“SCAMARCIO È UN IRRICONOSCENTE. QUANDO LE RAGAZZINE LO ASSEDIAVANO, RISPONDEVA MALE” - FEDERICO MOCCIA SENZA FRENI – “A MOSCA I LUCCHETTI MI HANNO REGALATO UNA FAMA INCREDIBILE: IN RUSSIA SONO IL SECONDO PERSONAGGIO ITALIANO PIÙ CONOSCIUTO DOPO UMBERTO ECO” (ADDIRITTURA PRIMA DI PUPO...) - "STO PENSANDO A UN SEQUEL DI 'TRE METRI SOPRA IL CIELO' - GLI STUPRATORI? IN CARCERE C’È UN CODICE D’ONORE CHE FUORI NON C’È PIÙ. SONO A FAVORE DELLA CASTRAZIONE CHIMICA”
Estratto dell’articolo di Alessandra Arachi per il Corriere della Sera
Federico Moccia, Step e Babi non l’hanno mai lasciata.
«Mai. “Tre metri sopra il cielo” è stato appena ristampato in America».
In America?
«Già. Sono andato a New York per vedere le vetrine delle librerie: “Tre metri sopra al cielo”, “Ho voglia di te”, “Tre volte te”, la trilogia lì in bella mostra».
Step e Babi sono i protagonisti di tutti e tre i libri: quanto tempo è passato da «Tre metri sopra il cielo?».
«Trentun anni».
Lei è consapevole che nonostante tutte le altre opere realizzate nel frattempo lei è per tutti quel libro lì?
«Sì, assolutamente e ne sono felice, devo tutto al mio pubblico. Il libro ha venduto cinque milioni di copie, tradotto in sedici Paesi. Ne è stato fatto un film, poi il sequel. E ha avuto un successo internazionale. E dire che tutto è cominciato con le fotocopie».
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Poi?
«Ho portato il libro alla libreria di piazza Jacini, conoscevo il proprietario e l’ho convinto a tenere lì qualche copia. Sono finite in un attimo, ma non si poteva più venderne altre. La casa editrice aveva chiuso. Così è cominciata la catena delle fotocopie».
Il film come arriva?
«Un giorno Riccardo Tozzi, il fondatore di Cattleya, era nella copisteria di Corso Trieste. Si è incuriosito vedendo un mucchietto di fotocopie sul banco e sopra quel titolo “Tre metri sopra il cielo”. Ha portato a casa una copia e sua nipote Margherita l’ha vista: “Zio è fichissimo, l’abbiamo letto tutti”, gli ha detto. Il film è nato così».
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Ponte Milvio: a Roma è sinonimo dei lucchetti dell’amore.
«Solo Ponte Milvio? I lucchetti dell’amore sono sui ponti del mondo».
Addirittura del mondo?
«Mi mandano foto con i lucchetti da ovunque. L’ultima da Cuzco, in Perù, la meravigliosa capitale dell’impero Inca: attaccano lucchetti a 3.500 metri di altezza. Ma ne ho una collezione mondiale. A Mosca i lucchetti mi hanno regalato una fama incredibile: in Russia sono il secondo personaggio italiano più conosciuto dopo Umberto Eco».
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Il potere dei lucchetti.
«In Francia il ponte di fronte al Louvre è di legno, c’erano talmente tanti lucchetti che era a rischio la stabilità. Hanno dovuto smontarli tutti: li hanno venduti all’asta per 150 mila euro».
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Come nasce questa moda dei lucchetti?
«Da una promessa d’amore. Laura Chiatti invita Riccardo Scamarcio su Ponte Milvio: attacca un lucchetto a una catena e butta la chiave nel Tevere, suggello del loro amore».
A proposito di Riccardo Scamarcio: ha detto di essersi pentito di aver recitato nei suoi film. In particolare in «Ho voglia di te», il sequel di «Tre metri sopra il cielo».
«“Ho voglia di te” ha incassato 16 milioni e mezzo. Il dvd di “Tre metri sopra il cielo” è stato il più venduto della Warner. Scamarcio ha cominciato la sua carriera grazie a questi film. Non lo avrebbero chiamato a farne altri senza questa fama».
Cosa vuole dirgli?
«Che mi dispiace che non conosca la riconoscenza. Che avrebbe potuto seguire l’esempio del suo collega spagnolo».
Chi è il suo collega spagnolo?
«Mario Casas, lui fa Step nel film in Spagna e il suo soprannome è Hache. Arrivava alle presentazioni dei film con la moto di Step, vestito come lui. Scamarcio quando le ragazzine lo assediavano entusiaste chiamandolo Step si alterava, rispondeva male: «Sono Scamarcio non Step».
Step e Babi l’abbandoneranno un giorno?
«Veramente sto pensando ad un ulteriore sequel».
Ancora? E quale?
«Sto ragionando su un nuovo libro. Vorrei scrivere sul rapporto genitori e figli. Anche l’ultimo mio film appena uscito parla di genitori e figli: “Mamma qui comando io”, il titolo. È la storia di un figlio di genitori separati al quale il giudice assegna la casa di famiglia costringendo papà e mamma ad alternarsi e non a far andare il figlio avanti e indietro fra le loro due case. Ma quello che sto pensando adesso è diverso».
Ovvero?
«Mi sto chiedendo se Step e Babi possono essere dei buoni genitori».
E che cosa si è risposto?
«Non è facile ragionare su un rapporto tra genitori e figli oggi».
Lei ne ha?
«Due. Un maschio di tredici e una femmina di undici».
Qual è la difficoltà?
«Stabilire le coordinate. Si è perso il valore della vita. E i valori si sono rovesciati».
Cosa intende ?
«Guardiamo i femminicidi, ai tempi di Step e Babi non ce ne erano così tanti. E poi gli stupri. Questi ragazzi che stuprano possono stare tranquillamente nelle loro città mentre se entrano in prigione devono essere allontanati dagli altri detenuti che questi reati non li perdonano. In carcere c’è un codice d’onore che fuori non c’è più».
A proposito di stupri, lei è favorevole alla castrazione chimica?
«Assolutamente sì. Quando la situazione degenera bisogna trovare una soluzione che metta paura. E la situazione è degenerata».