MARINA CICOGNA MEMORIES - SE JACKIE KENNEDY RISCALDAVA LE LENZUOLA A RAVELLO IN COMPAGNIA DELL’AGNELLI INFOJATO, MARELLA AGNELLI E JOHN KENNEDY SI CONSOLAVANO INSIEME - “NEGLI STATI UNITI VI FU CERTAMENTE UNO SCAMBIO DI “ATTENZIONI” TRA MARELLA E IL PRESIDENTE KENNEDY. QUESTA STORIA, VISTO CHE LEI ERA MOLTO MENO “DISPONIBILE”, HA AVUTO PER UN MOMENTO UN RISVOLTO UN PO’ PIÙ SERIO, CON MESSAGGI, TELEFONATE E INCONTRI SEGRETI” - ONASSIS DIKTAT ALLA ROMPICOJONI JACKIE: “TU DEVI ESSERE BELLA, TACERE E SPENDERE”
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I tempi di Jackie & Gianni - In un documentario della tv americana le confessioni di Lady Kennedy allo storico Arthur Schlesinger. Tra queste, la passione per Agnelli. Due signore che c'erano ricordano...
DOPPIA COPPIA SENZA AMORE -
di Marina Cicogna per Vanity Fair
articolo del 24 agosto 2011
Non conosco il contenuto dell'intervista rilasciata anni fa da Jackie Kennedy all'amico Arthur Schlesinger, dove sembra lei racconti di una sua relazione con Gianni Agnelli, che comunque, e di questo sono sicura, non fu una «storia d'amore». Negli anni '50 la famiglia Kennedy affittava d'estate una casa in Costa Azzurra vicino a Villa Leopolda di Gianni e Marella Agnelli sulle alture di Beaulieu.
I Kennedy erano sportivi, allegri e giocherelloni. In casa Agnelli la vita era più sofisticata e regolata, anche se a Gianni piacevano le fughe, soprattutto serali, verso i casinò di Beaulieu o Montecarlo e raggiungere amici a Cap Ferrat o Saint-Tropez.
Con Marella iniziò a frequentare il clan Kennedy, diventando amici.
Quando John fu eletto presidente, Jackie sempre più glamour iniziò a venire in Europa da sola, per passare alcune vacanze sul Mediterraneo. Gianni a volte la raggiungeva mettendo a disposizione sua e della sorella Lee, sposata al principe Radziwill, le sue barche e le sue amicizie.
Se in quei viaggi vi fu qualche momento di attrazione tra lui e Jackie (o lui e Lee?) è più che possibile, se poi questi momenti diventassero più fisici che romantici è anche possibile.
E negli Stati Uniti, vi fu certamente uno scambio di «attenzioni» tra Marella Agnelli e il presidente Kennedy. Credo che questa storia, visto che lei era molto meno «disponibile», abbia avuto per un momento un risvolto un po' più serio, con messaggi, telefonate e incontri segreti. Anche questa però è un'ipotesi e solo donna Marella, l'unica viva dei quattro, conosce la verità.
In ogni caso, la curiosità reciproca tra le due coppie fu per molto tempo un sentimento reale, dettato anche dalla voglia di sapere come si vestivano le due signore, quali amici frequentavano, come arredavano le loro case, addirittura cosa mangiavano.
Questo sentimento, misto di ammirazione e attenzione tra le quattro persone più affascinanti dell'epoca, non si trasformò mai tra i due uomini in amichevole intimità, né diventò una grande amicizia tra le due donne, i cui interessi, in verità, non erano poi così discordi, visto che entrambe amavano dedicarsi a un mondo meno politico e meno frivolo dei rispettivi straordinari, pericolosi e affettuosi mariti.
2- CON L'AVVOCATO ERA FELICE -
di Ljuba Rizzoli per Vanity Fair
Ho conosciuto Jackie in due tornate, come Madame Kennedy e come Madame Onassis. La prima volta è stata a New York, per il vernissage della libreria Rizzoli sulla Quinta strada. La donna più importante del mondo era fedele al suo stile, in Chanel rosa pastello.
Moglie del presidente americano, Jackie scambiava parole con Biancarosa, la moglie di Amintore Fanfani. E mi guardava di sguincio: non so se per il mio vestito Valentino a cubi bianchi e neri o perché veniva informata dello scandalo, visto che non ero ancora la moglie di Andrea Rizzoli.
Qualche mese dopo la rivedo in mise da cocktail bianca al bar dell'Hotel de Paris, a Montecarlo. Su di lei si posava con charme il mio amico Gianni Agnelli. Lui era da impazzire: erre strascicata, camicia azzurra, la fissava negli occhi che, così distanti, mi hanno sempre stupita.
Jackie, mondanissima, parlava con Gianni e scambiava brindisi con la sorella Lee Radziwill e l'editore Dino Fabbri. Erano impegnati in un pre cocktail in vista di un gala. Prima di scivolare via, lei e Gianni mi hanno salutata con un sorriso più che euforico.
Anni dopo ci siamo incrociate di nuovo: eravamo con Onassis e sua figlia Christina allo stesso tavolo della Salle Empire, sempre nel Principato. Ma lei era in collera. «Hai sempre gli occhiali neri da Al Capone», criticava l'armatore. E Onassis: «Tu devi essere bella, tacere e spendere».
Da lui ho saputo di quando Madame Onassis si era impuntata per cambiare il look «bassa lega» delle hostess della compagnia aerea greca Olympic. Jackie le voleva in Pierre Cardin senza maniche, ma le donne greche non si depilavano le ascelle e Cardin rifiutò di disegnare la divisa.
Ari la lasciava fare. Come con i 30 uccellini in gabbia che Onassis teneva nella cucina a Parigi: «Non li voglio, portano malattie». E lui li aveva rispediti dal suo uccellaio.
Alla fine, la sola volta che non l'ho vista tramare o imporsi è stata con Gianni. Forse era felice.