MARCO MOLENDINI IN MEMORIA DI FABRIZIO ZAMPA, SCOMPARSO A 85 ANNI: "LO CHIAMAVA “INARRESTABILE” RENZO ARBORE AI TEMPI DELL’ALTRA DOMENICA DI CUI FABRIZIO ERA UNO DEGLI INVIATI. LUI ERA GIÀ UNA FIRMA DEL "MESSAGGERO", RIFERIMENTO DI UNA REDAZIONE FORTISSIMA, CON PAOLO ZACCAGNINI, GLORIA SATTA, RITA SALA" – LE AVVENTURE CON DALLA E I FLIPPERS, IL CINEMA CON IL PAPOCCHIO E QUELLA CADUTA A RIO DA UN CAMION MENTRE FILMAVA L’ORCHESTRA DI RENZO ARBORE… - VIDEO
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Marco Molendini per Dagospia
L’inarrestabile Fabrizio Zampa si è fermato. Lo chiamava “inarrestabile” Renzo Arbore ai tempi dell’Altra domenica di cui Fabrizio era uno degli inviati. L’ho conosciuto più o meno in quel periodo, anzi tre anni prima, quando sono arrivato al Messaggero.
Lui era già una firma con una lunga storia, raffigurato in un grande affresco, assieme a Maoloni, Prunas, Ronchetti, Bergami e Manisco paladini della battaglia del giornale contro la defenestrazione di Alessandro Perrone e la vendita a Rusconi.
C’era poi l’aura del papà, grande regista autore di film memorabili (Il vigile è un capolavoro irresistibile). C’erano le sue avventure musicali da batterista, in quella Roma notturna e avvincente dove si poteva suonare e ascoltare con il gusto della scoperta e dell’incontro.
C’erano i Flippers, in cui era entrato giovanissimo al fianco di Lucio Dalla, Franco Bracardi, Massimo Catalano, Jimmy Polosa ai tempi del cha cha cha (Il cha cha cha dell’impiccato uno dei loro successi): lo si intravede in una sequenza di Totò, Peppino e la dolce vita. C’erano i successi accompagnando Edoardo Vianello in hit come I Watussi.
E poi sono arrivati Arbore e la tv. È arrivato il cinema con Il Papocchio, dove aveva contribuito alla sceneggiatura e anche come attore. Conosceva tutti nel mondo della musica, dai tempi mitici del Cantagiro. Era inarrestabile e pieno di entusiasmi: non solo la musica, la fotografia, la tecnologia (è stato uno dei più elettrizzato all’arrivo dei computer), i tropici, i banani (aveva riempito la sua terrazza di quegli arbusti), Cristiana, le sigarette.
Fabrizio è stato un protagonista di un Messaggero leggendario, un riferimento di una redazione singolare e fortissima, con Gigi Vaccari, Gloria Satta, Rita Sala, Paolo Zaccagnini, Guglielmo Biraghi, Renzo Rian, Teodoro Celli. Rideva, scherzava, lanciava battute, voleva di più.
Aveva già rischiato di andarsene trent’anni fa, investito da una macchina a Rio mentre filmava l’orchestra di Renzo Arbore chiamata a sfilare al neonato Sambodromo di Oscar Niemayer. Stavolta se ne è andato davvero, a 85 anni. Un ricordo indelebile