“IL FESTIVAL? QUANDO AVRO’ 70 ANNI NE RIPARLIAMO. MA FORSE…” – FIORELLO IN FUGA DA SANREMO: “DOPO UNO SHOW FATTO IN QUESTE CONDIZIONI, POSSO FARE DI TUTTO. È COME NUOTARE CON DUE PESI ALLE CAVIGLIE E SENZA PINNE. I PRIMI 2 MINUTI DAVANTI ALLE SEDIE VUOTE SONO STATI TERRORIZZANTI. QUI ANCHE IL MIGLIOR COMICO DEL MONDO SAREBBE IN DIFFICOLTA’. DIECI MILIONI DI SPETTATORI SONO UN MIRACOLO". E SU RENZI E ZINGA..- VIDEO
Renato Franco per corriere.it
«Dopo un Sanremo in queste condizioni penso di poter fare qualunque cosa. Questo Festival è come nuotare nell’acqua dolce con due pesi alle caviglie, mentre normalmente qualunque spettacolo è come nuotare nel mare, con l’acqua salata che ti sostiene e con le pinne che fanno andare veloce». Fiorello si è comunque mosso tra le onde del Festival con la solita leggerezza, l’ironia del battutista, l’eleganza della voce, nonostante il contesto complicatissimo a partire dalla platea vuota, un controsenso per chi fa spettacolo.
È stata la sfida più difficile della sua vita?
«Sì, la più difficile, come lo è per tutti quelli che lavorano perché da un anno a questa parte il Paese è in difficoltà. È una situazione generale, che tocca anche a noi che facciamo questo mestiere. Uno cerca di andare sul palco per sorridere e far sorridere, ma anche io ho le mie angosce quotidiane. Penso a mia figlia, a tutti gli adolescenti, e soffro per loro che nell’età più bella si vedono negate tante cose».
Riesce a essere felice sul palco, anche in una situazione così?
«Vale per me ma vale per chi fa questo mestiere: non appena metti il piede sul palcoscenico subentra la magia per cui in quel momento sei lì per fare quella determinata cosa. In quegli istanti io sono felice, allegro. Poi esco e vado in camerino, prendo il cellulare, chiamo casa, un saluto alla mamma, chiedo se è andata bene, ho le mie insicurezze...».
Se oltre ad Amadeus ci fosse stata un’altra spalla forse il peso del Festival sarebbe stato più leggero da reggere?
«Ho tanti difetti e pochi pregi. Uno dei miei difetti è che sono egocentrico, mi piace stare da solo. La mia spalla può essere solo il mio amico Amadeus, non potrei avere di fianco un altro comico, se no diventa una gara. Sono fatto così, lavoro sempre da solo. Questo Festival si poteva fare unicamente in questo modo, con due amici in conduzione.
Anche il comico più bravo del mondo in questa situazione sarebbe stato in grande difficoltà: non hai reazioni, non sai se funziona, quando fai la battuta senti il vuoto. Quindi ho optato per una comicità di cazzeggio, io entro in scena apposta anche quando non sono previsto, cambio in corsa a puntata iniziata, decido lì per lì, improvviso al volo. A casa la gente in questo momento ha bisogno di buonumore, non di comicità sfrenata».
Come sono stati i primi minuti sul palco, quelli dell’esordio nella serata di martedì?
«Per uno che fa spettacolo come me i primi due minuti sono stati terrorizzanti. Ho scelto di uscire cantando proprio per evitare di affrontare subito la platea vuota, ma il finale me lo ricorderò per sempre: il silenzio, solo quell’applausetto registrato, pure basso e poco intenso. E ora qui come si fa? mi sono detto. Ma poi andando avanti nella serata mi sono abituato e non ci ho fatto più caso. Adesso nel mio bagaglio di esperienza c’è anche questa strana cosa qua, solo io e Amadeus potremo dire di averla fatta. Infatti mi hanno già chiesto di fare una convention nel deserto del Sahara: non c’è nessuno, ma sono tranquillo. So come si fa».
Magari con Renzi, in Arabia Saudita è di casa, c’è il deserto pure lì...
«Lui è più showman di me, tra i politici è il più showman di tutti, fa solo il 2%, ma nel suo campo è già tanto. Devo invece chiedere scusa a Zingaretti, pensavo si fosse dimesso per colpa mia ma ho capito che i problemi erano altri».
La sensazione, espressa anche da Amadeus, è che non tutti siano disposti a passare qualche ora di spensieratezza, la flessione di ascolti rispetto all’anno scorso si spiega anche così. Come se molta gente fosse disturbata dal buonumore del Festival, distonico rispetto al sentimento del Paese.
«Non ci possiamo fare niente. Tutti siamo tristi, noi stiamo solo facendo il nostro lavoro. Capisco che ci siano persone tristi che vogliono vedere tristezza, ma ce ne sono altre, milioni, che vogliono vedere anche allegria. Dieci milioni di spettatori in tempo di pandemia e piattaforme di streaming sono un miracolo. Penso che ci meritiamo comunque un applauso».
Il 2022 dovrebbe essere l’anno del tutti vaccinati, della normalità. Perché non tornare a Sanremo?
«Nella mia carriera ho sempre fatto passare qualche anno tra uno spettacolo e l’altro, tra un programma e l’altro. Con Sanremo invece ho già dato parecchio, negli ultimi quattro anni sono stato qui 3 volte, una con Baglioni e due con Amadeus. Se avrò la fortuna di arrivare a 70 anni ne riparliamo, ma in realtà so che non verrò perché a quell’età sarò già in pensione».
Dopo il Festival che farà?
«Mi atterrò alle regole nazionali anticovid, starò a casa se devo rimanerci, uscirò se posso farlo. Spero di potermi vaccinare molto presto, non so quando sarà il turno dei 61enni ma credo che siamo terzi in classifica. Tra un po’ scatta il momento della mia generazione, non vedo l’ora. Agli italiani dico di stringere i denti, è dura per la salute e per il lavoro: vedo le facce di quelli del mio settore che non lavorano, le difficoltà si ripercuotono sull’umore generale di tutto il Paese.
So che nell’immaginario collettivo il personaggio del mondo dello spettacolo è quello che sta bene, ma ciò non toglie che io sia veramente addolorato e rattristato. Non sono uno che cita filosofi o poeti, ma ricordo una frase del Corvo, il film con Brandon Lee: non può piovere per sempre».