QUINCY JONES, IL "DOMATORE" DELLE STAR - GINO CASTALDO RICORDA IL LEGGENDARIO PRODUTTORE DI ARTISTI DEL CALIBRO DI MILES DAVIS, FRANK SINATRA, MICHAEL JACKSON E MOLTI ALTRI, MORTO IERI A 91 ANNI: "UN UOMO DA DIETRO LE QUINTE, UN ARTIGIANO SAPIENTE, UNA DELLE FIGURE CENTRALI DEL POP DEL NOSTRO TEMPO, IN GRADO DI FARSI ASCOLTARE DA ARTISTI CHE NON SI FACEVANO TOCCARE DA NESSUNO. ERA TRA I POCHI IN GRADO DI RENDERE EVIDENTE L’IMPORTANZA DEL PRODUTTORE…"
-Estratto dell'articolo di Gino Castaldo per "la Repubblica"
Addio grande burattinaio, manovratore eccellente, domatore di intoccabili mostri sacri come Miles Davis, Frank Sinatra e Michael Jackson. […] Il solo al mondo a poter gestire con autorità, in una manciata di ore, la più grande assemblea musicale mai concepita nella storia della musica popolare.
Quell’uomo era Quincy Jones e godeva di un prestigio assoluto, poteva mettere in riga i più colossali “ego” della musica americana, da Springsteen a Bob Dylan, passando per Diana Ross e Dionne Warwick o chiunque altro fosse stato lì, in quella stanza, nel gennaio del 1985 per onorare la mobilitazione in favore dell’Africa. I 28 Grammy guadagnati danno solo un’idea della vastità del suo lavoro, con oltre 2000 brani registrati, una cinquantina di colonne sonore. […]
Massimo rispetto, massimo risultato, questo è il segreto che Jones ha costruito in tanti anni di lavoro nelle sue innumerevoli vite. Perché di questo parliamo: jazzista, produttore, compositore, arrangiatore raffinato (ascoltate Misty cantata da Sarah Vaughan). […]
Questo era Quincy Jones, un uomo da dietro le quinte, un artigiano sapiente, una delle figure centrali del pop del nostro tempo, in grado di farsi ascoltare da artisti che non si facevano toccare da nessuno, vedi Miles Davis, che addirittura accettò di condividere il suo nome nell’intestazione di un disco, Miles & Quincy, onore concesso a pochissimi. Ha lavorato con centinaia di artisti, da Count Basie a Barbra Streisand, e per questo la sua vita è uno spaccato unico e ineguagliabile della musica americana.
Era tra i pochi in grado di rendere evidente quello che al grande pubblico è per ovvi motivi meno evidente, ovvero l’importanza del produttore. […] Il caso eccezionale è l’incontro con Michael Jackson, che sembra avere qualcosa di fiabesco fin dall’inizio, intanto perché avvenne sul set di The wiz, un singolare caso di blaxploitation, in cui Sidney Lumet provò a rivedere Il mago di Oz in chiave afroamericana.
Il protagonista, accanto alla sua adorata Diana Ross, era appunto Jackson, in procinto di avviare la sua carriera solista. […] “Quincy, please, will you be my producer?”. Jones, com’è noto, disse sì e insieme realizzarono Off the wall, un successo da svariati milioni di copie, ma era solo l’inizio della storia che portò nel 1982 al capolavoro, nonché uno dei dischi più venduti della storia. Thriller è molto più di un disco, va da sé, è uno di quei punti attrattivi attorno al quale ruotano stili, comportamenti, innovazioni, schemi produttivi, intuizioni visive e coreografiche, e più o meno da quando è uscito si continua a discutere del ruolo di Quincy Jones.
Quanto è stato determinante? La percentuale oscilla a seconda dei punti di vista ma è universalmente accettato che la sua parte di produttore sia stata decisiva. Ecco cosa può essere un produttore: un artista capace di esaltare altri artisti, capace di estrarre le pepite d’oro nascoste nei tunnel oscuri delle miniere della creatività. Dopo Bad, altro successo, il rapporto con Jackson si esaurì. Qualcosa si guastò, non sappiamo esattamente cosa ma qualcosa successe; eppure Jones, nella sua signorilità, non ha mai voluto parlarne. […]