"LA MIA VITTORIA SARÀ COMMENTATA CON L’ODIO DI SEMPRE" - PARLA KARLA SOFÌA GASCÒN, PROTAGONISTA DI "EMILIA PEREZ" E PRIMA TRANSGENDER A VINCERE UN PREMIO A CANNES: "CERTA GENTE CI DISPREZZA SOLO PER IL FATTO DI ESISTERE, È PAURA CHE IL PROPRIO EGO NON SIA PIÙ AL DI SOPRA. SE QUALCUNO È INFELICE DEL PROPRIO CORPO E DELLA PROPRIA CONDIZIONE, PERCHÉ NON PUÒ CAMBIARLA? HO FATTO LA TRANSIZIONE TARDI, A 46 ANNI. ORA VORREI…" - VIDEO

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Estratto dell'articolo di Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”

 

karla sofia gascon zoe saldana selena gomez karla sofia gascon zoe saldana selena gomez

[…] Da Carlos a Karla. È la prima volta che un festival premia un’attrice transgender. […] Karla ha 52 anni e una figlia di 15, con un nome simbolico, Victoria. Madrilena, vive in Messico ed è ancora sposata con sua moglie. «Un premio ensemble», l’ha definito il giurato Pierfrancesco Favino.

 

Karla Sofía Gascón l’ha condiviso con Zoe Saldana, Selena Gomez e Adriana Paz, le altre protagoniste di Emilia Pérez, il musical queer su ritmi latini di Jacques Audiard, vecchia volpe del festival, che ha preso il premio della giuria. Ma sul palco c’è lei, Karla, si è commossa e ha pianto disperata, si è rivolta a quelli che nel mondo la pensano come Vannacci, a chi vive di pregiudizi, ha gridato: «Cambiate, bastardi». […]

 

karla sofia gascon prima e dopo la transizione karla sofia gascon prima e dopo la transizione

La transizione...

«L’ho fatta tardi, nel 2018, a 46 anni, in Messico dove vivo. Ho aspettato fin troppo. Ne avevo veramente bisogno. Mia moglie mi chiese: e adesso cosa farai? Le ho risposto, intendi cosa faremo noi due… Sto per oltrepassare tutto quello che ho fatto prima. Nel mio passato remoto, parlo degli anni 90, ho lavorato anche alla tv italiana, in un buffo programma ( Gommapiuma, ndr). Dopo sono diventato un popolare attore di soap opera. Il mio debutto è stato in Corazon Salvaje . Poi mi consideravano una sorta di Ryan Gosling per i miei tanti film d’azione».

 

Cosa si aspetta dal film?

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«Noi stiamo soffrendo, siamo denigrate, la mia vittoria sarà commentata con l’odio di sempre, ma con questo film diamo speranza in questo cammino, c’è l’opportunità di essere migliori. Puoi comprare tutto ma non l’emozione, accanto a me in sala avevo Justine Triet, la regista di Anatomia di una caduta , era commossa, sul viso scendevano lacrime. È importante per tutte le trans, anche se continuiamo a essere insultate per strada. Certa gente ci disprezza solo per il fatto di esistere, è paura: paura che il proprio ego non sia più al di sopra. Se qualcuno è infelice del proprio corpo e della propria condizione, perché non può cambiarla? Io se non lotto mi annoio».

 

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Karla, cosa sogna?

«Di essere trattata con rispetto e di avere le stesse opportunità di ogni essere umano. Io non voglio che la gente vedendo il film dica: voglio diventare una trans ; voglio che ognuno sia ciò che desidera essere nella vita. I trans sono persone, non sono trans people . Non dobbiamo sentirci in colpa. Ora vorrei fare un ruolo da fornaia o pescivendola, senza necessariamente menzionare la mia transidentity». […]

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