“NON È MORTO NESSUNO NEI TEATRI E NEI CINEMA” – ENRICO BRIGNANO ON FIRE AD “ANNI 20” SU COPRIFUOCO E CHIUSURE NEL MONDO DELLO SPETTACOLO: “NON SI POSSONO FAR RIAPRIRE I TEATRI MANTENENDO IL 25% DELLA CAPIENZA E POI METTERE IL COPRIFUOCO ALLE 22. A QUEL PUNTO O VEDI UN TEMPO IL PRIMO GIORNO E POI TORNI PER VEDERE IL SECONDO O FAI LO SPETTACOLO DIVIDENDO MOGLI E MARITI IN TEATRI DIVERSI. A QUESTE CONDIZIONI NON LI RIAPRIAMO ALLORA…”

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COMUNICATO STAMPA

 

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Enrico Brignano è intervenuto nel corso del programma Anni 20, condotto da Francesca Parisella, in onda ogni giovedì alle 21:20 su Rai 2.

 

Sullo spettacolo:

Resta il dubbio sul fatto che il governo di questo paese, che detiene il 70% delle opere d’arte del mondo, un paese che dovrebbe parlare di cultura tutti i giorni, fondando le proprie istituzioni sulla cultura, abbia dimenticato un settore che conta un milione di lavoratori. Io sono soltanto un portavoce, ma ci sono tecnici che lavorano intorno allo spettacolo, lavorano dalle 14 alle 16 ore al giorno. Prendono una macchina fanno 200 km al giorno, montano gli allestimenti, fanno lo spettacolo e smontano gli allestimenti. Non hanno 13esima,14 esima, cassa malattia.

 

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Già qualche anno fa l’ex ministro, grazie a Dio ex ministro,  Tremonti disse che con la cultura non si mangia, credo sia un’offesa gigantesca per un paese che dovrebbe vivere di cultura. Immaginate una vita senza cinema, senza musica, senza teatro. I musei non possono essere chiusi, sono medicina, sono necessari come le farmacie.

 

Sul coprifuoco:

Non si possono far riaprire i teatri mantenendo il 25% della capienza a distanza e poi mettere il coprifuoco alle 22. Ma che sciocchezza è? Ma che il Covid sa l’orario? Fino alle 19 va bene, alle 20 insomma, alle 22 attacca il virus?

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A quel punto o vedi un tempo il primo giorno e poi torni per vedere il secondo tempo oppure fai lo spettacolo dividendo le mogli e i mariti in due teatri diversi, gli attori con lo scafandro in plexiglass, poi ci dobbiamo portare da mangiare da casa se i ristoranti chiudono. A queste condizioni non li riapriamo allora.

Non è morto nessuno nei teatri, nei cinema! Non bisogna confondere la movida con gli spettacoli.

 

Sulla ripartenza:

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Ci si riorganizza per chi ce la fa, perché non è detto. C’è un esercito di persone che vorrebbe riorganizzarsi ma non ce la fa. Consegnare la spesa già è un’alternativa dignitosa ma chi per età, luogo in cui vive e altro come fa?

Purtroppo sono ancora in molti a pensare che il lavoro nello spettacolo non sia un vero lavoro.

Oggi a chi vuole intraprendere questo mestiere chi glielo insegna, visto che è fuorilegge mantenere insieme 4-5 persone se non in Dad

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Una speranza ci deve essere. Qualsiasi lavoratore, in fabbrica in una fonderia, in un supermercato, per mantenere lo stress del proprio lavoro vorrebbe rilassarsi con qualche spettacolo.

 

Sul lockdown:

Siamo stati troppo aperti durante l’estate e chiusi senza una cognizione di causa. Chi ci ha dato degli ordini, pur in una situazione mai vissuta prima, troppa gente avventata, decisioni prese non si sa da chi, senza un vero regista.

 

Sui ristori:

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Sono poca cosa, se c’è qualcuno che riesce soltanto a tappare i buchi perché in molti avranno fatto debiti.

Altri non hanno visto riconosciuto il loro mestieri e non li hanno nemmeno avuti. Teniamo sotto controllo il virus per carità ma io non credo ci sia una strategia vera. Sono dei tentativi, andiamo avanti a tentativi.

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