“NON CAPISCO PERCHÉ DA 76 ANNI NON SI POSSANO VEDERE. C’È SOTTO QUALCOSA?” - ANCHE MARIA GABRIELLA DI SAVOIA IRROMPE NEL DIBATTITO SUI GIOIELLI CHE GLI EREDI DI UMBERTO II RIVOGLIONO DALLO STATO ITALIANO: “PERCHÉ NÉ NOI NÉ GLI ITALIANI POSSONO AMMIRARLI” - ALESSANDRO SACCHI, PRESIDENTE DELL’UNIONE MONARCHICA: “SE UMBERTO II AVESSE AVUTO CERTEZZA CHE FOSSERO DI FAMIGLIA, SE LI SAREBBE PORTATI VIA. INVECE…”
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Anticipazione da “Oggi”
«Non capisco perché da 76 anni i gioielli non si possano vedere. Non se ne comprende la ragione. Perché né noi Savoia né gli italiani possono ammirarli?
Sono parte della storia della mia famiglia», dice a OGGI, nel numero in edicola da domani, Maria Gabriella di Savoia, terza figlia dell’ultimo re d’Italia.
I discendenti dell’ex casa reale, dopo anni di liti familiari, fanno fronte comune per chiedere allo Stato italiano la restituzione di 6.732 brillanti e 2 mila perle, il tutto montato su bracciali, collier, diademi e spille.
E anche Emanuele Filiberto di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele e nipote di Maria Gabriella, dice di essere pronto a rivolgersi alla Corte Europea di Strasburgo per riavere i gioielli.
Secondo il presidente dell’Unione Monarchica Italiana, Alessandro Sacchi, però i gioielli non appartengono ai Savoia: «Umberto II, se avesse avuto certezza che quei gioielli fossero di famiglia, se li sarebbe portati via», dichiara Sacchi a OGGI.
«Invece da gran signore qual era, preferì andare via senza un soldo e per affrontare le prime spese accettò un prestito da Papa Pio XIII. Prestito poi restituito». E spiega: «Umberto era un rigoroso costituzionalista rispettoso dello Statuto Albertino che all’articolo 19 istituì la dotazione della Corona, composta da palazzi e anche da gioielli».