NAPOLETANO, APRI IL PORTAFOGLIO! – OLTRE ALLA CONDANNA A DUE ANNI E SEI MESI, L’EX DIRETTORE DEL “SOLE 24 ORE” DOVRÀ RISARCIRE LE SPESE PROCESSUALI, E POI BISOGNERÀ QUANTIFICARE IL DANNO CIVILE. IL QUOTIDIANO DI CONFINDUSTRIA NON VUOLE CONCEDERE SCONTI SUI DANNI, DOPO LA PROPOSTA DI UNA TRANSAZIONE DA 3,15 MILIONI DI EURO, BOCCIATA IN ASSEMBLEA. POI CI SONO LE PROBABILI RICHIESTE DI 4 DIPENDENTI, TRA CUI L’EX GIORNALISTA NICOLA BORZI, CHE SCOPERCHIÒ IL CASO DELLA CATTIVA GESTIONE (EUFEMISMO) DEL GIORNALE…
-Alessandro Da Rold per “La Verità”
Roberto Napoletano, ex direttore del Sole 24 Ore, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi per false comunicazioni sociali e aggiotaggio informativo: si attendono le motivazioni entro 90 giorni.
Lo ha deciso il tribunale di Milano nel processo che vedeva Napoletano come ultimo imputato rimasto, dopo che l'amministratore delegato Donatella Treu e il presidente Benito Benedini avevano deciso di patteggiare, rispettivamente la prima a un 1 anno e 8 mesi e 300.000 euro e il secondo a 1 anno e 6 mesi e 100.000 euro.
All'epoca, era l'ottobre del 2019, anche a stessa società Sole 24 Ore aveva patteggiato con una sanzione pecuniaria pari a 50.000 euro. Ora sarà interessante capire come si svolgerà il processo dal punto di vista dei risarcimenti civili. Napoletano dovrà risarcire le spese processuali, ma bisognerà poi quantificare il danno civile.
Come noto nel maggio del 2019, l'assemblea del Sole 24 ore aveva approvato l'azione di responsabilità contro l'ex direttore e i 2 manager. La richiesta, a fronte di un danno di almeno 9 milioni di euro, era di non meno di «4,6 milioni di euro» di risarcimento danni.
Quella azione di responsabilità, approvata dal precedente consiglio di amministrazione e dalla vecchia presidenza di Vincenzo Boccia, è rimasta per anni nel cassetto. L'unico che si era opposto è stato l'ex consigliere Maurizio Stirpe.
Poi in questi ultimi anni, durante il processo, anche il Sole 24 Ore, su decisione dell'attuale presidente Carlo Bonomi, aveva deciso di ritirare la sua costituzione di parte civile. E alla fine, in marzo, il consiglio di amministrazione aveva cercato subito di trovare una soluzione alla richiesta di danni. Si era così arrivati alla approvazione di un proposta di transazione per 3,15 milioni di euro. Un bello sconto, si mormorava tra i corridoi del giornale, a cui i maligni sostenevano avrebbero contribuito soprattutto Treu e Benedini.
Peccato che servisse l'approvazione da parte dell'assemblea che non è arrivata. La società, spiegò una nota, «benché l'assemblea degli azionisti abbia espresso voto favorevole per la maggioranza del capitale sociale, pari a circa il 70,1 %, ha registrato il voto contrario di una minoranza del capitale sociale pari a circa il 6,2%, e, pertanto [...] non ha potuto transigere l'azione di responsabilità». In pratica i nuovi soci di minoranza hanno fatto saltare il banco.
Adesso quindi torna di nuovo in vita la vecchia azione di responsabilità approvata ai tempi di Boccia. A meno che l'attuale presidente non decida di trovare un nuovo modo per chiedere il risarcimento dei danni a Napoletano, dopo la condanna di primo grado.
Ma sarà difficile, anche perché, suggerisce chi segue il dossier, «di amici di Napoletano al Sole ne sono rimasti pochi». Non solo.
La decisione del tribunale di Milano rischia di pesare anche sulle richieste delle parti civili, dal momento che - oltre alla Consob - ci sono 4 dipendenti pronti a chiedere i danni. Tra loro pure l'ex giornalista Nicola Borzi, che fu il primo a scoperchiare la cattiva gestione del giornale, diventando poi un vero e proprio whistle-blower nell'inchiesta. A difenderlo è l'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro. Di sicuro i tempi saranno molto lunghi e si dovrà attendere anche l'appello. Ma la sentenza di primo grado ha dato ragione ai critici degli anni di Napoletano.
«Sono sbalordito. Sono soprattutto innocente e farò appello», ha detto ieri l'ex direttore. In questi anni Napoletano si è sempre dichiarato innocente. Ha sostenuto più volte che quello che aveva fatto era stato per il bene del giornale di via Monterosa, che gli era stato lasciato in condizioni disastrose dall'ex direttore Gianni Riotta.
Ma per il pm Gaetano Ruta, titolare dell'indagine condotta dalla Guardia di finanza, Napoletano in quegli anni è stato un «amministratore di fatto» del gruppo, nello specifico dal 23 marzo 2011 al 14 marzo 2017. E lo è stato «per via della partecipazione ai consigli di amministrazione della società e del coinvolgimento delle scelte gestionali attinenti alle modalità di diffusione del quotidiano ed alla comunicazione esterna dei dati diffusionali e dei ricavi ad essi correlati».
A pesare sulla decisione del tribunale di Milano ci sono state di sicuro le dichiarazioni dell'ex amministratore delegato Gabriele Del Torchio che era arrivato nel 2016 per rimettere a posto i conti del giornale su indicazione dell'ex numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi. Per Del Torchio, Napoletano era a capo di tutte le scelte strategiche del giornale. L'ex ad aveva trovato una situazione fuori controllo dentro il quotidiano di Confindustria.
Agli atti furono anche acquisite 3 email che testimoniano come Napoletano avesse più volte cercato di influire sul nuovo piano industriale del Sole. Era stato lo stesso Del Torchio a firmare una relazione semestrale nel 2016 dove si parlava di errori e di modifiche alla modalità di rilevazione dei ricavi. In quegli anni, oltre a emergere una voragine nei conti da 50 milioni di euro come le spese fuori controllo della direzione, fu evidente che qualcosa non funzionava anche nel calcolo delle copie digitali vendute tramite la società inglese Di Source.