“FAR BALLARE LA GENTE È COME FARE L’AMORE” - DAGO RACCONTA I SEGRETI DELLA PLAYLIST PERFETTA: “NON PUOI FARE IL CONIGLIETTO, BAM BAM BAM A MARTELLO, MA DEVI ALZARE LA TENSIONE, E POI RALLENTARE, SPINGERE E MOLLARE, ARRIVARE AL CLIMAX E POI RILASSARE” - “FAR BALLARE LA GENTE MI DÀ UN PIACERE SUPERIORE A QUALUNQUE ALTRA COSA CHE HO FATTO. ORA I RAGAZZI NON HANNO PIÙ QUELL’ESALTAZIONE, MANCA QUELL’AMPLESSO COLLETTIVO. E FACCIO IL DEEJAY PER ME: METTO SU LA MUSICA CHE MI PIACE, E BALLO PER I FATTI MIEI…” - LE PLAYLIST “DAGO DANCE PARTY”

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Massimo Murianni per “Novella 2000”

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Far ballare la gente è come cucinare un soufflè, devi sapere come farlo crescere. È come fare l’amore: non puoi fare il coniglietto, bam bam bam a martello, ma devi alzare la tensione, e poi rallentare, spingere e mollare, arrivare al climax e poi rilassare... Fare il deejay è come avere un atto fisico con gli avventori del locale».

 

Roberto d’Agostino, il pubblico ti conosce come anima di Dagospia,  il tuo sito di informazione, da quando fai il deejay?

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«Ho iniziato alla fine negli anni Sessanta, quando, in ritardo di dieci anni rispetto all’America, anche l’Italia scoprì l’esistenza di un essere sociale chiamato “giovane”, che aveva nella discoteca il luogo di incontro.

 

Si era passati dalla balera degli anni Cinquanta alla discoteche, che era il posto dove stare insieme, godere del corpo e della testa, come aveva insegnato Elvis dieci anni prima in America. In discoteca trovavi i tuoi simili, i giovani che avevano voglia di fare la rivoluzione sociale».

 

frank zappa

 

Avevi vent’anni, immerso in quella che si chiamava la “controcultura”.

«Frequentavo il Piper, la discoteca aperta nel 1965. Ero pazzo della musica, che all’epoca non era solo evasione come oggi, ma uno stile di vita, che andava in duplex con la cultura della beat generation. Mi piaceva il rock di Zappa, Santana, i Pink Floyd, i Rolling Stones... Ho anche suonato da principiante la chitarra, ma poi l’ho lasciata.

 

 

marco trani roberto d'agostino corrado rizza

Lavoravo e non avevo il tempo necessario per mettermi a studiarla seriamente, e neanche un enorme talento. Così come tutti quelli che falliscono in un’arte, sono diventato un critico».

 

Per chi scrivevi?

«Per le testate di musica dell’epoca: Ciao 2001, Rockstar, Popstar... Poi nel 1975 ho iniziato a mettere musica per un radio privata di Roma, Radio Blu, e da lì ho iniziato a fare il deejay»

 

Quando hai iniziato nei locali?

roberto d agostino barbara palombelli corrado rizza

«Poco dopo, nel 1978, alla discoteca Titan, sempre a Roma. L’idea era quella di fare una discoteca di sinistra. All’epoca c’era l’idea che la discomusic fosse da “fascisti”. Erano anni di grandi divisioni, nette. Io avevo i capelli lunghi e l’eskimo, allora ero di sinistra.

 

 

 

Se avevi il giubbino di renna eri di destra. La disco music di Donna Summer, dei Bee Gees era considerata di destra, così decidemmo di fare una programmazione solo rock: Lou Reed, Patty Smith... Con l’invenzione della discoteca rock di sinistra al Titan abbiamo preso il riflusso dei ragazzi di sinistra che dopo l’attentato Moro (nel 1978, ndr), avevano abbandonato le manifestazioni».

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Ricordi di serate clamorose?

«Tutte quelle dove riesci a far ballare la gente che è in pista. Quando metti musica, devi prima di tutto capire chi hai davanti, riuscire a portarli in alto, farli esaltare. Non è facile: basta un disco sbagliato e vedi la pista svuotarsi.

 

Se esageri con troppi brani veloci, il pubblico non ce la fa e molla, se ne metti troppi tranquilli rischi la noia. Devi alternare, mischiare, mettere e togliere, spingere e rallentare, leggere il desiderio e il piacere di chi hai davanti».

 

 

 

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Parli di musica con una passione che raramente ti si sente: non hai il distacco un po’ cinico, un po’ ironico e disilluso che è il tuo marchio quando commenti le notizie su Dagospia.

«Far ballare la gente mi dà un piacere superiore a qualunque altra cosa che ho fatto, più del giornalismo, più della televisione, più anche di Dagospia».

 

Continui a fare il deejay?

«Qualche volta per amici lo faccio, ma è diverso, perché oggi i ragazzi non hanno più quell’esaltazione che c’era negli anni 70 e 80 per la musica, manca quella comunione, quell’amplesso collettivo. Continuo ad amare la musica, continuo a fare playlist che pubblico anche su Dagospia. E faccio il deejay per me: metto su la musica che mi piace, e ballo per i fatti miei».

rizza e dago
Marco Trani Roberto Dagostino e Claudio Rizza
Marco Trani Roberto Dagostino

Dago ph Porcarelli
zaccagnini dago
Dago, dj al Titan Club, 1978
dago alla discoteca titan nel 1968
dago dj in consolle con cruciani, pardo e cairo
Dago ph Porcarelli
dago con claudio coccoluto
dago dj
dj dago
Dago, dj al Titan Club, 1978
dj dago