“IL RAGAZZO COL CASCHETTO ERA L'EMBLEMA DEL TERRONE SI È PRESO IL PEGGIO E IO GLI DEVO TUTTO" – NINO D’ANGELO: “SONO STATO UN FENOMENO DI RAZZISMO TRA I PIÙ ECLATANTI. MI HANNO INSULTATO, VOLEVANO DISTRUGGERMI. IL RAZZISMO COMINCIAVA DA NAPOLI, ERO CONFINATO AI TEATRI DI PERIFERIA PUR VENDENDO MILIONI DI DISCHI, NON ME LI DAVANO PROPRIO I TEATRI IN CITTÀ” – “OGGI C'È TANTA MUSICA NAPOLETANA IN TV. SONO STATO IO A SFONDARE QUEL MURO SOCIALMENTE” – LA MADRE “UN'IGNORANTE INTELLIGENTE”, IL PADRE CHE VENDEVA I SUOI DISCHI FALSI, IL CONCERTO ALLO STADIO MARADONA E...
-Estratto dell'articolo di Clarissa Domenicucci per “Specchio – la Stampa”
[…] Incontriamo Nino D'Angelo a Roma nel suo studio di registrazione, a un passo dal concerto che terrà a Napoli per omaggiare quel ragazzo con i capelli ossigenati che negli anni '80 «è evaso dalla povertà, trascinandosi dietro un peso ingombrante: il pregiudizio».
È stato un fenomeno, Nino D'Angelo?
«Sono stato un fenomeno di razzismo tra i più eclatanti. Mi hanno insultato, volevano distruggermi; il ragazzo col caschetto emblema del terrone si è preso il peggio e gli devo tutto. Ora lo ringrazio».
[…] Sarete in 40mila: ci sarà anche quella Napoli che l'ha ostacolata?
«Secondo me si, qualcuno negli anni è perfino venuto in camerino a scusarsi. Questo è il concerto della vita. Siamo in pochi alla mia età (classe 1957, ndr) a riempire gli stadi».
[…] Dove cominciava il razzismo nei suoi confronti?
«Da Napoli, la mia città, divisa tra quelli del Vomero e di Secondigliano. All'inizio ero confinato ai teatri di periferia pur vendendo milioni di dischi, non me li davano proprio i teatri in città».
[…]
Poi?
«Poi ho conosciuto la parola diritto che mi era stato negato. Solo da grande ho riconosciuto gli episodi di razzismo dietro ad ogni mio album».
[…] Ha declinato l'invito di Ghali a duettare a Sanremo perché non avrebbe potuto cantare in napoletano.
«Sotto l'aspetto politico e sociale sto con Ghali, ma io che sono stato uno dei primi non posso tornare al Festival e non cantare in dialetto».
Oggi c'è tanta musica napoletana in tv.
«Sono stato io a sfondare quel muro socialmente».
[…] Lei, vittima di pregiudizio, ha mai fatto lo snob con qualcuno?
«Con mia madre. Quando mi lamentavo: perché mi hai fatto nascere? Mi toccherà restare con voi a fare questa vita perché siamo poveri».
Chi era sua mamma?
«Un'ignorante intelligente, l'unica donna che ho temuto in vita mia».
L'incontro della svolta?
«Con mio suocero Vincenzo Gallo: mi ha salvato la vita, mi ha aperto le porte di casa sua e della musica. Ci conoscemmo al circolo, io biliardino lui boccette».
Gallo, autore di canzoni napoletane, si innamorò del suo talento e la aiutò, poi lei si innamorò di sua figlia.
«Mi sentì cantare al festival dell'Unità, non vinsi e il pubblico liberò i cani sul palco per protesta. Stava sempre appresso a me, un giorno mi offrì una sigaretta e mi fece sentire un adulto. Quando conobbi Annamaria pensai: e ora come glielo dico che sposo la figlia? Facemmo la fuitina».
[…] Nel libro "Il poeta che non sa parlare" racconta come suo padre, insieme ai primi falsari, incrementò e non di poco la sua popolarità.
«Dopo aver distribuito per generosità foto e autografi del figlio, capì che ci si poteva guadagnare e dalle fotografie passò alle cassette, che registrava in casa. Arrivò a chiedermi di fare uscire prima il falso e poi l'originale!».
Lo rimproverava o la divertiva un falsario in casa?
«Lo rimproveravo, allora prendeva in mano una cassetta e mi chiedeva: chi canta qui dentro? È la voce tua? Allora non è un falso, al massimo è una copia. Dovresti ringraziarmi che ti faccio pubblicità».
Capisce che è diventato davvero famoso quando arriva per un malanno all'ospedale e trova tutta Napoli ad attenderla. Poi la svolta: cambia look e inizia a scrivere cose che le piacciono.
«Passai dalla canzone-sceneggiata alla pop-napoletana; alcuni mi ridevano in faccia, invece con quella piccola rivoluzione nacque la nuova canzone napoletana».
Dopo di lei il cosiddetto filone neomelodico napoletano…
«Quando sono nati i neomelodici, che mi scopiazzavano, mi hanno fatto diventare neomelodico ma io avevo già alle spalle 15 anni di successi e quella parola non esisteva».
Arriviamo a Goffredo Fofi: il critico la sdogana definendola "la vera voce del sottoproletariato napoletano" e lo scenario cambia.
«Fofi a modo suo mi ha aperto un portone: dopo di lui, la vita a volo d'angelo». […]