IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - PERDIAMO ANCHE RICHARD RUSH, 92 ANNI, GENIALE REGISTA DEI PIÙ CELEBRI FILM DI HELLS ANGELS E MOTOCICLISTI PIPPATI NEGLI ANNI ’60, “ANGELI DELL’INFERNO SULLE RUOTE”, “PSYCH-OUT”, “VIOLENCE STORY”, POI DEL CULT MOVIE SESSANTOTTINO “L’IMPORTANZA DI ESSERE NORMALE” – LA SUA È SEMPRE STATA UNA GUERRA CON I PRODUTTORI PRONTI A TAGLIARE, A RIMONTARE FILM CHE ERANO PERFETTI COSÌ. IL SUO ULTIMO FILM, “IL COLORE DELLA NOTTE”, ERO-THRILLER CON BRUCE WILLIS E JANE MARSH VENNE MASSACRATO DALLA PRODUZIONE, CHE…. - VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Ahi! Perdiamo anche Richard Rush, 92 anni, geniale regista dei più celebri film di Hells Angels e di motociclisti pippati negli anni ’60, “Hells Angels on Wheels”/“Angeli dell’inferno sulle ruote”, “Psych-Out – Il velo sul ventre”, “Violence Story”, poi del cult movie sessantottino “L’impossibilità di essere normale” con Elliott Gould e Candice Bergen, infine di “Professione pericolo” con Peter O’Toole, film sul cinema, che finì con quattro nomination all’Oscar e gli riaprì la carriera o, almeno, il culto, alla faccia delle majors che lo avevano sempre odiato.
La sua è sempre stata una guerra con i produttori pronti a tagliare, a rimontare film che erano perfetti così. Il suo ultimo film, “Il colore della notte”, ero-thriller con Bruce Willis e Jane Marsh venne massacrato dalla produzione, che spingeva verso la chiave più erotica del film, e gli fece una guerra senza pietà per imporre contro il suo volere la sua versione.
Amico di Jack Nicholson fin da ragazzo, Richard Rush esordisce nel cinema con lui in uno dei suoi primi ruoli in “Too Soon To Love”, storia d’amore giovanile con uno sviluppo drammatico, mai arrivato in Italia.
Dirige poi in quel di Acapulco un mélo minerario con Merle Oberon ninfomane che si divide tra un fratello incestuoso, Curd Jurgens, e il più aitante Steve Cochran, “Amore e desiderio”, prodotto dalla New World di Roger Corman per la distribuzione della Fox.
Quando un piccolo produttore, Joe Solomon della Fanfare Films, si presenta con 100 mila dollari per lui e il contratto per un film con gli Hells Angels protagonisti, vorrebbe rifiutare, sa quanto possano essere pericolosi gli Hells Angels sul set, ma poi lo accetta, così gira “Hells Angels on Wheels” con Adam Roarke, un attore che ritroveremo in tutti i suoi film, Jack Nicholson, Sabrina Sharf e tutti gli Hells Angels di Oakland con il loro capo, Sonny Barger, di San Francisco, di Richmond, di Sacramento.
Subito dopo gira per la American International Pictures un film giovanile di auto da corsa con Annette Funicello e Fabian, “Thunder Alley”.
Lo troviamo in Spagna per un sorta di giallo prodotto da Sidney Pink, re della serie Z, “La mano del destino” con Tab Hunter e Luis Prendes. Nella sua autobiografia Tab Hunter raccontò che trovandosi in Spagna per girare un altro film, “The Christmas Kid” e trovando all’aeroporto il collega Jeffrey Hunter chiamato per “La mano del destino”, i due decidessero di scambiare i film. Nessuno se ne sarebbe accorto. Lo fecero e nessuno se ne accorse.
Non è un granché “Un agente chiamato Daggher” con Paul Mantee, Terry Moore e Jan Murray, spy con i nazisti redivivi comandati da un megalomane sulla sedia a rotelle, ma è molto riuscito “Psych-Out – Il velo sul ventre”, nuovo film di droghe e di hippies con Jack Nicholson, Bruce Dern, Susan Strasberg, Dean Stockwell, prodotto per la AIP da Dick Clark, che produce anche il successivo “Violence Story”, storia di motociclisti pazzi in giro per l’Indiana con Robert Walker Jr, Joanna Frank, Larry Bishop, Adam Roarke. Tarantino lo adorava al punto che lo scelse per aprire il primo Quentin Tarantino Film Festival a Austin in Texas nel 1997.
Con “Getting Straight”/”L’impossibilità di essere normale” con Elliott Gould e Candice Bergen, uscito subito dopo “Mash” nel 1970, e tratto da un celebre romanzo di Ken Kolb di tre anni prima su università, guerra in Vietnam e rivolte giovanile, Richard Rush passa dalle piccole produzioni alla Serie A.
Il film ha pure un grande successo, ma iniziarono i veri problemi del regista che si scontrò sempre di più con le major. Gli offrono la possibilità di girare “The Stunt Man” /”Professione pericolo”, tratto da un romanzo di Paul Brodeur, che voleva girare anche François Truffaut, e lo riprenderà come ispirazione in “Effetto notte”, ma ci metterà dieci anni per portarlo a termine.
In mezzo, cioè in dieci anni di tempo, girerà solo un altro film, uno dei primissimi buddy buddy di poliziotti, anche piuttosto riuscito, “Una strana coppia di sbirri” con Alan Arkin e James Caan, su soggetto di Floyd Mutrux. Arkin e Caan non sopportavano però che Rush perdesse più tempo dietro agli stunt men che a loro, che lo vedevano come un action comedy. Ma proprio per la cura degli scontri fra auto, delle azioni pericolose, il film funzionò benissimo e fece nascere un genere.
E qualcosa della follia del regista per le scene pericolose ritroviamo in “The Stunt Man”/”Professione pericolo” dove Peter O’Toole è un regista che fa fare ogi tipo di assurdità al suo stunt man, Steve Railsback. La Fox, malgrado le ben tre nomination del film, miglior attore, miglior regia e miglior sceneggiatura, non volle dare 3000 sale come sarebbe stato giusto, ma solo 200.
Così il film non andò come avrebbe potuto andare con il lancio dell’Oscar e non ci fu il giusto rilancio della stella di Ruchard Rush come ci si sarebbe aspettati. Così passarono altre quattordici anni prima che approdasse alla regia di un nuovo film. In mezzo ci furono due infarti e vari progetti che andarono in fumo, come “Air America”. Nel 1994 si ritrovò fra le mani un thriller erotico di un certo peso, “Il colore della notte”, con Bruce Willis e Jane Marsh, che, oltre a essere massacrato dalla produzione, sarà anche l’ultimo film del regista.