"GENTE CON LA TERZA MEDIA E' RIUSCITA A CREARE CULTURA" - IL LIBRO "GRUNGE IS DEAD" RIPERCORRE LA STORIA DELLE BAND FORMATE DA TOSSICI IN PARANOIA, "LOSERS EMARGINATI", CHE HANNO STRAVOLTO IL MONDO - BARBARA COSTA: "IL GRUNGE È L’EQUIVALENTE SONORO DEL VOMITARE, È UN ASSALTO, SGRADEVOLE, PORTATO SUL TRONO DEL MONDO OCCIDENTALE DA MUSICISTI DISADATTATI, RAGAZZI CUPI E FRAGILI, COME UN TALE, KURT COBAIN" - QUELLA VOLTA CHE KRIST NOVOSELIC, A UNA FESTA, UBRIACO, È SALTATO NUDO SU UN FALÒ, E SI È BRUCIATO LE PALLE…
-Barbara Costa per Dagospia
“Porca p*ttana, succedevano cose pazzesche a Seattle!!!”. Per la p*ttana, se era vero, e noi qui, in Italia, appresso alla saga di Al Bano e Romina, e a Eros Ramazzotti e alla sua terra promessa, quando la terra promessa 30 e più anni fa era Seattle! E se non c’eri, o se c’eri ma vagivi, o se c’eri ma guardavi altrove, prendi e leggi "Grunge Is Dead", di Greg Prato, appena uscito in nuova edizione.
Quel ruggito, quel ribollire di energia e elettricità, tutto quello che veloce è successo e veloce è imploso, Greg Prato te lo fa raccontare da chi c’era, in una cacofonia di voci incredule a ripensare come “gente con la terza media e nemmeno, chiusa in una città merd*sa”, sia riuscita a creare cultura, a stravolgere cultura, e mezzo mondo. Le band grunge erano formate da tossici in paranoia, “losers consapevoli di essere degli emarginati”, “figli di boscaioli, capelli lunghi mal lavati e non pettinati, e camicie di flanella e Doc Martens”, che si inventano una musica chiamata grunge. E che è questo grunge?
Non si sa come sia venuto fuori il termine, Lester Bangs lo utilizzava già nel '72, ma c’è chi dice sia stato “Kirk Hammett, dei Metallica, ad aprire le cateratte”, boh, forse, no, “grunge è lo sporco nello scarico dell’acquaio in cucina, è il laniccio dentro l’ombelico”, ma musicalmente è “un ritorno, a livello di strutture compositive, e melodie, al più classico rock”.
Il grunge è l’equivalente sonoro del vomitare, è una muraglia di suono, che ti aderisce addosso, il grunge è un assalto, sgradevole, portato sul trono del mondo occidentale da musicisti disadattati, ragazzi cupi e fragili, come un tale, Kurt Cobain, uno che parla poco, “che gira con un topolino ammaestrato su una spalla”, “ha bassa tolleranza nei confronti delle stupidaggini”, dice che ha la nausea e gli fa male lo stomaco, e paga il caffè dicendo di passare presso un certa Sub Pop, e lì ti danno un disco con un solo brano, "Love Buzz".
Questo tipo qui suona in una band “con un nome tremendo, Nirvana”, “con altri due fessi”, e però “porca vacca, come facevano a suonare come fossero stati in nove?!? In fretta migliorarono, musicalmente crebbero. Cobain pareva un incrocio tra Charles Manson, e Gesù Cristo, e Johnny Rotten. Lo sai che Krist Novoselic, a una festa, ubriaco, è saltato nudo su un falò, e si è bruciato le p*lle?”. I Nirvana, come gli altri, suonavano con strumenti scadenti perché non potevano permettersene altri.
Tutti senza un soldo, a mangiare patate crude, bere birra cattiva e a saltare su e giù per illudersi sazi, e alcuni si fidanzano con spogliarelliste, o con prostitute, derelitte come loro ma in grado di racimolare qualche dollaro. Senza una casa, questi musicisti vivono nei furgoni, dormono sul palco, dormono sul pavimento, o in case più simili a pisciatoi. Inca*zati col mondo, sociofobici, infelici, ma consapevoli che senza la musica – quella musica – la loro vita avrebbe fatto ancora più schifo.
Tra di loro si innalzano donne “che mettono paura” (Susan Silver, sì. E Courtney Love, e Kim Gordon, e Kathleen Hanna) che non stanno con le band ma che mettono su band, donne che fanno da sole, gridano e suonano la loro rabbia contro ogni sopruso, ogni “p*ttana”, ogni “tr*ia”: il male che gli hanno fatto e gli fanno lo esibiscono, sulle braccia, sanguinanti a rossetto rosso. Le donne grunge calpestano tutto, e tutti, ma più gli uomini porci, perché “dead men don’t rape!”.
Hai presente la strozzatura centrale di una clessidra? A un certo punto, nel 1991, Seattle fu quella strozzatura. Accade qualcosa di grosso, accade che quattro band di Seattle – Soundgarden, Nirvana, Alice in Chains, Pearl Jam – hanno i loro dischi primi in classifica. Senza marketing o promozione ("Man In The Box", degli Alice in Chains, diventa una hit, e le radio avevano paura a trasmetterla!) se non con video girati di malavoglia e passati da MTV senza sosta.
All’improvviso "Smell Like Teen Spirit", non si sa come né perché, ma lo senti e lo vedi girare ovunque. I dischi grunge si vendono a caterve. Tutti li vogliono. Dopo anni passati a suonare davanti a 10, 15 persone “che avevi dovuto convincere a venirti a sentire”, il mondo si mette in ascolto, “l’intero pianeta del ca*zo, amico!”. Gente che poco prima dormiva in macchina, in strada, o sul divano altrui, firma con le major. E subito dopo… è agli stessi protagonisti grunge che non va bene più. Si scoprono dalla fama instupiditi e terrorizzati. Il successo, non è roba per loro, e lo scaricano per il cesso. Gli preferiscono l’eroina.
Eccola qua, la rovina dell’intera scena. Praticamente tutti, prima o poi, ci cascarono dentro, e in pieno. “Quando mi sono fatto la prima pera”, ha detto Layne Staley, degli Alice in Chains, “mi sono inginocchiato, e ho ringraziato Dio da quanto stavo bene”. I suoi testi sono cruda e senza filtri testimonianza di cosa sia vivere e morire da eroinomane. "Down In a Hole": Layne era quello che scriveva, cantava, quello che si bucava. Layne più di altri decise di andare a fondo, di guardar dentro quel baratro, non tornando più indietro. "No Excuses". Ago e morte.
Voler stare davanti a un pubblico, al tempo stesso odiare di stare davanti a un pubblico… sul tetto del mondo e da quel tetto voler scendere, decidendo di scomparire, inghiottito nell’ero. Senza più denti, due dita (“aveva le vene ormai compromesse, che non irroravano più sangue alle mani”), un giorno gli buttarono giù la porta e rinvennero Layne morto, da 15 giorni, ago in vena, e più dosi pronte. Era il 5 aprile 2002.
Otto esattissimi anni dopo Cobain. Grunge is dead nell’ero, e in uno sparo. Kurt Cobain, Layne Staley, danno quelle risposte che non si vogliono sentire. Brividi lungo la spina dorsale che non si vogliono provare. E allora che è quella voglia di ascoltarli? Non tutti siamo Eddie Vedder, i Pearl Jam sono rimasti in piedi, bravi loro, il resto… 'fanc*lo, siamo soltanto esseri umani, sicché, che altro dire, “l’ultimo che lascia Seattle, spenga la luce”.