IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – SE NE VA LO STREPITOSO CARATTERISTA SPAGNOLO JESÚS GUZMÁN, 97 ANNI, CHE AVRETE VISTO IN TANTI SPAGHETTI WESTERN IN RUOLI FISSI DI BECCHINO O DI PRETE, MA È STATO ANCHE IL PIÙ PROLIFICO DEGLI ATTORI SPAGNOLI - LO RICORDERETE SICURAMENTE PERCHÉ CON BOMBETTA E OCCHIALINI NERI RISPONDE ALLA CELEBRE BATTUTA DEL COLONNELLO MORTIMER DI LEE VAN CLEEF CHE APRE “PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ” DI SERGIO LEONE - VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Se ne va lo strepitoso caratterista spagnolo Jesús Guzmán, 97 anni, che avrete visto in tanti spaghetti western in ruoli fissi di becchino o di prete, ma è stato probabilmente anche il più prolifico degli attori spagnoli. Lo ricorderete sicuramente perché con bombetta e occhialini neri risponde alla celebre battuta del Colonnello Mortimer di Lee Van Cleef che apre “Per qualche dollaro in più” di Sergio Leone, “Questo treno ferma a Tucumcari?”, con “No, questo treno non ferma a Tucumcari”.
A quel punto il Colonnello Mortimer chiude il libro che stava leggendo, adopera il freno d’emergenza e decide che quel treno fermerà a Tucumcari. Nella nostra testa Tucumcari è tutta lì, nella mitica battuta del film di Leone dove per la prima volta incontravamo Lee Van Cleef, allora oscuro caratterista di western americani che incontra un piccolo caratterista spagnolo dalla faccia buffa.
Nella sua lunghissima carriera, Jesús Guzmán ha fatto di tutto, una marea di western, come quelli di Rafale Romero Marchent, “Mani di pistolero”, “I morti non si contano”, Lo irritarono e Santana fece piazza pulita”, ma anche “La morte sull’alta collina” di Alfredo Medori, “Vado, vedo e spara” di Enzo Castellari, “Amico, stammi lontano almeno un palmo” di Michele Lupo. Leone lo richiama come il padrone della locanda per “Il buono il brutto il cattivo”.
Lo troviamo nelle buffe commedie spagnole anni ’60 con Marisol, le sorelle Pili e Mili, Manolo Escobar, ma soprattutto nella celebre serie tv spagnola “Cronicas de un pueblo” come il postino Braulio. E’ stato persino protagonista di qualche commedia erotica, come “Una prima en la banera” di Jaime G. Puig con Rosa Morata e “Amor y medias” di Antoni Ribas con Elena Maria Tejeiro.
Nato nel 1926 a Madrid, ha girato qualcosa come 138 film, iniziando nel 1956 con “Manolo guardia urbano” di Rafael J. Salvia con Manolo Moran, e proseguendo nella commedia con “Tres de la Cruz Roja”, “Rapina alle tre” di José Maria Forqué con José Luis López Vázquez, “El turista”. Con “I tre implacabili” di Joaquin Luiz Romero Marchent, il padre del western spagnolo, arriva al genere e diventa il becchino di fiducia delle coproduzioni italo-spagnole, ma è la sua partecipazione ai film di Leone che lo lancia davvero.
Fa il prete in “Sette donne per i MacGregor” di Franco Giraldi, il barista in “Vado, vedo e sparo”, ha il personaggio di “Allegria” in “I morti non si contano”. In mezzo a tanto cinema spagnolo di genere, viene esportato come becchino anche nel divertente “In viaggio con la zia” di George Cukor. Nel 1971 inizia la lunga serie televisiva “Cronicas de un pueblo”, dove lo troviamo come il postino Braulio per 89 episodi, fino al 1974.
Interpreta commedie di grande successo come “Zorrita Martinez” di Vicente Escrivà con Nadiuska e José Luiz Lopez Vasquez. Nel 1981 torna al cinema western con “Occhio alla penna” di Michele Lupo e nel 1987 lo ritroviamo nel cast del tardo film di Mario Monicelli “I picari” nel ruolo di gioielliere. Ha recitato fino all’ultimo, fra tv, corti e cinema, come dimostrano le sue apparizioni, già vecchissimo, in “Los del túnel” di pepon Montero o “El gran Vázquez” di Oscar Aibar.