PILLOLE DI POLITICAMENTE MOLTO SCORRETTO - G. SALLUSTI: “LILLI GRUBER SI È SENTITA RIVOLGERE LA SEGUENTE DOMANDA A UN CONVEGNO: ‘RITENETE MARIO GIORDANO UN VOSTRO COLLEGA?’, E SI È ESIBITA IN UNO STRIDULO “BEHBEHBEHBEHBEH” - “CI SAREBBE MATERIALE PER DODICI PUNTATE DI ‘OTTO E MEZZO’ CONTRO IL BODY SHAMING, SE LA PROTAGONISTA NON FOSSE LA CONDUTTRICE” - LA REPLICA DEL CONDUTTORE DI “FUORI DAL CORO”: "SE PER ESSERE TUOI COLLEGHI BISOGNA FARSI VEDERE SUGLI YACHT CON DE BENEDETTI ALLORA SONO ORGOGLIOSO DI NON ESSERLO..."
-Mario #Giordano risponde a Lilli Gruber che l'aveva scimmiottato durante un convegno
"Cara Lilli, sono orgoglioso di non essere tuo collega"#staseraitalia #Sgarbi #NoGreenPass #Covid #vaccini #16Novembre #ottoemezzo #Fuoridalcoro pic.twitter.com/ExNMLRHCZo
— Emei Markus (@EmeiMarkus) November 16, 2021
1 - Giordano si vendica con la Gruber, con chi sale sullo yacht
Lilli Gruber lo sfotte per il tono della voce e dice che non è un suo collega. Mario Giordano, però, non ci sta e durante la sua "Fuori dal coro" si prende una tremenda vendetta. "Ebbene sì, ho una brutta voce, ho un difetto fisico - ammette Giordano - ma che la regina del politicamente corretto prenda in giro una persona per i suoi difetti fisici...beh a che livello sei caduta cara Lilli...".
E non è finita qui. Poi va in scena la vera vendetta con tanto di copertina della Gruber con De Benedetti. "Cara Lilli - incalza Giordano - se per essere tuoi colleghi bisogna partecipare alle riunioni dei ricconi del Bilderberg e farsi vedere sugli yacht con De Benedetti allora sono orgoglioso di non essere tuo collega". Colpita e affondata.
2 - PILLOLE DI POLITICAMENTE MOLTO SCORRETTO
Giovanni Sallusti per Dagospia
*autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore
Caro Dago,
non c’è niente da fare, tocca tornare a Orwell, per decrittare gli impazzimenti quotidiani dell’era Politicamente Corretta. “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
Eccola lì, l’essenza di ogni autoritarismo, il doppiopesismo logico e morale tra l’oligarchia che impugna il manganello e la plebe che lo assaggia. E questo autoritarismo sghembo, patinato e buonista che ci è toccato in sorte non fa eccezione.
Prendete l’ultima prodezza di una vera e propria Erinni del Politicamente Corretto, Dietlinde Gruber detta Lilli, occhiuta setacciatrice di ogni sbavatura stilistica in odore anche vago di machismo, sessismo, sovranismo (qualunque cosa voglia dire), fascismo (ammesso voglia dire ancora qualcosa).
Ebbene, la giornalista competente e progressista si è sentita rivolgere la seguente, fondamentale domanda a un recente convegno (in queste occasioni l’intervistatore svolge invariabilmente la funzione dell’intellettuale cortigiano, con particolare attenzione al secondo aspetto, l’intelletto è opzionale): “Ritenete Mario Giordano un vostro collega?”.
La Gruber quasi non crede a cotanto assist, a questo rigore a porta vuota davanti allo scalpo di un reprobo così manifesto per l’ideologia dei Buoni, e infatti esordisce con un risolino di compiacimento.
Dopodiché si lancia: “Allora, rispondo prima io perché non sono neanche sicura…”, quasi a mettere in dubbio l’esistenza stessa del dissidente, come da consolidata tradizione sinistra. Ma è solo un pretesto per vibrare il vero colpo: “Sì, se faccio un verso sai chi è, questo Giordano”.
E, avendo ormai creato il clima per l’esecuzione pubblica, può esibirsi in un forzatamente stridulo “Behbehbehbehbeh…”, che vorrebbe essere la parodia della voce del reprobo (il video è stato mostrato nella puntata di ieri di Fuori dal Coro). Il quale sì, è dotato di un timbro vocale più acuto della media, diciamo pure nettamente più acuto della media (per noi che non ci siamo mai candidati col Pd è una caratteristica descrittiva, non valutativa, quindi ci possiamo permettere di non essere reticenti).
Quindi: l’anchorwoman impegnata, e sempre dalla parte giusta, che ha scritto un libro contro “la cultura delle 3 V” dell’odio maschilista (volgarità, violenza, visibilità), sforna un’uscita che sarebbe considerata volgare in qualunque bar di periferia, violenta come solo può esserlo l’irrisione per un (presunto, sempre dalle parti civili e democratiche) difetto fisico in assenza del difettato, e che sfrutta tutta la forza della visibilità dell’autrice, una signora (sì può dire, senza che indichi eccesso testosteronico?) che va in onda ininterrottamente da lustri in prima serata su reti televisive nazionali.
Ci sarebbe materiale per dodici puntate di “Otto e mezzo” contro la barbara usanza contemporanea del body shaming, se la protagonista non fosse la conduttrice del medesimo.
Per cogliere quanto l’ipocrisia doppiopesista sia l’alfabeto del Politicamente Corretto di rito gruberiano (che poi è una mera importazione di mode d’Oltreoceano, non vorremmo la nostra si montasse la testa), propongo un esperimento mentale: provate a invertire i poli attoriali della scena.
Mario Giordano, in esordio di trasmissione, chiamando a sé l’ormai mitologico regista/spalla (“Donato!”), maramaldeggia: “Aspetta, questa Gruber, non sono neanche sicuro… Sì, se faccio una smorfia sai chi è, questa Gruber”.
E si mette lì a stringere i labbroni, in una parodia oscena delle labbra della collega, fattualmente, legittimamente e innocentemente più voluminose della media. Chiaro cosa sarebbe accaduto, no? Fucilazione del reprobo a reti unificate, editoriali prestampati in serie sull’orrido maschilismo becero-destrorso che non passa, comunicato di scuse di Mediaset con pellegrinaggio in ginocchio di Piersilvio alla sede di La7.
Noi non vogliamo niente di tutto ciò, ovviamente, siam mica sgherri del pensiero unico. Solo, ci permettiamo di dire a Lilli che, se lei chiude il suo libro con l’ambizioso programma di “rieducare il maschio”, a volte basterebbe la sana, antica, reazionaria educazione. E sì, vale anche per la femmina.