“PERCHE’ PORTO GLI OCCHIALI SCURI ANCHE DI NOTTE? PERCHE’ GUARDO AL FUTURO E IL FUTURO È MOLTO LUMINOSO” – PARLA NOSTRA SIGNORA DELL’EDITORIA ELISABETTA SGARBI - "LA NAVE DI TESEO? GLI ANALISTI FINANZIARI CI DAVANO DUE ANNI DI VITA - L’ATTO PIU’ CORAGGIOSO? PUBBLICARE WOODY ALLEN IN LOCKDOWN, NONOSTANTE LE ACCUSE DELL’EX MOGLIE E DEL FIGLIO - L’OPERA LETTERARIA È INDIPENDENTE DALLA VITA MORALE DELLE PERSONE. VEDI CARAVAGGIO - NON HO VOLUTO DEI FIGLI MA È STATO UN ERRORE" – IL FRATELLO VITTORIO, IL PAPA E UMBERTO ECO…
-Estratto dell’articolo di Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
Chi ha scritto: «Trattando le parole come persone»?
«Io. La parola per me è sacra, e trattare le parole come persone significa usarle con amore, credendo nel valore della parola come si deve credere nelle persone».
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Suo fratello Vittorio?
«È stato precoce per intelligenza e voracità nella lettura.Mi precede ed è stato un confronto costante che mi ha messo alla prova».
Nessuna intervista restituirà mai tutta l’esperienza di Elisabetta Sgarbi, nostra signora dell’editoria (vedi alla voce: La nave di Teseo), del cinema (il suo ultimo docufilm, Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza , sarà proiettato oggi a Parigi) e della cultura (La Milanesiana è una delle sue creature).
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Un’immagine di Eco?
«Lo rivedo quando andiamo tutti e quattro nello studio notarile di Piergaetano Marchetti e con un entusiasmo da ragazzino mi ascolta raccontare il piano editoriale di una ipotetica casa editrice che avrebbe dovuto sottrarsi a ogni logica di grande concentrazione editoriale».
Gli analisti finanziari vi davano due anni di vita.
«E invece ne sono passati sette e La nave di Teseo ha pubblicato mille titoli, di cui il 30 per cento è catalogo, la memoria letteraria di un autore: Coelho, De Carlo, Scerbanenco, Rezza, Houellebecq... Ricordo che 20 giorni dopo la morte di mia madre consegnai le dimissioni da Bompiani: un taglio netto dopo 25 anni di lavoro e risultati. Tre mesi dopo mancò Eco. Debuttammo con il suo Pape Satàn Aleppe , anche se non avrebbe voluto essere il primo, in nome dell’indipendenza, anche dai fondatori».
Qual è il bestseller?
«In assoluto, con il suo catalogo, Paulo Coelho. Poi Joël Dicker, che ha venduto un milione di copie. Tra gli italiani, Sandro Veronesi: il Colibrì ha superato le 300mila».
Il suo talento più grande?
«Credo sia una forma di istinto verso le persone».
Istinto applicato ai libri?
«Per esempio Edith Bruck. Non si era mai visto un papa andare a casa di un’autrice nei panni del lettore».
L’atto più coraggioso?
«Pubblicare Woody Allen in lockdown, nonostante le accuse dell’ex moglie e del figlio, e uscire comunque in ebook a prezzo pieno. Ho vinto la mia scommessa. L’opera letteraria è indipendente dalla vita morale delle persone. Vedi Caravaggio».
Gli Extraliscio sono un’altra scommessa vinta.
«Me ne sono innamorata grazie a Ermanno Cavazzoni.
Il film che ho diretto e prodotto con la mia casa di produzione Betty Wrong è stato presentato a Venezia, candidato ai Nastri d’Argento e ha ricevuto i Premi Fice e Siae». Quanto dorme per notte?
«Quattro ore».
Vittorio ha ereditato da vostra madre il gesto di spostarsi il ciuffo con la mano. E lei?
«Non penso a un gesto. Ma quando mando un messaggio alle persone cui voglio bene, chiudo scrivendo tre volte ciao. È come se volessi far parlare lei: era il suo saluto all’ospedale, negli ultimi tempi, con un’allegria che è anche un segno di generosità».
Parla ancora con i suoi?
«No, sarei pazza. Ma mi piace andare a trovarli al cimitero, nella cappella di famiglia a Stienta dove ho messo delle opere d’arte perché tengano loro compagnia. Amo i riti, come il Piccolo Principe con la volpe e la rosa. È capitato che leggessi a mia madre a voce alta articoli di mio fratello: lui stava male ed era il mio modo di onorare la promessa fatta a lei di stargli vicino».
Le dispiace non aver avuto figli?
«Sì, molto. Ma anche questo fa parte del mio tuffarmi con serietà ed estremismo nelle cose. Pensavo che non sarei riuscita a dividermi tra lavoro e famiglia. Così ho fatto la scelta di non avere figli. Ma penso sia stato un errore».
Perché porta sempre gli occhiali scuri, anche di notte?
«David Lynch alla stessa domanda risponde che li porta perché guarda al futuro e il futuro è molto luminoso. Questa frase la voglio fare mia».