DAL “SIGNORE DEGLI ANELLI” AL TERRORE DEI PISCHELLI – LA MELONI A NEW YOK CITA “MAN IN THE MIRROR” DEL CONTROVERSO MICHAEL JACKSON ACCUSATO DI MOLESTIE SU MINORI: "È STATO IL MIO MAESTRO DI INGLESE” – NEL DISCORSO DELLA DUCETTA OLTRE ALL’IMMANCABILE SCRUTON E RONALD REAGAN, VIENE CITATO ANCHE PREZZOLINI, SCRITTORE ITALIANO CON CITTADINANZA AMERICANA (ACCUSATO DI ESSERE UN AGENTE FASCISTA, POI SCAGIONATO) – LA DUCETTA PUÒ FREGARSI DELL'ONORE DI AVERE UNA BIOGRAFIA DI PREZZOLINI (OPERA DI GENNARO SANGIULIANO) A LEI DEDICATA…
-Mario Ajello per “il Messaggero” - Estratti
Da Frodo della Contea a Michael Jackson. Da Steve Jobs, citato nel discorso di insediamento da premier, a Elon Musk il trumpiano da cui è stata appena premiata a New York con tanto di gaffe: «Giorgia è più bella dentro che fuori».
Meloni ha un pantheon, tra viventi e non viventi, che si arricchisce via via. E chissà se finirà per comprendere tra poco anche Augusto Del Noce, il filosofo tradizionalista, il cattolico criticissimo verso la secolarizzazione, il conservatore liberale
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E comunque il viaggio Oltreoceano di Giorgia non è paragonabile a quello di Alexis de Tocqueville tra il 1831 e il 1832, da cui scaturì il capolavoro «La democrazia in America», ma si è rivelato, in un mix tra alto e basso, tra canzoni pop e riferimenti filosofico-letterari, culturalmente fruttuoso.
Le ha fatto ricordare di Giuseppe Prezzolini e Giorgia ha citato queste parole dello scrittore italiano con cittadinanza americana (accusato di essere un agente fascista, poi scagionato): «Chi sa conservare non ha paura del futuro, perché ha imparato le lezioni del passato». «Forse egli è stato il più grande intellettuale conservatore nell'Italia del 900», ha aggiunto la premier, la quale può fregarsi dell'onore di avere una biografia di Prezzolini (opera di Gennaro Sangiuliano) a lei dedicata.
Di conservatorismo trasuda il Meloni pantheon. Poteva mancare dunque Roger Scruton? Giammai, e rieccolo infatti il filosofo britannico anti-sinistra nel discorso newyorkese. Giorgia ne parla a proposito dell'«oicofobia», ovvero l'avversione verso la propria casa intesa come l'Occidente: «Un disprezzo montante, che ci porta a voler brutalmente cancellare i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa».
Thriller e Michael Jackson: «E' stato il mio maestro d'inglese». Sì, Meloni ha imparato da ragazzina quella lingua sui testi della maggiore popstar anni 80. Improvvisa la premier anche un passaggio canoro del celebre «Man in the mirror» mentre prende il premio americano.
E racconta: «Come diceva nell'uomo allo specchio il mio professore di inglese, Michael Jackson, dobbiamo iniziare da noi stessi, sapere chi siamo veramente e rispettare noi stessi in modo da poter capire e rispettare anche gli altri».
E ancora: non potendo già deificare Trump, Meloni nello strano pantheon - la settimana scorsa davanti alla Confindustria aveva lanciato l'icona di Adriano Olivetti - fa entrare Ronald Reagan. Con una chiave identitaria: «Reagan una volta disse: nessuna arma nell'arsenale del mondo è così formidabile come la volontà e il coraggio morale di uomini e donne liberi. È un'arma che i nostri avversari nel mondo di oggi non hanno.
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