IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – SE NE VA NELLA SUA ROMA CHE TANTO AVEVA ILLUMINATO PER IL CINEMA DI FELLINI E VISCONTI, GIUSEPPE ROTUNNO, 97 ANNI, UNO DEI PIÙ GRANDI DIRETTORI DELLA FOTOGRAFIA DI OGNI TEMPO. POTEVA VANTARSI DI AVER LAVORATO CON I PIÙ GRANDI REGISTI AMERICANI DEGLI ANNI ’60 E ’70. FOTOGRAFÒ E DIRESSE DUE CELEBRI SERIE DI CAROSELLI PER I BISCOTTI PLASMON NEL 1966 E NEL 1970 – VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Se ne va nella sua Roma dove era nato e che tanto aveva illuminato per il cinema di Fellini e Visconti, Giuseppe Rotunno, 97 anni, uno dei più grandi direttori della fotografia di ogni tempo.
Un gigante, che si era diviso non solo tra gli amici/nemici Visconti e Fellini, passando dai set di “Rocco e i suoi fratelli” e “Il gattopardo” a quelli di “Satyricon” e di “Roma”, o tra Mario Monicelli, “La grande guerra”, e Valerio Zurlini, “Cronaca familiare”, ma poteva vantarsi di aver lavorato da subito anche con i più grandi registi americani degli anni ’60 e ’70, un percorso che va da “La bibbia” di John Huston, “Jovanka e le altre” di Martin Ritt, “L’ultima spiaggia” di Stanley Kramer a “Conoscenza carnale” di Mike Nichols, “All That Jazz” di Bob Fosse, “Popeye” di Robert Altman, “Le avventure del barone di Munchausen” di Terry Gilliam.
Grande esperto del colore, che iniziò a lavorare come operatore alla macchina nei film operistici di Carmine Gallone e come assistente di G.R.Aldo in “Senso”, perfeziona la propria ricerca con film anche molto diversi come “Cronaca familiare” di Zurlini e “Fantasmi a Roma” di Antonio Pietrangeli, ma è con “Il gattopardo” di Visconti e con i capolavori di Fellini, “Toby Dammit”, “Satyricon”, “Casamova”, che lascia un segno indelebile nel cinema mondiale.
Nato a Roma nel 1923 a vent’anni è già sul set di “L’uomo dalla croce” di Roberto Rossellini, assistente alla macchina per Guglielmo Lombardi. Resterà assistente una decina d’anni, lavorando con direttori della fotografia come Gabor Pogany, Claude Renoir, e soprattutto Marco Scarpelli e G.R.Aldo, che possono dirsi i suoi maestri, legato il primo a Carmine Gallone e al suo cinema operistico a colori, “Casa Ricordi”, “Casta diva” e il secondo al Visconti di Senso”.
Nei primi anni ’50 diventa direttore della fotografia per grandi film spettacolari a colori come “Attila” di Pietro Francisci e “Tosca” di Carmine Gallone, ma il legame maggiore è con Luchino Visconti, che eredita da G.R.Aldo, morto improvvisamente sul set di “Senso”, e per il quale riprende tutti i grandi film del dopoguerra a cominciare da “Le notti bianche” e “Rocco e i suoi fratelli”.
Grande professionista, si divide con Tonino Delli Colli la scena maggiore del nostro cinema, anche se tocca solo marginalmente Pier Paolo Pasolini con l'episodio “La terra vista dalla luna” in “Le streghe” e il western, con il bellissimo “Amore, piombo e furore” diretto in Italia da Monte Hellman. Lavora moltissimo però nelle produzioni americane, sperimentando soluzione del tutto originali come in “Conoscenza carnale” di Mike Nichols o portando il suo sguardo nel musical di Bob Fosse “All That Jazz”.
Ma negli anni lavorerà con registi molto diversi, come Fred Zinnemann, “Cinque giorni una estate”, Sidney Pollack, “Sabrina”, “il Munchausen” di Terry Gilliam, lo sfortunato “Popeye”. Lavorerà con Vittorio De Sica, “Ieri, oggi, domani” e “I girasoli”, ma anche per Lina Wertmuller, il complesso “Film d’amore e d’anarchia”, per Sergio Corbucci, “Ecco noi per esempio”, per Marco Vicario, “L’erotomane”, per Salvatore Samperi, “Sturmtruppen” e per il buffo “Non ci resta che piangere” di Troisi e Benigni. Fotografò e diresse, e penso siano le sue uniche prove di regia, due celebri serie di Caroselli per i biscotti Plasmon nel 1966 e nel 1970.
Dopo aver vinto sette Nastri d’Argento, due David, due Bafta e aver avuto una nomination all’Oscar, per “All That Jazz”, negli ultimi vent’anni aveva soprattutto insegnato, al Centro Sperimentale di Cinematografia, aveva lavorato sui restauri dei capolavori di Visconti e Fellini, sempre molto attento e molto gentile.