È MORTO, ALL'ETÀ DI 99 ANNI, ROY HAYNES, LEGGENDARIO BATTERISTA JAZZ CONOSCIUTO COME IL "PADRINO DEL RITMO", CHE HA SUONATO CON ALCUNI DEI PIÙ GRANDI NOMI DEL GENERE - MOLENDINI: "ERA UN SOPRAVVISSUTO DI UNA GENERAZIONE SPESSO BRUCIATA DALLA PASSIONE PER LA VITA DA CONSUMARE A TUTTA VELOCITÀ COME IL RITMO DELLA LORO MUSICA: IL BE BOP. OGNI VOLTA, IN OGNI IMPRESA, HA PORTATO IL SUO INCONFONDIBILE CONTRIBUTO ORIGINALE" - VIDEO
-1. MUSICA: E' MORTO ROY HAYNES, GIGANTE BATTERIA JAZZ 'PADRINO DEL RITMO'
Paolo Martini per l'Adnkronos
Il musicista statunitense Roy Haynes, gigante della batteria nel jazz moderno che ha suonato con leggende come Charlie Parker, Lester Young e Sarah Vaughan, è morto martedì 12 novembre all'età di 99 anni nella contea di Nassau, nello stato di New York, dopo una breve malattia. La notizia della scomparsa è stata diffusa dalla figlia Leslie Haynes ai media Usa.
Conosciuto come il "padrino del ritmo", Haynes era noto per la sua tecnica impeccabile, il suo stile unico e la sua lunga carriera nel mondo della musica, suonando con alcuni dei più grandi nomi del jazz, tra cui, Thelonious Monk, Miles Davis e John Coltrane. Ha contribuito a ridefinire il ruolo del batterista nel jazz, portando innovazione ecreatività nella sua interpretazione ritmica.
Nato l'11 marzo 1925 a Roxbury, nel Massachusetts, ROY HAYNES ha iniziato a suonare la batteria da adolescente e ha rapidamente mostrato un talento straordinario per la musica. Ha suonato con musicisti locali a Boston e ha attirato l'attenzione di importanti figure del jazz dell'epoca d'oro. Nel 1945 si trasferì a New York, diventando una figura di spicco nella scena jazz, finendo ingaggiato nel gruppo di Lester Young dal 1947 al 1949. Il suo stile di batteria è stato caratterizzato da un'energia travolgente, una grande sensibilità musicale e un'abilità nel creare groove coinvolgenti.
HAYNES era celebre per la sua capacità di suonare in modo sottile e delicato, ma anche per la sua capacità di esplorare territori musicali più intensi e complessi. Nel corso degli anni Cinquanta, HAYNES inanellò una serie di importanti collaborazioni, lavorando con Charlie Parker (1949-1952),
Bud Powell, Stan Getz, Sarah Vaughan (1953-1958), Thelonious Monk, Lennie Tristano, Miles Davis, Chick Corea. HAYNES continuò la sua carriera di sideman nel corso degli anni Sessanta, al fianco di volta in volta di Eric Dolphy, John Coltrane (come sostituto di Elvin Jones, durante le sue assenze dovute alla droga).
Fu ancora in tournée con Stan Getz e Gary Burton, intraprendendo nel frattempo una carriera da leader con diversi gruppi, spesso presentati sotto il nome di "Hip Ensemble". Non solo HAYNES ha praticato con successo tutti i principali stili del jazz, dal bebop all'avanguardia, accompagnando con la stessa disinvoltura una cantante delicata come la Vaughan e un musicista come Coltrane in uno dei suoi periodi più infuocati, ma possedeva anche notevoli doti di leader.
HAYNES ha registrato numerosi album come leader e ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua carriera, tra cui il prestigioso Danish Jazzpar Prize nel 1994, il Nea Jazz Masters Award nel 1995; nel 2004 fu inserito nella Down Beat Jazz Hall of Fame e nel 2011 gli è stato assegnato un Grammy Award alla carriera.
2- ROY HAYNES
Marco Molendini per Dagospia
A 99 anni Roy Haynes era a tutti gli effetti un sopravvissuto della stagione più infuocata del jazz: il be bop. C'è una foto storica del jazz, scattata all'Open door nel 1953 dove figurano Charlie Parker vestito di bianco sulla destra, in primo piano Thelonious Monk che suona un piano verticale, dietro di lui Charles Mingus al contrabbasso e in fondo, alla batteria, Roy Haynes. Roy era l'unico superstite.
Un sopravvissuto di una generazione spesso bruciata dalla passione per la vita da consumare a tutta velocità come il ritmo della loro musica: il be bop. Roy era diventato un immortale, ha continuato a suonare finché ha potuto, pestando come un disgraziato su piatti e tamburi. Ricordo tanti anni fa quando mettemmo insieme al Teatro Olimpico a Roma una band per ricordare Charlie Parker a trent'anni dalla sua morte: c'era Dizzy Gillespie, c'era John Lewis, c'era Roy Haynes: Lewis, rigoroso leader pianista del Modern jazz quartet, impazziva per il baccano che faceva il suo antico compagno.
Ma sbagliava, quel fuoco aveva conquistato Parker, poi Bud Powell, Thelonious Monk, Miles Davis, Sarah Vaughan e per decenni ha continuato a essere una delle voci ritmiche di riferimento del jazz, un assoluto maestro della batteria, con Sonny Rollins, con John Coltrane che lo chiamava quando Elvin Jones era alle prese con qualche guaio, con il magistrale Eric Dolphy (bellissimo l'album Outward bound), con Stan Getz (il disco Focus), con il giovanissimo pianista Chick Corea (in un session diventata storica, Now he sings, now he sobs), con Pat Metheny.
Ha guidato svariate band nei decenni compreso l'Hip Ensemble negli anni 70 in cui esplorava il lato funky della fusion. In tempi più recenti ha fondato un gruppo chiamato Fountain of Youth con musicisti tra i 20 ei 30 anni; quel gruppo appare nel suo ultimo album, “Roy-Alty”, pubblicato nel 2011. Ogni volta, in ogni impresa , in ogni collaborazione Roy Haynes ha portato il suo inconfondibile contributo originale, al di là degli stili e delle personalità dei leader: pochi musicisti hanno avuto una simile libertà di movimento, senza subire udibli modifiche al proprio modo di suonare, fatto di una chiarezza esemplare, un flusso libero dagli schemi rigidi dell'accompagnamento.
Una lezione stilistica capace di influenzare generazioni di batteristi (grandi specialisti come Tony Williams e Jack De Johnette gli sono debitori). Ma Roy era noto anche per essere un appassionato di auto e di moda: adorava i vestiti appariscenti e nel 1960 fu nominato uno degli uomini meglio vestiti d'America dalla rivista Esquire, in una lista che comprendeva anche Fred Astaire, Cary Grant e Miles Davis.