UN “PLACIDO” FIUME IN PIENA: “DOPO LE ACCUSE DI MOLESTIE NON USCIVO PIÙ DI CASA. MEZZO SECOLO DI CARRIERA SPAZZATO VIA IN UN SOFFIO” - DOMINGO PARLA PER LA PRIMA VOLTA DELLE DENUNCE RICEVUTE DA 9 DONNE: "MAI ABUSATO DI UNA PERSONA, NE’ APPROFITTATO DELLA MIA POSIZIONE. LE MIE RELAZIONI SONO STATE SEMPRE CONSENSUALI. MA GLI STANDARD CON CUI SIAMO MISURATI OGGI SONO DIVERSI DA QUELLI DEL PASSATO" - VIDEO
-Paolo Valentino per il ''Corriere della Sera''
La vita di Plácido Domingo è cambiata il 13 agosto. Leggenda vivente dell' Opera, l' artista spagnolo aveva da poco festeggiato le sue «nozze d' oro» con l' Arena di Verona. Era un' altra estate di successi e folle adoranti. «Poi arriva questo fulmine - racconta Domingo - esce il primo articolo nel quale mi si accusa pesantemente di molestie sessuali e di abuso di potere. In un attimo la notizia diventa mondiale, enorme, non mi dà tregua. È giusto che, in quanto personaggio pubblico, io sia sotto i riflettori dell' opinione pubblica. Ma sono state dette cose molto offensive per me come essere umano. In poche ore, senza essere stato interpellato, sono stati cancellati i miei impegni a Philadelphia e San Francisco. In pochi giorni mezzo secolo di carriera è stato spazzato via come da un soffio».
È la prima intervista di Domingo da quando nove donne lo hanno accusato di essere state molestate sessualmente, in un arco di tempo iniziato alla fine degli Anni Ottanta. Un' inchiesta interna è ancora in corso all' Opera di Los Angeles, dove Domingo è stato sospeso dal ruolo di direttore generale che ricopriva dal 2003. Finora l' unica dichiarazione ufficiale del cantante e direttore d' orchestra è quella rilasciata in agosto all' Associated Press e che riportiamo per intero: «Le accuse di queste persone, che risalgono anche a trent' anni fa, sono inquietanti e, nella loro formulazione, inaccurate. È doloroso sentire che io abbia sconvolto o abbia messo qualcuno a disagio, non ha importanza quanto tempo fa e a dispetto delle mie migliori intenzioni.
Credo che tutte le mie interazioni e relazioni siano state sempre benvenute e consensuali. Le persone che mi conoscono sanno che non sono il tipo che intenzionalmente farebbe male, offenderebbe o metterebbe in imbarazzo alcuno. Comunque, riconosco che le regole e gli standard con cui siamo misurati oggi sono molto differenti da quelli del passato».
Domingo mi riceve nella sua stanza d' albergo ad Amburgo, poche ore prima del gala a lui dedicato alla Elbphilharmonie.
Ha 78 anni, la barba candida, il volto velato di malinconia. Indossa un blazer blu sui jeans e una camicia a righe. Il 15 dicembre sarà alla Scala, per una serata verdiana in occasione dei 50 anni del suo esordio al teatro milanese.
«Avevo 28 anni, debuttavo alla Scala con il maestro Antonino Voto nell' Ernani . Avevo debuttato l' anno prima al Metropolitan.
Non potevo crederci che tutto questo stesse succedendo a me prima ancora dei trent' anni. Ricordo la prima prova. Quando Ernani entra quasi all' inizio, canta un' aria e una cabaletta. Sentivo i tenori del coro, mi sentivo piccolo. Dopo che ebbi cantato, Voto mi disse. "Ragazzo la sento stanco". Io gli risposi: "Maestro lei deve capire che sono molto emozionato, con lei, con questa orchestra, in questo teatro".
Quella cosa ruppe il ghiaccio e poi fu un bellissimo esordio».
Qual è stata per lei la serata più memorabile alla Scala?
«Penso l' inaugurazione della stagione 1976-77 con l' Otello diretto da Carlos Kleiber. Insieme a me c' erano Mirella Freni e Piero Cappuccilli. Credo sia stata la prima volta in cui la Rai ha trasmesso in diretta l' apertura della Scala. Ricordo un' atmosfera molto tesa, fuori c' era una manifestazione degli animalisti che protestavano contro le pellicce indossate dalle signore. Uno scandalo. La recita fu straordinaria».
Torniamo alle accuse di questa estate.
Lei ha detto che «le regole e gli standard con cui siamo misurati oggi sono molto diversi da quelli del passato». Non è una parziale ammissione di colpa?
«Io sono convinto che ogni forma di molestia sessuale e di comportamento offensivo nei confronti di chiunque sia da condannare in qualsiasi luogo e in qualsiasi epoca storica».
L' hanno anche accusata di abuso di potere.
«C' è un aspetto legato all' abuso di potere che vorrei chiarire. Ci sono dei teatri dove il General Director ha un ruolo più forte e prende direttamente le decisioni sui cast da scritturare. Ma non era così a Washington e a Los Angeles quando lavoravo io là.
Le decisioni per scegliere il cast di una opera sempre le prendevamo in una équipe di quattro o cinque persone insieme. Questo lavoro di gruppo è una cosa che ho sempre creduto giusta perché ci si confronta. Nessuno poteva prendere decisioni arbitrarie».
Come ha vissuto personalmente questa situazione?
«È stato davvero brutto. Passavo tante ore chiuso in casa, io sempre abituato a essere in un teatro o in viaggio o a una cena, con tante persone attorno. Ora invece piano piano sono tornato alla mia quotidianità, al mio lavoro e in mezzo ad amici e colleghi mi sento sereno. La cosa più terribile in quei momenti era la mente: ti rendi conto che non puoi spegnerla la notte e di giorno diventa difficile governarla. Così mi aiutava tanto studiare, mi concentravo nella musica, che mi dà tanta energia. E poi chi mi ha dato la forza sempre è stato l' affetto inesauribile dei miei cari».
Le accuse contro di lei hanno spaccato il mondo della musica. La divisione è stata quasi geografica: i teatri americani hanno troncato i rapporti, non solo San Francisco e Philadelphia, ma anche Dallas e soprattutto il Metropolitan di New York. In Europa lei ha continuato a esibirsi, è stato acclamato a Salisburgo, Zurigo, Vienna e tutti i suoi impegni sono stati confermati Perché questa differenza tra America ed Europa?
«Ho lavorato per decine di anni negli Stati Uniti e so quanto gravi siano accuse come queste. Purtroppo le accuse contengono già implicitamente la sentenza. L' Europa è differente, forse la presunzione di innocenza prevale sulla tentazione di condannare immediatamente. Ma in verità io non sono accusato di nessun delitto».
Lei è stato tenore, direttore d' orchestra, baritono, un trittico quasi unico nella musica lirica. Come hanno interagito su di lei questi ruoli e in che modo l' essere stato cantante ha influito sul suo stile direttoriale?
«La musica è stata la costante. Ho studiato pianoforte e direzione d' orchestra.
Ma i miei genitori erano cantanti e mi sono trovato immerso in quel mondo, scoprendo di avere la voce giusta. Quando cantavo pensavo che un giorno mi sarebbe piaciuto dirigere. Ho cominciato dirigendo i miei genitori nella zarzuela. La mia prima opera, Il Trovatore , l' ho diretta qui ad Amburgo. Certo essendo cantante ed essendomi esibito con i più grandi è stata una grande fonte di ispirazione».
E qual è stato il direttore d' orchestra con cui si è trovato meglio?
«Le faccio tre nomi: Kleiber, Levine e Barenboim. Da loro ho imparato molto.
Sono coloro con i quali, in modo diverso, penso di aver fatto le cose più interessanti.
Però devo anche ricordare Muti, mio coetaneo, col quale incidemmo una grande Aida con Montserrat Caballé».
Qual è la parte di tenore che le manca di più?
«L' Otello è l' Otello . Per me è una cosa speciale. L' ho cantato 225 volte. È personaggio completo sul piano vocale e drammatico. Ogni volta che l' ho fatto mi dicevo che ero fortunato, perché Verdi aveva creato per me un Otello migliore di quello di Shakespeare».
Quanto riesce a parlare l' opera ai giovani oggi? E quanto vive di nostalgia?
«Ovunque vedo ogni sera un numero crescente di giovani fra il pubblico. Penso che mai come oggi l' opera affascini generazioni diverse. Anche perché l' opera non ha mai avuto un repertorio così vasto. Oggi si riscoprono cose che in passato conoscevano solo gli specialisti, pensi al repertorio russo che Valery Gergiev porta in giro.
È anche molto utile l' uso della tecnologia, come la proiezione dei libretti, il pubblico apprezza molto più gli artisti, la gente segue e discute non solo della qualità della voce, ma approfondisce il dramma. E si addormenta di meno. Siamo in un momento molto positivo».
Guardando indietro a questi 50 anni c' è qualcosa che farebbe diversamente?
«No. Non farei nulla di diverso. Ho sempre cercato di fare il bene. Ora c' è questa situazione problematica e per me dolorosa. Mi accusano di cose non vere. Io non ho mai abusato di una persona, né approfittato della mia posizione. La mia coscienza e la mia mente sono tranquille. Si possono commettere errori nella vita ma non ho mai offeso nessuno».