"LORENA CESARINI? UN DISASTRO" - SELVAGGIA LUCARELLI ACCOMPAGNA ALL'USCITA L'ATTRICE SMOCCIOLANTE CHE HA INFLITTO UN PIPPARDONE INSOPPORTABILE SUL RAZZISMO DAL PALCO DI SANREMO: "PERCHÉ NON POTEVA GODERSI IL SUO MOMENTO E LA SUA SERATA ANZICHÉ INDOSSARE IL VESTITO DELLA VITTIMA CHE DEVE DIRE PER FORZA QUALCOSA CHE SCUOTA LE COSCIENZE, PERCHÉ UNA DONNA CHE SALE SUL PALCO NON PUÒ ESSERE SEMPLICEMENTE BRAVA E DIVERTENTE? NO, DEVE AVERE L’INVESTITURA DELLA MISSIONE. PURE SE NON HA LA STRUTTURA PER SOSTENERLA"
-Estratto dell'articolo di Selvaggia Lucarelli per https://www.editorialedomani.it
LORENA CESARINI, VOTO: 1
Quel «carina sei» di Iva Zanicchi a lei rivolto quando si sono incrociate sul palco è il sunto del travolgente disastro a cui abbiamo assistito. Lorena Cesarini ha esordito ringraziando l’uomo che l’ha scelta, quel magnanimo di Amadeus che, pensate, le è apparso all’improvviso il primo gennaio, come una specie di Dio Giano, per comunicarle che lei, proprio lei era una delle prescelte.
E chissà, la Rai magari l’ha pure pagata. Le hanno pure prenotato un hotel. Ringraziava commossa, Lorena, piangeva, rideva, sospirava. Pensavamo che potesse bastare così, con l’immagine della fortunata eletta chiamata a fare da ancella al suo signore, e invece no. Invece s’è aggiunta pure la lettura dei tweet cattivi sull’Italia razzista, e non è che non sia vero che sia un paese pieno di gente razzista, ma perché tutto sulle spalle gracili di questa donna?
Perché non poteva godersi il suo momento e la sua serata come Fiorello, Amadeus, Zalone anziché indossare il vestito della vittima che deve dire per forza qualcosa che scuota le coscienze, perché una donna che sale sul palco non può essere semplicemente brava e divertente? No, deve avere l’investitura della missione.
Pure se non ha l’impalcatura, la struttura per sostenerla. Come Lorena Cesarini. Che alla fine di quello sgangherato discorso retorico e quel vittimismo scolastico da prima serata a Sanremo è finita per sembrare non chi combatte, ma chi soccombe.
E quindi, appunto, torniamo all’inizio, al saluto della donna d’altri tempi, dell’Iva nazionale che la saluta con la genuinità disarmante dell’italiano medio che stava appunto pensando: «Carina sei». Un disastro.