“SE NON CI FOSSE STATO INTERNET, SAREBBERO STATI CAZZI AMARI” – DAGO A “NOVELLA 2000”: “SENZA LA POSSIBILITÀ DI UNA CONNESSIONE, NON SO IMMAGINARE COME SAREBBE STATA LA QUARANTENA. SI PARLA DI LEONI DA TASTIERA, VIOLENZA VERBALE, DI FAKE NEWS... MA BISOGNA ESSERE REALISTI: SE METTI DIECI PERSONE INSIEME, CI SARÀ SEMPRE UNA CHE È STUPIDA, UNA CHE È VOLGARE... È LA NATURA UMANA” – “FINO A 50 ANNI HO SEMPRE DOVUTO SOTTOSTARE E SCRIVERE QUELLO CHE MI CHIEDEVANO. ORA SONO LIBERO...”
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Massimo Murianni per "Novella 2000"
Sono passati vent’anni giusti da quando Roberto D’Agostino ha aperto il suo sito Dagospia. Gossip e politica, notizie curiose, foto porcelle, indiscrezioni bomba: tutti lo leggono, molti lo temono. Chi c’è conta, chi non c’è è dimenticato.
Roberto, come festeggi?
«Niente auto celebrazioni. Anche perché che senso ha il tempo? A Roma abbiamo il Colosseo che sta lì da duemila anni. Dagospia ogni sera muore, e ogni mattina rinasce nuovo».
Partiamo allora dalla prima volta di Dagospia, come è nato vent’anni fa?
«Con un anno di ritardo».
In che senso?
«Ci ho messo un anno a farlo partire. Avevo l’idea, ho chiesto consigli. Barbara Palombelli, che è stata la prima giornalista italiana ad aprire un sito, mi ha dato suggerimenti. Altri mi dicevano che serviva una start-up, capitali da investire. Ho passato un po’ di tempo a prendere porte in faccia.
Nel 2000 poi c’era stata la bolla di internet, l’esplosione della rete. E la gente aveva un giudizio negativo del mondo digitale. Paolo Mieli mi disse “Internet è come il borsello, una moda stagionale”».
Ma hai creduto nella tua idea e hai avuto ragione.
«E oggi se non ci fosse stato internet, in questa pandemia sarebbero stati cazzi amari. Senza telefonino, senza la possibilità di una connessione, non so immaginare come sarebbe stata la quarantena».
L’accusa è che la Rete tiri fuori il peggio dalle persone.
«Si parla di leoni da tastiera, di violenza verbale, di fake news... ma bisogna essere realisti: se metti dieci persone insieme, ci sarà sempre una che è stupida, una che è volgare... è la natura umana. Gli abitanti della Terra sono 7 miliardi. Diciamo che 3 miliardi sono connessi. Su questi 3 miliardi, è matematico che ci sia un parte picchiatella».
La differenza è che ora tutti hanno la possibilità di mostrare in mondovisione la propria cretineria. Il che può anche essere democratico. Dagospia è un sito difficilmente definibile: pubblica notizie di finanza, di politica, ma anche di gossip. Fa cafonal, fa pettegolezzo. In questo periodo di quarantena come sono andati i contatti?
«Mi dicevano che un sito che fa Cafonal e pettegolezzo sarebbe finito».
Ci siamo raccontati tutti che saremmo diventati persone “migliori”, con tanto tempo a disposizione per riflettere... quindi vade retro gossip! Perché il pettegolezzo è sempre qualcosa che si fa, ma non si dice.
«Dagospia ha raddoppiato il traffico. Ora viaggiamo sui 4 milioni di pagine viste al giorno, con picchi di cinque. Sono un grande risultato».
Perché allora non festeggiare?
«Perché la filosofia digitale prevede che il sito muoia la sera e rinasca la mattina. Nel mondo analogico, i giornali hanno il titolone principale sulla politica, il commento dell’editorialista famoso a sinistra, il pezzo di costume in taglio basso... e il lettore si adatta a quella scelta. Nel mondo digitale è il contrario: va all’attenzione del lettore quello che interessa alla gente in tempo reale».
E come hai il polso della gente in tempo reale?
«Nel mio ufficio c’è un computer che con un programma analizza costantemente cosa guardano gli utenti su Dagospia. Una volta che ho pubblicato un articolo, so immediatamente quanti lo leggono. E se lo leggono in tanti con attenzione, vuol dire che è quello che la gente vuole in quel momento e diventa il pezzo di apertura del sito. Quel programma è il vero direttore del sito».
Difficile prevedere i gusti della gente?
«Una volta ho pubblicato un articolo buffo: spiegava che è sbagliato tenere le uova in frigorifero, perché con il freddo perdono le loro caratteristiche nutrizionali. Mi aveva incuriosito la cosa. Ho scoperto a 70 anni di aver sempre sbagliato. E come me, in tanti».
Confesso, sono tra quelli. Tra l’altro nei frigoriferi c’è sempre lo spazio per le uova...
«Bisogna metterle in frigo solo se la temperatura ambientale supera i 25 gradi. Comunque questa cazzata, che a me aveva divertito, ha avuto un successo incredibile. Tutti impazziti a scoprire che le uova non vanno in frigo. Ecco cos’è il mondo digitale: un mondo dove l’utente è attivo: sei tu che con il tuo mouse o il tuo cellulare vai a cercarti quello che ti interessa».
Anche dove mettere le uova. Quali notizie ti piace pubblicare di più?
«Quelle che mi fanno ridere, che mi divertono e mi sorprendono».
Per esempio?
«La ministra Azzolina che dice: “Gli studenti non sono imbuti da riempire”. Ecco, che la ministra dell’Istruzione parli di imbuti da riempire, che evidentemente non sono recipienti, mi diverte. Oppure il fatto che Alessandro Del Piero, che per 17 anni è stato testimonial di un’acqua diuretica, è stato operato di calcoli renali».
E le notizie che ti rattristano?
«In questo periodo tutte le storie di difficoltà della gente per questo virus, i timori di non farcela, di rimanere senza lavoro, di non riuscire a pagare l’affitto...».
Non festeggi, ma sarai un po’ orgoglioso del tuo sito.
«Questo sì. Il mio orgoglio più grande è che faccio un lavoro che mi piace, perché ogni giorno mi sorprendo di quanto l’umanità non abbia confini. E posso fare quello che la testa mi dice. Come giornalista, fino a 50 anni ho sempre lavorato nei giornali e ho sempre dovuto sottostare e scrivere quello che mi chiedevano. Ora sono libero».