“NON ABBATTETE QUELLE STATUE, NON SONO VOSTRE” – PANZA REPLICA ALL’ARTICOLO DI DAGO SU “VANITY” (“LA CANCELLAZIONE DEL PASSATO E’ SEMPRE ESISTITA”) E PROPONE UNA LEGGE CHE MANDI IN GALERA CHI DISTRUGGE MONUMENTI E SIMBOLI: ''NESSUNO DEVE AVERE HA TRA LE DITA LA GOMMA PER CANCELLARE LA STORIA'' - L’INTERVENTO DI MIRELLA SERRI: “NON POSSIAMO BUTTAR GIÙ IL COLOSSEO MA NEANCHE PASSARE UNA PENNELLATA DI VERNICE NERA SULLE VERGOGNE DI ALTRI TEMPI….”
-LA CANCELLAZIONE DEL PASSATO E’ SEMPRE ESISTITA
Roberto D'Agostino per Vanity Fair
2. IN GALERA CHI DISTRUGGE UNA STATUA
Pierluigi Panza per fattoadarte.corriere.it
“Da Adamo ed Eva in poi, nel corso della Storia, la cancellazione del passato è sempre esistita. Il motivo è semplice: noi pensiamo quello che vediamo. I nostri maestri sono gli occhi. Ecco perché il trionfo dell’immagine è il “pensiero” che mette più paura”.
Non concordo punto con quello che scrive Roberto D’Agostino su VanityFair.it sull’attuale comica iconoclastia 2 o 3 punto zero (un po’ come le fasi di Conte), sull’iconoclastia smart, agile (si legge agiail, all’inglese, altrimenti non è figo) dove non ci sono né morti né feriti, ma solo statue abbattute.
Anzi, ho suggerito a Vittorio Sgarbi, e lui mi ha dato ragione, di proporre in Parlamento una legge che mandi dritto in galera chi abbatte o rimuove le statue. Vietata anche la deliberazione consigliare dei comuni, vietato anche il Dpcm di Conte, vietato tutto per una regola semplice: il passato NON CI APPARTIENE.
Noi siamo tenuti a conoscerlo e trasmetterlo, ma non siamo autorizzati a cancellare la roba d’altri. Se c’è stato il razzismo ci saranno statue razziste e se c’è stato il Comunismo, statue comuniste. Come diceva “quello” (il Papa): chi siamo noi per giudicare?
Chi sono questi quattro sfaccendati indottrinati dai cattivi maestri dei Post Colonial studies che con gli occhi a malapena alzati dal telefonino osservano statue di personaggi che conoscono da Wikipedia e chiedono di abbatterle? Se le cancelliamo, i bambini del 2500 come faranno a sapere che c’è stato il razzismo?
Certo, l’analisi di Dago è corretta: ogni religione ha sempre distrutto gli idoli e i templi delle religioni precedenti, ci sono stati l’iconoclastia, la costruzione delle chiese cristiane sulle rovine pagane, la guerra (dei Trent’anni) innescata dalla Riforma… ma, intanto, pian piano, sono nati anche Cartesio e poi Voltaire, l’Illuminismo e, infine, John Ruskin e le sue “Sette lampade dell’architettura”: i monumenti del passato non ci appartengono, non sono nostri e pure il restauro è una forma di distruzione con la falsa ricostruzione dell’originale distrutto.
Costa così tanto aggiungere il segno dei nostri tempi e lasciare a chi è passato la responsabilità del segno loro? Qualcuno crede che sia giunta l’ora di combattere ancora il razzismo?
Bene, proponga una statua di George Floyd e così, i bambini del 2500 sapranno cosa ne pensava sull’argomento una parte di noi. E vedranno, osservando le altre statue, che qualcosa è cambiato. Nessuno deve avere ha tra le dita la gomma per cancellare la storia; per questo va arrestato chi se la prende. Fermate quella mano il cui vile disegno si approfitta di poveri morti che non possono difendersi.
LA RISPOSTA DI MIRELLA SERRI ALL’ARTICOLO DI DAGO SU “VANITY”
Lettera di Mirella Sarri a Dagospia
Gentile direttore,
ho letto l’interessante e approfondito excursus che lei dedica su “Vanity Fair” alla furia iconoclasta dei popoli, spiegando che “la cancellazione del passato è sempre esistita”.
Giustissimo, anche se questo, a mio parere, non vuol dire sposarne il principio proprio oggi. Al contrario. Riconoscerà che non possiamo buttar giù tutto né passare una pennellata di vernice nera sulla violenza, la misoginia, il razzismo e l’antisemitismo che dominano le culture di altri tempi.
Non possiamo buttar giù il Colosseo dove combattevano gli schiavi ma nemmeno possiamo depennare le più recenti annotazioni di un grandissimo scrittore come Carlo Emilio Gadda il quale sosteneva che gli “ebrei mi sono poco simpatici” perché “sono banchieri, democratici, framassoni, filantropi e soprattutto israeliti. Banchieri per istinto, filantropi per convenienza (nel senso largo e buono della parola), democratici per necessità”.
Per non parlare delle pagine misogine di Gadda in “Eros e Priapo” in cui io in quanto donna fatico a riconoscermi.
Non possiamo cestinare il pensiero di Gaetano Salvemini che identificava ebreo con “mentitore e bugiardo”, né possiamo cancellare, ancora un altro esempio letterario, il ritratto per nulla gratificante di un ricco commerciante ebreo ne “Il treno per Istanbul” di uno scrittore del calibro di Graham Green, né le riflessioni di Proust, di madre ebrea sugli ebrei, o di un poeta come Umberto Saba nei confronti dei correligionari… L’elenco è sterminato e comprende i racconti razzisti dei viaggi in Africa o in India di celebri scrittori alla ricerca di giovanissime vittime.
Cancella, cancella, rimuovi, imbratta: qualcosa sempre resterà… Magari in un volume dimenticato della nostra libreria….E allora?
Non eliminiamo nulla ma formiamo generazioni di insegnanti e di allievi che studino le malefatte monumentali, pittoriche e libresche di altri secoli, che sappiano riconoscere e capire le contraddizioni di un’epoca (da conservare come reliquie delle vergogne di altri tempi, un altro esempio, le parole di Mussolini alla Petacci in cui spiega che “le donne francesi sono viziose e puttane…. La donna francese ama il negro. Perché non hanno l’uccello ben solido e piantato come i nostri, ma sembra sia lungo e sottile, sottile. Questo pare che le diverta di più. Si, sono folli degli uomini negri tutti”).
La rimozione del passato che sia letteratura o che siano monumenti genera i mostri del presente.