridere del virus e figurati se non si può (anche) sorridere dell' incendio che è scoppiato a Palazzo di giustizia, visto che di morti e feriti, per fortuna, non ce ne sono stati. Paradossalmente non poteva esserci momento migliore per un incendio - si fa per dire: s' intende alle 5 del mattino, in un periodo di lavoro ridotto al lumicino - però i danni fisici ci sono eccome:
il focolaio infatti è divampato al settimo importante piano del palazzaccio dove si trovano uno degli archivi che affaccia su un cortile interno oltre alla segreteria dell' ufficio dei gip (giudici per le indagini preliminari) che lì hanno sede, assieme al Tribunale di sorveglianza. Poi i pompieri (diciotto squadre) hanno spento tutto, ma l' acqua ha contagiato anche il sesto piano dove c' è la Direzione Distrettuale Antimafia e qualche sezione civile, rendendo tutto inagibile.
Il fuoco ha letteralmente distrutto la cancelleria centrale dei gip perché è partito proprio da lì, e la terapia intensiva dei vigili del fuoco è intervenuta ormai in fase terminale. Sono intervenuti anche i carabinieri e il pm antiterrorismo Alberto Nobili, l' aggiunto Eugenio Fusco e anche il procuratore Francesco Greco, tutti a commentare un disastro inaspettato e asintomatico: nessuno l' immaginava, e le prime ipotesi incolpano un sovraccarico elettrico connesso agli impianti informatici.
Anche nei due piani sotto c' è oltretutto una grande quantità di fuliggine, ma non è per questo che i pm e i pompieri indossavano una mascherina.
chiuso al pubblico In pratica si parla di un cortocircuito ai sistemi informatici spesso in sovraccarico, ma le indagini sono ancora in corso e la polizia brancola nel fumo. In mattinata era anche presente un' unità mobile per la protezione delle vie respiratorie (chissà dove l' hanno trovata, di questi tempi) ma per fortuna nelle prime ore del mattino all' interno del Palazzo non c' era nessuno, a parte i presidi di vigilanza delle guardie private posti agli ingressi.
Ora ovviamente l' edificio è chiuso al pubblico e si potrà entrare solo per le urgenze, presumiamo distanziati, e anche la presenza di magistrati e del personale amministrativo è ridotta al minimo, come spesso capita in un qualsiasi pomeriggio dell' anno.
«È stato un incendio violentissimo con danni terribili», ha detto Francesco Greco. Per il presidente dell' Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, il rogo «ha distrutto il cuore pulsante dell' attività giudiziaria penale, per fortuna il digitale ci assiste. Le cause non le sappiamo, certo che effettivamente è un disastro. Gli atti sono tutti digitalizzati, ma non ci sono più le copie originali».
Quindi non dovrebbe essere un problema.
intercettazioni in fumo «È tutto recuperabile», ha detto il giudice per le indagini preliminari Guido Salvini, «quelli bruciati sono fascicoli in transito, attività recente.
In particolare sentenze, decreti di condanna e anche di intercettazioni, atti in uscita dalla procura. Tutte carte che dovrebbero essere state digitalizzate».
«Comunque è un disastro», ha detto ancora Nardo, «e le copie originali sono andate perse». A seconda delle situazioni, gli imputati sperano diversamente.
INCENDIO IN TRIBUNALE, ERA GIA’ TUTTO SCRITTO
Testo di Frank Cimini pubblicato da giustiziami.it
Già prima del varo e dell’entrata in vigore delle direttive europee in tema di sicurezza il palazzo di giustizia non era in regola. Figurarsi in epoca successiva e adesso in uno stabile che ha 90 anni di vita. In pratica ci si dovrebbe meravigliare se non accadesse nulla a mettere a repentaglio le cose e la vita delle persone.
Il problema era riemerso in epoca recente quando restava paralizzato un avvocato colpevole di essersi sbilanciato nel tentativo di sporgersi. Mancavano protezioni adeguate. I responsabili dei vari uffici procura generale corte d’appello procura facevano osservare giustamente di non avere capacità di spesa e quindi di essere impossibilitati a predisporre misure adeguate comunque molto difficili da attuare data la vetustà del palazzo.
La procura generale ovviava acquistando delle piante verdi allo scopo di nascondere la mancanza di strutture adeguate suscitando anche ilarità.
Bisogna ricordare a proposito del sesto e del settimo piano che la sopraelevazione, accertarono le indagini di Mani pulite, era stata realizzata utilizzando materiali scadenti allo scopo di risparmiare e di realizzare il massimo profitto. Dei lavori si occupò la Grassetto società del gruppo di Salvatore Ligresti anche pagando tangenti.
Nei giorni di vento molto forte i vetri del palazzo tremano e continuano a tremare mettendo a repentaglio la vita delle persone. Il palazzo non è “riformabile” più di tanto. A un certo punto la soluzione era sembrata quella di costruire una cittadella giudiziaria in periferia ma poi il discorso era caduto “per mancanza di piccioli”. L’incendio scoppiato alle 22.55 di ieri sera, registrato dalle telecamere di sicurezza, ma scoperto solo sei ore e mezza dopo, attorno alle 5 di stamattina, ripropone un vecchio e drammatico problema. Adesso si tratta di salvare il salvabile a livello di atti processuali sperando che una gran parte sia stata informatizzata. La motivazione dolosa sembra esclusa. Non ci sono elementi che vanno in tale direzione tanto che uno dei magistrati intervenuti, Alberto Nobili, ha parlato apertamente di cortocircuito, e ciò appare più che plausibile. In ogni caso, si tratterebbe del terzo principio di rogo in pochi anni. Negli altri due casi era andata bene. (frank cimini)