“I TESTI DI SANREMO? FORTEMENTE DELUDENTI. TRIONFA L’AMORE ADOLESCENZIALE. SALVO IRAMA” - LO SCRITTORE E POETA PAOLO GAMBI: “C'È UN LINGUAGGIO CHE RICORRE. "È COME SE FOSSE DOMENICA, BABY" (ACHILLE LAURO). "BABY GIURO CHE SEI PERFETTA COSÌ" (AKA7EVEN). CHE È 'STO BABY, SEMPRE E COMUNQUE? CI SI RIVOLGE OGNI VOLTA A UNA BAMBINA?" – LE STRONCATURE DI MASSIMO RANIERI E ACHILLE LAURO
-Francesca D'Angelo per "Libero quotidiano"
Allora, come le sembrano i testi delle canzoni di Sanremo 2022? «Fortemente deludenti». A parlare è Paolo Gambi: scrittore e poeta o, come preferisce definirsi lui, un «artigiano della parola e un mendicante della Bellezza».
Ex giornalista, Gambi oggi vive di libri (ne ha pubblicati una trentina) e di seguitissime dirette Instagram, dove discetta di poesie e affini. Ebbene, da cultore della parola il nostro si è stracciato le vesti quando ha letto i testi delle canzoni sanremesi, che da domani saranno al centro dei nostri pensieri. Domani inizia infatti il Festival di Sanremo (lo precisiamo a beneficio dei marziani) e per cinque giorni non esisterà altro per noi italiani.
Dunque, cos' è che non l'aggrada?
«Il Festival di Sanremo, soprattutto quello targato Amadeus, ci ha ormai abituato a una qualità molto alta che mi sarebbe piaciuto rintracciare anche nei testi. Lo so, sto parlando di un aspetto spesso trascurato ma credo che sia doveroso pretendere un certo rigore nella scrittura di un testo musicale. Non dimentichiamo che l'Ariston è stata la casa di Battiato, Mina, Baglioni, Luigi Tenco. Ecco, quest' anno i testi sono fortemente deludenti».
Perché?
«Tanto per incominciare, tranne Irama tutti gli altri parlano d'amore. Di più: di amori sofferti e molto adolescenziali».
Beh, siamo a Sanremo...
«L'anno scorso però non era così: l'offerta era più variegata, c'era la protesta rock dei Maneskin, e gente come Willie Peyote o Colapesce Dimartino che non avevano portato canzoni d'amore e soprattutto non così fortemente commerciali. Il punto è proprio questo: la canzone d'amore non è sbagliata di per sé, ci mancherebbe, ma qui sembra che sia costruita su misura di un target marketing ben definito, ovvero una ragazza adolescente».
Esattamente quale sarebbe la strategia commerciale sottesa?
«Nelle logiche del marketing, per arrivare al pubblico servono emozioni facili: come l'amore, che è un sentimento semplice, che capiamo tutti, e come la sofferenza. Ci faccia caso: è molto più facile far commuovere le persone che non farle ridere. La stessa televisione cavalca la felicitazione delle emozioni facili. Sanremo non può però diventare un contenitore di canzoni pensate per gli adolescenti».
Va bene, bocciai contenuti ma salva almeno lo stile di scrittura?
«Insomma. Al netto del linguaggio giovanile usato (che comunque mi stupisce, visto che Sanremo è seguito pure da un pubblico over 30...) le canzoni sembrano quasi tutte scritte dalla stessa penna».
Fuori le prove.
«C'è un linguaggio che ricorre. "È come se fosse domenica, baby" Achille Lauro. "Baby giuro che sei perfetta così" Aka7even. "Baby sto imparando a rimpiazzare i sogni" Highsnob e Hu. "Baby ritorna da me" Tananai. Che è 'sto baby, sempre e comunque? Ci si rivolge ogni volta a una bambina?».
Altro?
«"Vedi che sei bella, bella, bella" Aka7even. "Come sei bella, nessuno mai, nessuno più di te", Emma. Che poi è esattamente quello che una ragazzina vuole sentirsi dire».
Passiamo meglio le canzoni in rassegna. Ha detto che salvava Irama, giusto?
«Sì, lui almeno parla di una persona cara che non c'è più e non dell'ennesima fidanzata persa o ritrovata. Però ci andrei piano a definire il suo brano "poesia", come sostiene lui».
Sento che sta per arrivare una bordata...
«Irama utilizza rime troppo semplici: "Se sarai vento canterai/se sarai acqua brillerai". Sembrano le poesie di Flavio Oreglio. Inoltre passino le licenze poetiche ma alcune regole vanno rispettate: "Se sarai ciò che sarò/ e se sarai tempo ti aspetterò per sempre". In questa ipotetica manca evidentemente qualcosa... inoltre se sei tempo non esiste più il per sempre».
Questa decadenza di linguaggio è figlia del dilagare del rap e della trap?
«Sono due generi che hanno indubbiamente creato un nuovo tipo di linguaggio e, altrettanto indubbiamente, ha portato l'uso delle parole molto lontano dalla poesia. Il rap ha scelto infatti di portare la parola a terra, la poesia invece le innalza al cielo: il poeta indica la Luna».
Rilancio giocandomi la carta Massimo Ranieri: lui tecnicamente parla di immigrazione.
«È un grandissimo artista e mi sento a disagio a criticare colui che ha creato Perdere l'amore. Però non si capisce perché in Lettera di là dal mare (che non firma Ranieri) parla di immigrazione ma a un certo punto dice: "Amore vedi così buio è questo mare/troppo grande, per non tremare". Che c'entra? Stava parlando d'immigrazione...».
E Achille Lauro? Lui dovrebbe essere l'originalità incarnata, almeno così si dice. «Sicuramente ci regalerà una bella canzone, perché lui ci ha abituato a dei bei brani. Il testo però ripropone sempre gli stessi sapori