“I MIGRANTI SONO GLI UNICI PORTATORI DI EPICA CONTEMPORANEA. IL MIO È UN GRANDE ROMANZO D'AVVENTURA” - MATTEO GARRONE RACCONTA COME È NATO IL FILM “IO CAPITANO” CHE RAPPRESENTERÀ L’ITALIA AI PROSSIMI OSCAR - L’AIUTO NELLA SCENEGGIATURA DI MASSIMO CECCHERINI: “È COME SCRIVERE CON UN BAMBINO, HA QUELLA SEMPLICITÀ LI'. IN REALTÀ NON SCRIVE NÉ LEGGE LIBRI, PERÒ APPENA METTI GIÙ UN AGGETTIVO CHE SUONA FASULLO REAGISCE COME UN METAL DETECTOR” – UN FILM “BUONO”? NON SONO PIU' BUONO, SONO DIVENTATO PADRE” - VIDEO

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Paola Zanuttini per il Venerdì- la Repubblica - Estratti

 

matteo garrone io capitano

Matteo Garrone abita, anzi abitava, nella ex casa – corredata di scala acrobatica, giardino e topi (forse ratti) – del guardiano degli Stabilimenti De Paolis, praticamente la Cinecittà della Tiburtina, oggi ribattezzati Studios. Abitava, perché ha litigato con il proprietario e quindi lo becco in pieno trasloco, col passato in reflusso da armadi e cassetti e due lampade da terra, con le piantane a forma di corpo femminile in abito da sera e i paralumi al posto della testa, che sembrano domandarsi: ci terrà o ci lascia? C'è anche una gattina in ansia per il futuro: salta in braccio al regista poi viene da me, cammina sul tavolo, rischia di spegnere il registratore, fa le fusa e mette in campo tutto il repertorio di carinerie per ingraziarsi il destino.

 

(...) Questo film, lo dice lei, è popolare, ma è anche più "buono" rispetto a molta produzione precedente. Perché in questa odissea di due giovani senegalesi non inquadra l'orrore come in altri film?

massimo ceccherini matteo garrone

«L'orrore c'è ed era giusto che ci fosse, ma ho cercato di non speculare sulla violenza. Ho cercato di raccontarla attraverso gli occhi di Seydou, il protagonista. Mi sembrava più forte per lo spettatore vederne il riflesso nei suoi occhi. Per esempio, nei campi di detenzione libici, mi soffermo a lungo sul suo primo piano nella sala della tortura mostrando quasi niente, giusto un attimo, per far capire in che situazione si è trovato. E poi non indugio».

 

Per Gomorra era stato accusato di indugiare.

«Non ricordo queste critiche per Gomorra, semmai per la vecchia storia che ci portiamo dietro dal Neorealismo: i panni sporchi si lavano in casa, non si dà all'estero un'immagine dell'Italia preda della criminalità. Ma la violenza per me è sempre stata ed è funzionale al racconto e al personaggio. Quindi serve per aiutare a capire a fondo le sue conflittualità, il dolore che vive. Oggi sono i migranti gli unici portatori dell'epica contemporanea. E questo film, essendo un grande romanzo d'avventura, con personaggi che vengono dal popolo, non ha sovrastrutture complicate, intellettuali».

 

Ripeto: non è che con il passare degli anni è diventato più buono? È successo anche a Tarantino, che chiude i suoi ultimi tre film con degli happy end anomali.

papa francesco riceve matteo garrone e gli attori del film io capitano 2

«Me l'ha chiesto anche il critico del Guardian. Una parte del pubblico ha amato molto il film e un'altra l'ha trovato un po' troppo, diciamo, patinato. Ma ci sta, giri un film e fai delle scelte, no? Non sono diventato buono, sono diventato padre e forse questo ha influito sui miei film. In Dogman, il protagonista ha un forte rapporto con la figlia. Pinocchio è un racconto di formazione e Io capitano è molto pinocchiesco: Seydou e Moussa abbandonano le madri come Pinocchio lascia Geppetto per il Paese dei balocchi».

 

Quanti anni ha suo figlio?

«Quindici».

 

Più o meno come Seydou e Moussa, che non fuggono da guerre, regimi, persecuzioni o carestie: vogliono diventare musicisti di successo e firmare autografi ai bianchi. Scelta autoriale laica e antiretorica, ma che può dar fiato al coro di chi i migranti li odia: si è posto il problema?

«C'è chi scappa da guerre, da povertà estrema o cambiamenti climatici, ma in Africa ci sono 52 Stati, quindi quando fuggi da un conflitto e non hai nulla, la cosa più facile è spostarti nel Paese accanto perché affrontare un viaggio verso l'Europa costa molti soldi. Ho semplicemente dato voce a dei racconti ancorati a storie vere, documentabili, persone che mi dicevano di essere partite perché volevano in qualche modo cercare fortuna, avere accesso a un mondo che poi è un mondo globalizzato, perché i social ci sono anche in Senegal.

papa francesco riceve matteo garrone e gli attori del film io capitano 1

 

I miei due ragazzi vengono da una povertà dignitosa, qualcosa come l'Italia degli anni Cinquanta, c'è il piatto a tavola e c'è questa capacità di relazione delle famiglie numerose, dove la sera ancora si raccontano le storie, invece di stare attaccati ai cellulari. Ma c'è anche la voglia di accedere a un mondo che sembra ricco di promesse, di possibilità di realizzarsi nel lavoro, e di aiutare la famiglia per poi tornare in Africa. Le spinte sono tante, ma tra queste cose c'è anche il desiderio di conoscere il mondo. Sono giovani, no? E il settanta per cento degli africani sono giovani. C'è una domanda cui non sanno darsi una risposta: perché dei loro coetanei possono venire liberamente in vacanza in Africa con un aereo, mentre se loro cercano di andare in Europa devono rischiare la vita su un barcone?».

 

Come è arrivata l'idea di questo film?

papa francesco riceve matteo garrone e gli attori del film io capitano 6

«Il primo incontro, casuale, c'è stato tanti anni fa, ero andato a trovare un amico che ha un centro di accoglienza per minori molto bello a Catania e lì sono venuto e conoscenza della storia di Fofana Amara, un ragazzino che portò in salvo 250 persone senza aver mai guidato una barca prima.

 

Questo racconto mi è rimasto impresso, rimandava ai romanzi di Stevenson. Poi ho iniziato a lavorare a Pinocchio, forse anche addirittura a Dogman, gli anni sono passati e continuavo a rimandare anche perché mi sentivo un po' in colpa o a disagio all'idea di occuparmene dalla mia condizione di italiano borghese. C'è chi magari ha passato vent'anni in Africa come padre Zanotelli, io faccio il regista, scelgo sempre generi diversi, vedevo il rischio di essere un intruso in una cultura non sua che specula per l'ennesima volta sul povero migrante. Ma a un certo punto ho avuto la sensazione che il film venisse a bussarmi, e mi sono ritrovato a lavorarci e anche a riflettere sul fatto che – vabbè, purtroppo, ahimè– col tempo invecchierò e probabilmente morirò, così succede, dicono, ma se il film viene bene, invece rimane, beato lui».

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matteo garrone sul set di io capitano

 

Per dire: da Gomorra è tornato con una moglie e con la storia del film successivo, Reality, vicenda realmente accaduta a suo cognato. Da Il racconto dei racconti si è portato dietro Massimo Ceccherini: volpe e sceneggiatore in Pinocchio e solo sceneggiatore per Io capitano. Ci racconti questo sodalizio fra l'autore borghese suo malgrado che vince a Cannes e Venezia e l'attore di Pieraccioni che bazzica L'isola dei famosi e viene espulso per bestemmie.

«Massimo è stato fondamentale per due film che, non a caso, sono film popolari. Pinocchio e Io capitano raccontano il popolo, e chi poteva raccontarlo meglio di lui, che viene dal popolo? Gli piacciono le stesse cose, non cerca il pubblico popolare come può cercarlo un borghese con tutte le sovrastrutture intellettuali, lui ce l'ha da dentro e in questi film il suo aiuto è preziosissimo. Pinocchio ha fatto 15 milioni e Io capitano, pur in lingua originale con sottotitoli in italiano, è partito bene».

Seydou Sarr e Matteo Garrone premiati al festival di venezia per io capitano

 

Quindi Ceccherini ha cambiato mestiere?

«Ha ancora delle potenzialità immense da attore e da sceneggiatore e mi trovo proprio in sintonia con lui: è come scrivere con un bambino, ha quella semplicità lì. In realtà non scrive né legge libri, però appena metti giù un aggettivo che suona fasullo reagisce come un metal detector. Per Pinocchio, lui che idolatra Benigni, gli ha inventato delle scene che sembravano cucite su misura da un sarto di gran classe, perché ha una totale dimestichezza con la sua comicità. Ma all'inizio Roberto non lo conosceva ancora e io non potevo andare a dirgli "guarda che bella idea è venuta a Ceccherini", facevo come l'amico di Cyrano che spacciava come propri i suoi versi. Poi quando abbiamo cominciato a girare ho reso a Massimo i suoi meriti e lui e Roberto sono diventati amici».

premio regia a matteo garrone

 

Considerando anche Pinocchio un diverso, in quanto burattino in transito verso l'umano, perché nei suoi film c'è tanta predilezione per stranieri, eccentrici, emarginati, borderline?

«Dice? Non ci ho mai fatto caso».

 

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Matteo Garrone premiato al festival di venezia per io capitano
matteo garrone premiato a venezia
io capitano di matteo garrone
io capitano di matteo garrone
io capitano di matteo garrone
matteo garrone foto di bacco
io capitano di matteo garrone
matteo garrone
Pina Bausch e Matteo Garrone al Degrado