“GLI INTELLETTUALI ITALIANI? NON ESISTONO. PENSANO CHE LA LORO SIA UNA CARRIERA. E’ GENTE CHE NON HA MAI LAVORATO” - AURELIO PICCA NO LIMITS: “IL VIRUS? TUTTO FOLLE. I POLITICI CI FANNO IMPAZZIRE NELLA GIUNGLA DEI DIVIETI. QUESTA SOLITUDINE IMPOSTA LA VIVO MALE. ANCH'IO SENTO DENTRO L'IMPULSO DELLA RIVOLTA - I CINESI? SONO DEI PARACULI - SOGNO UN'EUROPA UNITA ALLA RUSSIA. I RUSSI CREDONO IN CRISTO, I CINESI IN COSA CREDONO? AI PIPISTRELLI IMPICCATI?” – E POI BIDEN, TRUMP, ROMA, LA MELONI, RUTELLI E BETTINI…
-Barbara Tomasino per “Libero quotidiano”
Sembra che la vita per Aurelio Picca, scrittore iconoclasta e insofferente alle etichette, sia una fuga in avanti alimentata dalla nostalgia della giovinezza: più corri a perdifiato bruciando il presente, più accumuli brandelli di esistenza che si caricano di un vissuto mitico, arcaico, potente.
Le sue scelte, in termini di stile e contenuto, sono sempre spiazzanti, come nell' ultimo, affascinante, Il più grande criminale di Roma è stato amico mio (Bompiani, pp. 256, euro17), dove racconta di Laudovino De Sanctis - realmente esistito - e della sua amicizia con Alfredo Braschi, personaggio di fantasia.
Il primo ha la ferocia che gli scorre nel sangue, il secondo la disperazione, e i loro destini sono in qualche modo intrecciati, come i fili di un ordigno pronto a polverizzare ogni cosa. Ma chi è Aurelio Picca? Un vulcano in eruzione, una miccia accanto al fuoco, un tornado di emozioni forti, ma anche un mare calmo, freddo, nero, nel cui abisso è impossibile guardare. E da solitario irreprensibile, ama la libertà sopra ogni cosa.
Quanto si può reprimere la voglia di vita degli italiani?
«Siamo un popolo di lazzaroni intelligenti, a cui viene chiesta coerenza quando i messaggi che arrivano non sono univoci. Mancano semplicità ed autorevolezza, e poi - rispetto alla prima fase - adesso si chiede di entrare nell' alveare delle normative, come se dovessimo vivere con le regolamentazioni cucite addosso. E a questo gli italiani non ci stanno. Questo virus è uno psicopatico, sono convinto che passato il Covid si debba riscrivere la storia dell' immunologia».
C' è un' insofferenza alle regole o più che altro cattiva gestione?
«No, penso che se ne sia parlato troppo, troppi provvedimenti uno dietro l' altro: gli italiani sono stanchi, siamo un paese sfasato, è tutto rallentato. La perversione del virus più la confusione della politica hanno provocato una frantumazione generale. Da anni la nostra sanità pubblica era sulla cresta del precipizio, come la scuola, erano due settori che da tempo andavano potenziati.
Siamo arrivati al Covid già stremati. Tutti pensavano che il sistema globale fosse una grande gabbia dorata, uno scudo spaziale che ci avrebbe protetto da tutto, invece sono venute fuori tutte le fragilità di questo sistema che è letteralmente caduto a pezzi. E poi, mettendo troppi "galli a cantare", non si è pensato davvero al bene comune».
Lei ha dichiarato che la gente è a pezzi e che la follia, quella distruttiva, sta dilagando
«È tutto folle: le banche a mezzo servizio, la sanità al collasso, ritardi sul lavoro d' ogni tipo, accordi che vengono cancellati, gente che si scorda di fare le cose, chi non riesce a dormire, l' online che dovrebbe essere la nuova frontiera crolla ogni secondo si vede nel quotidiano, c' è uno sfasamento nella testa di tutti. Vogliamo parlare del coprifuoco? C' era durante la guerra, quando gli aerei sganciavano bombe qui ai Castelli Romani e in tutta Italia.
Ora sembra che il virus esca dopo le 22, comincia a dilagare la sera è una cosa che ti dà alla testa. Io sono un tipo solitario, eppure questa solitudine imposta la vivo male. Non incito alla rivolta, per carità, ma la capisco anch'io sento dentro l' impulso della rivolta perché ci stanno togliendo lo spazio vitale».
Ma adesso arriverà il vaccino
«Non si risolverà con il vaccino, non è una cura, è più un titolo di fiducia, un' utopia. Ma poi, quando arriverà per le masse se oggi non si trova neanche il vaccino antinfluenzale? E superato il tema medico, c' è quello economico, dei negozi chiusi, dei bar falliti, delle botteghe morte, e la scuola, che va ripensata nel profondo perché se oggi la tengono aperta è solo perché da anni è considerata come un grande parcheggio della società italiana».
In Italia - ma anche negli Stati Uniti - sembra che il tema Covid con annessa mascherina venga vissuto politicamente: se sei allarmato sei un progressista di sinistra, se non lo sei, un negazionista di destra. Che ne pensa?
«Penso che queste classificazioni mi hanno scocciato, sono vecchie e inutili, già quando scrissi nel 2004 L' italia è morta, io sono l' Italia, mi sono venuti a criticare perché scrivevo di Salò, ma io a Salò già ci andavo a 18 anni perché è una cittadina sul Garda tra le più belle al mondo, che me ne frega di queste categorie, fascisti, antifascisti, sono ridicole. Io sogno un' Europa unita alla Russia perché è il nostro spazio vitale che non si è mai concretizzato.
Questa marginalizzazione della Russia - al di là del sistema non esattamente democratico - è inconcepibile diciamolo chiaramente: la non democrazia della Russia non è di certo la non democrazia della Cina. I russi credono in Cristo, i cinesi in cosa credono? Ai pipistrelli impiccati?»
Qual è il ruolo della Cina in questo scenario?
«Sono dei paraculi, molto astuti e vigili, rosicchiano piano piano senza che ce ne accorgiamo, tra poco ci faranno belli come sagomine con su scritto italiano di Roma. Non è questione di populismo, ha a che fare con le nostre origini che vanno rafforzate, è una questione spirituale millenaria, culturale, artistica, un modo di intendere la vitanon è in gioco la politica, ma l' esistenza, che è superiore alla storia stessa.
La ragione del carpe diem è ignobile e dev' essere abbattuta, perché i movimenti della vita si svolgono tra passato e futuro, il presente è solo un laboratorio del dovere che serve a legare un passato formidabile ad un futuro tutto da scrivere».
Abbiamo citato gli Stati Uniti, che idea si è fatto dell' elezione di Biden?
«Una professoressa dell' università di Washington ai tempi dell' amministrazione Clinton una volta mi disse: "C' è un' aristocrazia yankee che comanda in America, e sarà sempre così". Da scrittore, non da politico, mi divertiva Trump visto come un outsider, un poco di buono un po' volgare, che rompeva lo schema di questa aristocrazia yankee. Però ricordiamoci che gli Stati Uniti, a differenza dell' Europa, quando si devono muovere sono compatti perché si sentono profondamente americani. I presidenti passano, resta l' America».
Ha usato la parola outsider per Trump, a volte l' abbiamo letta associata al suo nome. Si sente così rispetto alla classe culturale dominante del Paese?
«Non sono un outsider, sono uno spirito libero, un mazziniano rivoluzionario. Gli intellettuali italiani non esistono, ci sono pochissime voci libere. Il problema è una mancanza di talento, di vocazione, perché gli intellettuali pensano che la loro sia una carriera.
Gli manca il coraggio, la passione, la generosità: siamo in una palude. Parliamo di gente che non ha mai lavorato, io ho iniziato a nove anni nel bar di mio nonno. Io non sono la copia, sono il calco originale».
In chiusura un suo grande amore, Roma, che lei definisce un "corpo spappolato". Di cosa avrebbe bisogno?
«Roma è un animale feroce che per ora cova sotto la sabbia, è una città che ha visto tutto. Bisogna eliminare la patina da souvenir, le pizze surgelate e mettere ordine nelle borgate, è lì che è disseminata la vera forza.
Al di là degli schieramenti politici, una delle menti più lucide è Goffredo Bettini, uno che conosce perfettamente Roma e le sue dinamiche, dovrebbe essere l' anima sotto la scorza. La Meloni potrebbe essere un sindaco movimentista, Rutelli istituzionale sono due opposti, ma hanno entrambi una loro motivazione. Nella squadra attuale non sento l' energia, la forza propulsiva».
Poli opposti: il nichilismo di Celine o la vitalità di Pasolini?
«La vitalità di Celine».