“LEI NON GUARDAVA TE, ERI TU CHE GUARDAVI LEI. E LEI ERA UNA GIOIA PER GLI OCCHI” – MASOLINO D’AMICO RICORDA QUANDO VIDE PER LA PRIMA VOLTA CLAUDIA CARDINALE: “FU SULLA SPIAGGIA DEL LIDO DI VENEZIA, UNA FINE MATTINATA DEL SETTEMBRE 1957. ERA SPLENDIDA, ANCHE DI GIOVINEZZA. NON CERCAVA DI ESSERE SEXY, FORSE NEMMENO ATTRAENTE. ERA CONTENTA DI TROVARSI LÌ. UNA FUTURA STAR? NON LO AVREI PREVISTO, E, RIPENSANDOCI, FORSE POSSO SPIEGARMI PERCHÉ…” - VIDEO: LA "SCAZZOTTATA" CON BRIGITTE BARDOT
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Testo di Masolino D'amico, tratto da “Claudia Cardinale. L’indomabile” (ed. Cinecittà Electa) e pubblicato da “La Stampa”
Io l'ho vista per primo. O quasi. Fu sulla spiaggia del Lido di Venezia, una fine mattinata del settembre 1957.
La Mostra del Cinema era in pieno svolgimento. Ci ero venuto (avevo poco meno di diciott'anni) con mia madre Suso Cecchi d'Amico.
Lei era coinvolta non solo nella sceneggiatura ma anche nella produzione di un film in concorso. con tre amici ciascuno più motivato di lei: Luchino Visconti, che a corto di offerte dopo il fastoso ma finanziariamente rovinoso Senso voleva dimostrare di poter dirigere anche un piccolo film a basso costo; Marcello Mastroianni, che voleva dimostrare di essere all'altezza di interpretare un personaggio «serio»; e Franco Cristaldi, giovane e intraprendente produttore, che voleva fare il salto di categoria e affermarsi nel cinema di qualità. Il film si chiamava Le notti bianche, e benché poi non facesse grandi incassi al botteghino, raggiunse gli scopi che i coproduttori si erano prefissi.
Comunque quella mattina sulla spiaggia eravamo seduti in tre a guardarci intorno, in attesa della proiezione decisiva in programma per la sera.
Uno ero io; uno era Cristaldi; e il terzo era Pietro Notarianni, direttore di produzione e soprattutto mentore nonché eminenza grigia di Cristaldi… uno di noi, forse proprio io, notò che a qualche distanza, sulla battigia – noi eravamo indietro, sui lettini delle cabine – che un piccolo gruppo di fotografi attorniava una ragazza. Carina? Vagamente incuriositi, ci avvicinammo per guardare meglio, ma tenendoci in disparte.
Io lei me la ricordo benissimo. Altro che carina. Era splendida, anche di giovinezza. Bruna, sorridente, allegra.
Indossava un due pezzi verde smeraldo, e sembrava prendere quel piccolo mitragliamento di clic come un gioco. Rideva e assumeva volentieri le pose richieste.
Non cercava affatto – adesso me ne rendo conto con chiarezza – di essere sexy, forse nemmeno attraente.
Era contenta di trovarsi lì, tra persone ben disposte, in riva al mare, sotto un bel sole. Una futura star? Non lo avrei previsto, e, ripensandoci, forse posso spiegarmi perché.
Sempre a quella età mi capitò talvolta di incrociare qualcuna delle dive più seducenti di allora – Simone Signoret, Jeanne Moreau, Ava Gardner, Brigitte Bardot – e mi ricordo lo sguardo di quelle dame. Quello sguardo ti metteva a disagio.
Era come un avvertimento. Ti trovavi davanti a una belva capace di tramortirti, se ne avesse avuto voglia, con una zampata. Insomma, erano femmine con cui non si scherzava.
Claudia si proponeva in un modo completamente diverso. E sotto questo aspetto, ecco dove voglio arrivare, non sarebbe cambiata mai più.
Certo sapeva di essere bella, ma sembrava non dar peso alla cosa – non pensava minimamente ad approfittarsene. Si trovava bene nella sua pelle e per gli altri nutriva una indifferenza piena di buonumore.
Lei non guardava te, eri tu che guardavi lei. E lei era, beninteso, una gioia per gli occhi. Comunicava ottimismo.
Niente di torbido! Come una giornata radiosa. Come un tuffo nell'acqua fresca. Naturalmente allora nessuno di noi tre passanti captò tutto questo. E nessuno di noi, io certo meno di tutti, poteva immaginarsi quanto quella creatura fosse nata per lo schermo. Tuttavia Cristaldi si ricordò di dover recitare la parte del produttore, e mentre ci allontanavamo disse a Notarianni: «Quella ragazza sembra interessante, si informi, magari si faccia dare un recapito».
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