MANICOMIO RAI – IL GOVERNO MELONI SI È IMPANTANATO PURE SULLA TV DI STATO: DOMANI SI DOVREBBE ANDARE AL VOTO PER IL RINNOVO DEL CDA, MA NELLA MAGGIORANZA REGNA IL CAOS. COME DAGO DIXIT, LA DUCETTA HA DETTATO I SUOI NOMI: ROSSI AD (QUOTA FDI) E AGNES PRESIDENTE (QUOTA FI). MA IN VIGILANZA ALLA MAGGIORANZA MANCANO DUE VOTI PER LA AGNES - CON IL PD CHE VUOLE DISERTARE IL VOTO E M5S CHE METTE SUL TAVOLO I NOMI DI MINOLI E DI BELLA, IO SO’ GIORGIA NON PUÒ FAR ALTRO CHE FORZARE LA MANO, RISCHIANDO DI…
-Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Ci siamo. In fondo a quattro mesi di passione, liti furibonde fra alleati di governo e ostruzionismo delle opposizioni, il Cda Rai — scaduto a maggio — è pronto per essere rinnovato. Depurato degli ultimi residui draghiani, sarà il primo dell’era Meloni totalmente sovranista.
Salvi nuovi intoppi, sempre dietro l’angolo, dopodomani Camera e Senato si riuniranno per eleggere i quattro consiglieri di amministrazione di indicazione parlamentare.
Subito dopo il ministero dell’Economia, nella sua veste di azionista di controllo, designerà l’amministratore delegato — ovvero il meloniano Giampaolo Rossi, che scambierà il posto di direttore generale con l’attuale ad Roberto Sergio — e un altro consigliere, la forzista Simona Agnes, destinato per prassi ad assumere la presidenza. Sempreché, ed è il vero nodo ancora irrisolto, tale nomina venga ratificata in commissione di Vigilanza con il quorum dei due terzi.
Voti che alla maggioranza tuttora mancano, due per l’esattezza, a causa del muro alzato dai partiti di minoranza, d’accordo nel far fronte comune contro l’occupazione militare della Rai da parte del centrodestra. E perciò fermi nella richiesta di approvare — prima — una riforma complessiva della governance, in linea con la direttiva europea sull’indipendenza dei media.
Sin qui la cronaca. Lo scenario che si apre, tuttavia, è più problematico del previsto. E riguarda essenzialmente il centrosinistra, al cui interno è in corso un braccio di ferro sulla strategia più efficace per impedire la lottizzazione feroce della Tv di Stato. Il Pd, con la sponda di Avs, ha difatti proposto di disertare non solo la commissione di Vigilanza, quando ci sarà da confermare il presidente, ma anche le aule parlamentari chiamate giovedì a votare i consiglieri, secondo lo schema previsto: due per la maggioranza (Federica Frangi per FdI e Antonio Marano per la Lega) e due per le minoranze. Se dunque la destra insisterà per forzare, dovrà fare da sola […] Dal quale, se il piano andrà in porto, uscirebbe un Cda monocolore che rischia di creare più di una grana alla premier, già sotto accusa in Europa per le forti ingerenze sul servizio pubblico tricolore. Chiaro l’obiettivo: ottenere un nuovo rinvio per incardinare, prima di qualsiasi nomina che comunque avrebbe vita breve, la riforma generale della Rai.
Il M5S, però, non è convinto che paralizzare l’azienda, impedendole di rinnovare il proprio organismo di gestione, sia una buona idea. […] Giuseppe Conte sarebbe orientato a partecipare al voto per confermare nell’incarico l’uscente Alessandro Di Majo, l’avvocato che negli ultimi tre anni ha “curato”, spesso occhieggiando alla maggioranza, gli interessi di direttori e conduttori amici dei grillini. La contesa, per loro, va limitata alla sola presidenza, che dovrà essere «di garanzia», ovvero affidata a una personalità condivisa e super partes. Fra i nomi più gettonati: Giovanni Minoli o Antonio Di Bella.
[…]
Fra i tanti litiganti, a godere è la Lega, che ha scelto di indicare per il Cda l’ex direttore di Rai2 Antonio Marano. Il quale […] risulta essere il consigliere in pectore più anziano. Significa che, in attesa che la Vigilanza sciolga il rebus Agnes, sulla cui presidenza Forza Italia insiste, spetterebbe a lui prendere le redini del Consiglio. Per Matteo Salvini, una bella soddisfazione.
[…]