"PIER SILVIO IN POLITICA? GLIELO SCONSIGLIO CON COGNIZIONE DI CAUSA. LA MIA ESPERIENZA DA DEPUTATO DEL PARTITO SOCIALISTA È STATA LA PIÙ INUTILE DELLA MIA VITA” - GERRY SCOTTI ESCLUDE DI FAR PARTE DEL FANTOMATICO PARTITO DI PIER DUDI: “MI FA RIDERE. È UNA FANDONIA E CHI L'HA SCRITTA NON SI È PREOCCUPATO DI CAPIRE IL MIO ORIENTAMENTO POLITICO. NASCO A SINISTRA. OGGI NON MI RICONOSCO DA NESSUNA PARTE” – "A DE MARTINO INVIDIO SOLO LA BELLEZZA. AMADEUS? DIAMOGLI TEMPO" – LA RISPOSTA AL VELENO A TEO MAMMUCARI - E SU TELEMELONI...
-Francesca D'Angelo per “la Stampa” - Estratti
Per tutti è «Lo zio Gerry». Qualcuno lo chiama anche «il soldato di Mediaset» («no, grazie, lasciamo la parola soldato alle cause davvero importanti»), mentre per gli investitori è come un bond: affidabile.
A maggior ragione ora. Dopo anni, grazie a La ruota della fortuna, Canale 5 è riuscita a mettere il fiato sul collo a Rai 1 vincendo più volte contro Reazione a catena. Il successo si aggiunge a quello, ormai rodato, di Tú sí que vales, dove Scotti siede in giuria, e al ritorno di Io canto generation, al via da mercoledì su Canale 5. Alla conduzione, ovviamente, Scotti.
Dunque lei è un bond: Gerry Bond?
«Il mio punto di forza è proprio il buon rapporto costi/benefici: nel preserale arrivo a 4 milioni di spettatori. Ci sono colleghi che disdegnano i programmi quotidiani: puntano allo show altisonante, che porta i titoli in prima pagina. Ma quanti format in prime time riescono a toccare i 4 milioni di spettatori? Le aziende non si reggono solo sull'ego dei personaggi: devono produrre utili».
Quella con Reazione a catena di Insegno è anche una sfida tra due modi di fare tv: TeleMeloni contro tv del merito?
«Per me TeleMeloni non esiste: è una parola priva di senso, come apericena. Mi rifiuto di pensare che qualcuno possa svolgere il mio lavoro in virtù di un'appartenenza politica. Solo il pensiero mi sembra offensivo verso i colleghi. Non ci credo».
Il punto è cosa crede il pubblico: e se l'avesse voluta premiare?
«Milito da 40 anni in tv, facendo compagnia agli italiani senza chiedere un euro. Forse può esserci, come effetto collaterale "desiderato", che qualcuno abbia pensato: che brava persona Gerry. Ma un paio di vittorie contro Reazione a catena non fanno un trionfo».
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Teo Mammucari ripete che lei è sprecato a La ruota della fortuna: si potrebbe osare di più?
«Non ditelo a Teo, ma il suo programma per Rai Due è un format degli anni 70: non sta inventando nulla. Nessuno può farlo dopo Portobello: lì c'era già tutto».
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Un commento sull'exploit di De Martino e l'esordio difficile di Amadeus?
«Le salite non valgono solo per me: Amadeus non è uno sprovveduto. Diamogli tempo. Per De Martino, non mi stupisce il suo exploit: è bravo, con un piglio napoletano che buca lo schermo ed è alla guida di un game talmente forte da essere blindato. Gli invidio la bellezza. A me Silvio Berlusconi diceva che somigliavo a un ragioniere della Brianza».
Ci rimase male?
«No, lo disse ridendo e comunque aveva ragione. All'epoca andavano i bei conduttori, atletici e con gli occhi azzurri. Io al massimo potevo avere un sorriso carino».
Mai stato uno sciupafemmine?
«Donnaiolo no. Però piacevo… a quattro donne: la mia ragazza del liceo, la fidanzata dell'università, mia moglie e la mia attuale compagna. Fine».
Sempre fedele?
«Sempre. Il mio unico vizio è il cibo. Mai nemmeno provato le droghe: giusto una canna, da ragazzo, ma mi fece così male che ora mi infastidisce persino l'odore».
È vero che all'inizio sognava di diventare giornalista?
«Mio papà faceva lo stampatore al Corriere della sera: quando andavo a trovarlo, di notte, e lo vedevo nei sotterranei a respirare piombo, sognavo di riscattarlo, conquistando una scrivania al primo piano, dove c'erano le grandi firme del giornalismo. Poi però la radio mi ha rapito e portato altrove. Sul comodino ho ancora la sua fede: la guardo ogni sera prima di addormentarmi, e ogni mattina prima di iniziare la giornata».
Si parla di una discesa in politica di Pier Silvio Berlusconi e nel suo fantomatico partito è spuntato pure il suo nome. La lusinga o la diverte?
«Mi fa davvero ridere. È una fandonia e chi l'ha scritta non si è nemmeno preoccupato di capire il mio orientamento politico».
Rimediamo subito: dove si schiera?
«Vengo da una famiglia operaia, mio nonno era un esponente socialista: nasco a sinistra anche se crescendo ho sposato le posizioni radicali. Mi sembravano le più impregnate di valori. Oggi però non mi riconosco da nessuna parte».
Vedrebbe bene Pier Silvio in politica?
«Sì, ma glielo sconsiglierei come feci, esattamente 30 anni fa, con suo padre».
Però lei la politica l'ha fatta.
«Appunto. Lo sconsiglio con cognizione di causa. Nell'87 fui eletto da esterno deputato del partito socialista – mai avuto la tessera – ed è stata l'esperienza più brutta e inutile della mia vita. Non mi facevano parlare: ero considerato un peone, uno zero, un viandante senza meta. Meglio la tv».