“IO E MASSIMO TROISI ERAVAMO UNA COPPIA APERTA” - A 30 ANNI DALLA SCOMPARSA DELL’ATTORE, LA COMPAGNA ANNA PAVIGNANO PARLA A “OGGI”: “CI RITENEVAMO SUPERIORI ALLE REGOLE BORGHESI E ALLE CONVENZIONI. ABBIAMO PECCATO DI ARROGANZA. SPOSARSI? NON ERA NELLE SUE CORDE E, ALL’EPOCA, NEPPURE NELLE MIE” – IL RIMPIANTO PER UN ADDIO SBAGLIATO: “AVREI DOVUTO SALUTARLO ALLA FESTA PER LA CONCLUSIONE DEL ‘POSTINO’. MA…” - VIDEO
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A trent’anni dalla scomparsa di Massimo Troisi, il settimanale Oggi in edicola intervista in esclusiva la sua storica compagna, Anna Pavignano, sceneggiatrice di tutti i film del grande artista napoletano
«Non ho ancora fatto pace con la morte di Massimo», racconta la scrittrice Anna Pavignano, che ripercorre sguardi, abbracci e tenerezze inedite di un amore libero: «Sposarsi? No. Non era nelle sue corde e, all’epoca, neppure nelle mie. Avevamo stabilito a tavolino di essere una coppia aperta, alla moda… La verità è che abbiamo peccato di arroganza.
Ci ritenevamo superiori ai sentimenti “borghesi”, alle convenzioni familiari. Massimo mi raccontava le sue scappatelle e io ero perfino contenta. Mi illudevo di controllare la gelosia. Se guardo il passato, non provo nostalgia. Però ho un grosso rimpianto: non siamo stati capaci di costruire un rapporto istituzionale e di sopportarne il fardello». E ancora: «Era malinconico per tendenza poetica, non per ipocondria. E aveva un principio inderogabile nella sua scala di valori: evitare le responsabilità».
“COME HO POTUTO ESSERE COSÌ STUPIDA?” – Pavignano confessa anche il rimpianto per un addio sbagliato: «Avrei dovuto salutarlo alla festa per la conclusione del “Postino”. Ebbi un impegno improvviso, diedi forfait. E lo chiamai, per scusarmi. “Che problema, c’è?
Ci vediamo al ritorno da Londra (dove avrebbe dovuto essere operato al cuore, ndr)”, rispose con la consueta bonarietà… Il dolore più grande è stato congedarmi al telefono, come se stesse andando a togliersi l’appendicite. Come ho potuto essere così stupida? Come ho potuto?».