UNA NOTTE IN BLANCO – SECONDO ALCUNI TESTIMONI, SUBITO DOPO AVER PRESO DISTRUTTO I FIORI SUL PALCO DELL'ARISTON, DIETRO LE QUINTE BLANCO È APPARSO CONFUSO, E SI È SCUSATO CON AMADEUS E CON GLI AUTORI – POI HA LASCIATO IL TEATRO SENZA DIRE UNA PAROLE E, DOPO ORE “FURIOSE” E UNA RIUNIONE NOTTURNA CON LO STAFF, ALLE 4.30 HA PUBBLICATO SU INSTAGRAM LA SUA “POESIOLA” DI SCUSE. QUINDI HA LASCIATO SANREMO…
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Estratto dell'articolo di Emilio Marrese per “la Repubblica”
[…] Andato via da trionfatore l'anno scorso Blanco, martedì sera Riccardo Fabbriconi (sempre lui) ha lasciato Sanremo dall'uscita sul retro, manco fosse un latitante, protetto e blindato da famiglia e staff per tutto il giorno. Un biglietto di scuse in rima su Instagram, partorito alle 4.30 del mattino, e via (forse verso la sua Calvagese della Riviera sul Garda), inseguito dal coro di florovivaisti, ministri, assessori, neurologi, abbonati Rai, psicoterapeuti, dotti, medici e sapienti intervenuti nell'inevitabile dibattito lampo […]
Rivediamola un momento al Var. Blanco, vent'anni domani (auguri), non ha interrotto la band perché era un'esecuzione "half playback": cioè lui stava cantando davvero mentre i musicisti facevano finta, e il trucco non andava svelato. Pareva brutto, avrà pensato lì per lì mentre gli saliva il panico, far vedere che si stoppava la musica e gli altri continuavano a suonare. Quello che è seguito, non è stato migliore.
Inoltre, secondo altre voci di corridoio, the bad guy non ha continuato comunque a cantare ignorando il blocco dei suoi auricolari - proprio suoi nel senso che, come ogni artista, se li era portati da casa, non erano della Rai - perché, tipo airbag, si sarebbe attivato l'Auto-Tune, cioè quella sorta di photoshop della voce che evita le stecche: alcuni cantanti lo vogliono, altri come lui no. Insomma, tecnicamente non c'erano vie d'uscita possibili. E allora Blanco s'è dato al giardinaggio in diretta, fuori di testa, altro che Måneskin.
Non era tutto diabolicamente scritto sul copione. Sì, il finale prevedeva che Blanco tirasse due calci a una rosa e si sdraiasse fetale nell'aiuola, come nel video della sua canzone L'isola delle rose: non che si trasformasse in Balotelli e rizollasse il palco, memore del suo passato da calciatore quando era detto Fabbro. Sarà contento il suo sponsor Adidas, che l'aveva vestito con la maglia azzurra della Nazionale.
[…] Testimoni diretti dell'incidente garantiscono la disperazione autentica dietro le quinte dell'Ariston della delegazione Universal, la casa discografica. E un Blanco contrito e confuso mandato subito a scusarsi nei camerini con autori e conduttori.
"A vent'anni ho fatto anche di peggio, magari non in prima serata..." ha poi detto Morandi. "Chiedo scusa alla città dei fiori" ha titolato Blanco la sua poesiola: "Ti ho messo in lacrime/come la mia mamma, Ariston/Mi hai visto fragile come un bimbo/e qui proprio qui, dove/mi hai insegnato a correre, sono caduto... Non sono perfetto come mi volevi/ma finalmente sono me stesso/Ti voglio bene Ariston/con tutta la mia follia".
"Blanco - ha accettato le scuse Amadeus - è consapevole di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto. Non ha chiesto di essere capito ma di essere perdonato. Ha sbagliato e lo sa per primo". Nessuna squalifica in vista. Giusto un anno fa, quando c'era invece da celebrare il nuovo golden boy che, pur scartato da X Factor, aveva conquistato la vetta della musica, il padre Giovanni, informatico romano, raccontò che al suo ragazzo "un po' esuberante" piaceva "correre nudo nei boschi: la parte folle di mio figlio si manifesta non raramente". Ecco.