“SUCA FORTE, ALTRO POSSIBILE COMMENTO LETTERARIO NON È POSSIBILE DA CONTEMPLARE” – FULVIO ABBATE SCATENATO SULLA NOTIZIA CHE GLI STILISTI QUEST’ANNO PER LA PRIMA VOLTA VESTIRANNO I 6 FINALISTI DEL PREMIO STREGA LIBERANDOLI DALLE ATROCI BIRKENSTOCK E DALL’ANGUSTIA IDEOLOGICA DEL VELLUTO A COSTE (DIOR PER CHIARA VALERIO; ETRO PER DONATELLA DI PIETRANTONIO; MISSONI PER RAFFAELLA ROMAGNOLO; LARDINI PER PAOLO DI PAOLO E DARIO VOLTOLINI; GUCCI PER TOMMASO GIARTOSIO) – GRANDE FAVORITA E’ DONATELLA DI PIETRANTONIO, “VOLTO DA RASSICURANTE PROF DI SOSTEGNO” - CHIARA VALERIO, “AUTRICE DALLA LINGUA IMPROBABILE, SE NON RISIBILE”
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— Fulvio Abbate (@fulvioabbate) July 2, 2024
Simonetta Sciandivasci per “La Stampa” - Estratti
Gli stilisti si sono finalmente accorti (ricordati?) degli scrittori e delle scrittrici italiane e, per la prima volta nella storia del Premio Strega, quest’anno, vestono i finalisti per la cerimonia di premiazione (il 4 luglio a Roma). Dior per Chiara Valerio; Etro per Donatella Di Pietrantonio; Missoni per Raffaella Romagnolo; Lardini per Paolo Di Paolo e Dario Voltolini; Gucci per Tommaso Giartosio.
Non si sa che questo, e non ci sono foto di prova, un lembo di tessuto, un selfie fintamente rubato e indiziario nemmeno di Valerio e Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa della linea femminile di Dior, che hanno conversato di moda e letteratura in diverse occasioni, una volta anche su questo giornale
(Chiuri aveva detto a Valerio: «Il problema oggi è che l’aspetto capitalista prevale così su quello primordiale della moda, il fatto che essa sia il modo in cui una persona decide di rappresentarsi»). Non si sa ancora se i vestiti resteranno agli scrittori o verranno restituiti, ma si sa che non sono stati disegnati bensì pensati per loro, quindi presi da collezioni esistenti.
Dalla critica di costume della serata al Ninfeo, quindi, spariranno probabilmente i sarcasmi su quanto malveste la letteratura italiana, grande topos paraletterario dei resoconti, paraletterari anche quelli, del giorno dopo.
La scelta degli stilisti di vestire la sestina fa parte di un tentativo di riconciliazione culturale? Forse.
(...) Se accada perché persino la moda s’è accorta che i lettori sono, oltre che in aumento, assai diversi dai sociopatici nerd disinteressati alla bellezza e gli scrittori non sono più atroci sindacalisti in Birkestock e hanno cominciato da tempo a ribellarsi all’angustia ideologica del velluto a coste, non importa: conta che l’operazione - sì, l’operazione - renda l’editoria un settore di lusso, capace di remunerare al meglio i suoi lavoratori: solo così potrà smettere di essere un lusso per pochi.