"I JALISSE VINSERO INASPETTATAMENTE PER UN INCROCIO DI VOTI ARRIVATI DA VARIE GIURIE…" - PIERO CHIAMBRETTI, CHE CONDUCEVA L'EDIZIONE DEL 1997 RICORDA IL SUCCESSO DELLA COPPIA RICCI-DRUSIAN: "ERO NEL RETROPALCO CON MIKE E RIMANEMMO SORPRESI. OGGI FAREBBERO PIÙ STRADA, ALLORA SUBIRONO L'HANDICAP DELLA LORO IMMAGINE, INSUFFICIENTE AD ARRIVARE A UN PUBBLICO NON GIOVANE. LA LORO CANZONE, "FIUMI DI PAROLE", NON ERA NÉ BRUTTA NÉ BELLA MA FU CROCIFISSA PER VENT'ANNI. E NEL GIORNO DELLA LORO VITTORIA..."
UBI MAJOR, JALISSE CESSANT! ECCO COSA C’E’ DIETRO LA 25ESIMA ESCLUSIONE AL FESTIVAL DELLA COPPIA – “SIAMO NATI INDIPENDENTI, ABBIAMO APERTO LA NOSTRA PICCOLA CASA DISCOGRAFICA NEL 1992, QUANDO LE MAJOR NON ERANO INTERESSATE. ABBIAMO VINTO E SONO VENUTI TUTTI A BUSSARE ALLA NOSTRA PORTA, NOI PERÒ ABBIAMO SEMPRE VOLUTO MANTENERE IL NOSTRO PROFILO INDIPENDENTE E ANCHE QUEST'ANNO È STATO COSÌ. NON VOGLIO PENSARE PERÒ CHE SIA PER QUESTO, PERCHÉ…" - L'AUTO-IRONIA DEL PIDDINO GIANNI CUPERLO CHE SI PARAGONA AI JALISSE
Michela Tamburrino per "la Stampa"
Piero Chiambretti parla del Festival di Sanremo e nella sua voce appare il luccichio degli occhi. Pare faccia questo effetto a chi lo ha praticato e lui ne è stato parte per tre volte. La più significativa, creata a immagine e somiglianza autoriale da Chiambretti stesso, è l'edizione 1997, vinta dai Jalisse un attimo prima di sparire.
Chiambretti, che ricordi ha di allora?
«Di quel Sanremo ricordo ogni dettaglio. Fu meraviglioso, si combinarono l'utile e il dilettevole, sul palco dell'Ariston m' innamorai di una violinista dell'orchestra, e funzionò a pieno la sit-com che avevo creato con Mike Bongiorno padre, Valeria Marini la sposa promessa e io il figlio che come un angelo pendeva dal cielo in forma metafisica. Un paradosso per chiamarmi fuori dalla messa cantata sanremese».
Che Rai era quella che faceva il Festival?
«Una Rai che produceva in toto la manifestazione, che sceglieva conduttori e artisti. Era un festival importante dopo anni di egemonia del grande Pippo Baudo. Fui invitato a condurlo con Raffaella Carrà che all'epoca rinunciò per poi accettare l'edizione 2001 dove poi arrivai anch' io come guastatore».
Invece nel 1997?
«Non mi sentivo pronto ad ereditare una manifestazione orfana di Pippo. Allora pensai che l'unico a poter colmare quell'assenza fosse Mike Bongiorno che arrivò come un bambino felice. La Marini in quel momento era la soubrette per eccellenza capace di racchiudere nel suo capace corpo la bruna e la bionda di baudiana memoria».
Quale fu la sua canzone preferita?
«Era di Vasco Rossi e la cantava Patty Pravo, E dimmi che non vuoi morire, vinse il premio della critica, un brano bandiera capace di suggellare un festival perfetto per ascolti, tra i più alti della storia sanremese».
Invece vinsero i Jalisse...
«Vinsero inaspettatamente per un incrocio di voti arrivati da varie giurie. Io ero nel retropalco con Mike e rimanemmo sorpresi. Oggi farebbero più strada, allora subirono l'handicap della loro immagine, insufficiente ad arrivare a un pubblico non giovane. La loro canzone, Fiumi di parole, non era né brutta e né bella ma fu crocifissa per vent' anni. Nel giorno della loro vittoria si compì la loro fine mediatica. Hanno pagato uno scotto incomprensibile. A me sono simpatici e mi è dispiaciuto».
Da poco è in libreria una sua autobiografia Chiambretti, nella quale racconta anche dei suoi Festival. Oggi che conduzione adotterebbe e le andrebbe di condurlo ancora?
«Mi piace la direzione scelta, guardare ai giovani, ai talent, a presenze provocatorie che rappresentano diverse identità, più qualche evergreen per soddisfare quelli d'età. Pippo Baudo era un purista e nel 2008 pagò il fatto di non aver guardato ai nuovi bacini di talenti. Sanremo è una scommessa che qualsiasi autore prenderebbe in esame. Nella mia vita mi sono tolto la soddisfazione per tre volte più due dopo festival. Ci posso stare».
Senza Fiorello, che cosa aspetta Amadeus quest' anno?
«Ma siamo sicuri? Io penso che alla fine Fiorello ci sarà e che non lascerà Amadeus da solo. È una tecnica già utilizzata quella del non vado per poi andare. Altrimenti, a rimetterci sarebbe soprattutto Amadeus».