NON BASTANO POCO PIU’ DI DUE ORE PER RACCONTARE LEONARD BERNSTEIN – IL MAESTRO È STATO UNO DEI DIRETTORI D’ORCHESTRA PIÙ ESIBIZIONISTI, TEATRALI E CARISMATICI DI TUTTI I TEMPI, BRILLANTE SUL PALCO E INSICURO E RISERVATO NEL PRIVATO – ETERO CON LA MOGLIE E GAY CON TUTTI I SUOI “BOYFRIEND”, IL NUOVO BIOPIC DI E CON BRADLEY COOPER, “MAESTRO” NON RIESCE A CATTURARE TUTTE LE SFUMATURE DELLA SUA VITA E DELLA CARRIERA, COME IL FATTO CHE È STATO IL PRIMO STATUNITENSE A… - VIDEO
-Gregorio Moppi per www.repubblica.it
[…] Ecco Leonard Bernstein tale e quale. Attacca così Maestro, il film di e con Bradley Cooper (su Netflix). Biopic biografico più che artistico. […] Perché qui interessa non tanto il Maestro, quanto l’uomo.
Brillante. Sofisticato. Carismatico. Affabile. Famelico di esperienze: per non venir sopraffatto dalla depressione rifugge inoperosità e solitudine. […] Padre e marito sensibile, innamoratissimo della moglie Felicia (che l’ha scelto conoscendone le complessità), via via che invecchia si accompagna a boyfriend sempre più giovani. […]
E proprio il sottolineare quanto quest’uomo sia molte cose contemporaneamente schiude uno spiraglio sull’aspetto più rilevante del suo policentrismo, quello musicale. Amori multipli riflesso di creatività multipla. Questa però importa meno al film: due ore srotolate con una flemma antitetica alla vorticosa esuberanza che ha segnato l’esistenza di Bernstein[…] bricioline che concorrono a tratteggiare la poliedrica personalità del Maestro. La cui ambizione era comporre. E l’ha fatto, certo.
Già solo West side story basterebbe. Però non gli è riuscito comporre quanto avrebbe desiderato, dato che gliene ha tolto il tempo la carriera da direttore giramondo, di divulgatore tv, di insegnante generoso. A ciascuna di queste facce il film dedica un tassello: il mentore Koussevitzky che lo sprona a far soltanto il direttore, il debutto con la New York Philharmonic in sostituzione di un grande collega indisposto […] la fortuna dei suoi musical a Broadway, le lezioni per i giovani talenti a Tanglewood.
Manca invece il Bernstein al di qua dell’oceano. Come se non fosse stato il primo statunitense a dirigere un’opera alla Scala (con la Callas in scena), di casa alla Filarmonica di Vienna, sul podio di una memorabile Nona di Beethoven a Berlino dopo la caduta del muro. A meno che tutto questo non si consideri condensato nella sequenza clou: l’esecuzione del finale della seconda sinfonia di Mahler con la London Symphony nella cattedrale inglese di Ely.
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