NON È UNA FICTION: LA RAI È "ABUSIVA" - COME MAI IL SET DOVE VIENE GIRATA LA SEGUITISSIMA FICTION "IL PARADISO DELLE SIGNORE", ISPIRATA AL ROMANZO DI ÉMILE ZOLA, DEVE ESSERE DEMOLITO? PERCHÉ GLI STUDI SONO IN UN'AREA PROTETTA E IL CAMPIDOGLIO CHIEDE DI SMANTELLARLI DAL 2019 - ORA IL TAR GLI HA DATO RAGIONE: "REALIZZATI NEL PARCO DI VEIO SENZA PERMESSI" - MA È GIÀ PRONTO IL RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO...
-Michela Allegri per “Il Messaggero”
È una delle fiction di punta della Rai, seguitissima e arrivata quinta stagione. Ma ora una sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio rischia di scalfire il successo della soap che dal 2015, ogni pomeriggio, fa compagnia agli italiani sintonizzati su Rai 1. C'è un incidente di percorso: Il Paradiso delle signore, la fiction ispirata al romanzo di Émile Zola, viene registrata in un set abusivo, all'interno del Parco di Veio, in un'area che è riserva naturale. Il Comune di Roma e l'Ente Parco da due anni hanno disposto la demolizione della struttura e adesso i giudici hanno dato loro ragione, respingendo il ricorso presentato dalla Videa Studios spa, la società proprietaria degli studi cinematografici.
GLI STUDI
Gli studi Videa sono famosissimi: registi del calibro di Federico Fellini, Pietro Germi e Mario Monicelli hanno girato nei centri Vides capolavori come Amarcord, Divorzio all'italiana e I soliti Ignoti.
Gli stabilimenti sono immersi nel parco della riserva naturale e comprendono 60 ettari di bosco. Le costruzioni realizzate nel corso degli anni sono state progressivamente sanate e condonate. Ma da un sopralluogo effettuato dall'Ente Parco e dal Campidoglio è emerso che, invece, il set della fiction Rai sarebbe abusivo, perché situato all'interno del perimetro protetto e privo delle autorizzazioni necessarie.
«Non ne sapevamo nulla - ha dichiarato Giannandrea Pecorelli, produttore della serie con la sua Aurora Tv - ci è stato detto che i permessi per costruire il set erano in regola». In effetti, la casa di produzione e la Rai non sono menzionate nella sentenza, che riguarda unicamente gli studi cinematografici.
Nella sentenza, depositata pochi giorni fa, vengono ripercorse le tappe della vicenda. Il primo ordine di demolizione è del 9 aprile 2019 e viene emesso dall'Ente regionale Parco Naturale di Veio. Il secondo è del 25 giugno 2019 ed è firmato da Roma Capitale. Tutto nasce da un sopralluogo del gennaio 2019 con il quale - si legge negli atti - l'Ente Parco accerta la presenza di opere abusive, realizzate «senza titoli autorizzativi, senza nulla-osta» in una zona protetta, sulla quale vige il divieto di realizzazione «di strutture non amovibili e non temporanee».
La Videa, però, sostiene che c'è stato un errore di valutazione: i manufatti sono regolari, visto che si tratta di «opere di natura precaria e temporanea, utilizzate per le riprese della soap Il Paradiso delle Signore, con set successivamente smontabile».
Il ricorso al Tar consente di bloccare la procedura: all'inizio del 2020 il Consiglio di Stato - ribaltando una decisione del Tribunale amministrativo - stabilisce in sede cautelare che, prima di effettuare la demolizione, sarà necessario attendere una sentenza definitiva, visto che «gli impianti sono impegnati nella produzione di un programma televisivo di rilevanza nazionale, con il concreto rischio di chiusura del centro di produzione, anche a danno del personale».
In febbraio, un nuovo passaggio: il Campidoglio rigetta l'istanza di sanatoria fatta dagli Studios con questa motivazione: si tratta «di opere abusive, prive del nulla-osta, mancanti del parere sul vincolo idrogeologico, in area soggetta a vincolo paesaggistico, con alcuni locali privi dei requisiti di idoneità igienico-sanitaria». Anche questa decisione viene impugnata dalla Videa.
LA DECISIONE
Il Tar dà ragione all'Ente e al Comune di Roma. I giudici sottolineano che le opere contestate (tensostrutture, camerini, container, magazzini, servizi, una piscina fuori terra, gazebo) «rappresentano un intervento, all'interno del Parco di Veio, di notevolissime dimensioni, da considerarsi unitario, composto da opere tutte funzionalmente volte alla produzione di una serie televisiva in onda da anni e ormai giunta alla quinta stagione».
Il risultato è un'alterazione profonda e, soprattutto, «permanente» della riserva naturale. Per i magistrati, prima di procedere alla realizzazione del set era necessario ottenere il nulla-osta dall'Ente. Ora Videa, assistita dal professor Federico Tedeschini, sta già preparando il ricorso al Consiglio di Stato.
«Non si tratta di manufatti stabili, ma smontabili - spiega Tedeschini - Il set esisteva già e Videa si è limitata ad acquistarlo. Si trova oltretutto in una parte del Parco degradata, dove altri manufatti sono stati condonati. L'Ente dovrebbe provvedere a una riperimetrizzazione del Parco. Faremo valere queste ragioni di fronte al Consiglio di Stato, che ha già sposato la nostra tesi nella fase cautelare».