LA "SAXA RUBRA DEL NORD" E LA NUOVA GUERRA ROMA-MILANO –L’OPERAZIONE ORCHESTRATA DAL PRESIDENTE RAI FOA (QUOTA LEGA) DI UN NUOVO CENTRO DI PRODUZIONE RAI A MILANO SCATENA ZINGARETTI CHE SOTTOLINEA COME UN CDA USCENTE “NON DOVREBBE PRENDERE QUESTO TIPO DI DECISIONI STRATEGICHE”. E ANCORA: "L’AUDIOVISIVO E' FORTEMENTE RADICATO NEL CUORE DELLA CAPITALE, TUTTO IL RESTO SAREBBE UNA FORZATURA”- IL PATTO TRA I CANDIDATI AL CAMPIDOGLIO. LA REPLICA DI SALA E FONTANA
-M. Tamb. per "la Stampa"
No, questo proprio "nun se po' fa'": che Milano scippi la Rai a Roma è un' onta inimmaginabile per la Capitale. Ma non è proprio detto che i fatti stiano cosi.
La politica mette la Rai in stallo ma preferisce accapigliarsi per un' ipotesi che il Cda dell' Azienda, considerato uscente fino a poche ore fa, ha solo ufficializzato di aver preso in considerazione. Roma contro Milano e Milano contro Roma è una faccenda vecchia da stadio che non dovrebbe riguardare la messa a punto di una sede, milanese, che andava assolutamente affrontata, visto che l' attuale indirizzo di via Mecenate, in affitto, costava troppo.
Problema da anni sul tavolo.
Allora si è pensato di correre ai ripari con ipotesi che contemplavano appunto il sito di Portello. Carte alla mano, ecco quanto uscito dal Cda del 27 maggio scorso: «Il Consiglio di amministrazione Rai ha approvato lo studio di fattibilità per la ridefinizione complessiva degli assetti produttivi e degli uffici amministrativi di Milano.
L' implementazione è prevista entro l' inizio del 2025 e contempla il rilascio degli studi di via Mecenate e una contestuale rivisitazione dell' area di corso Sempione concentrando la produzione in un nuovo sito logistico, moderno e funzionale volto a rispondere alle esigenze della Rai del futuro... L' obiettivo è di mettere il prossimo Cda nelle condizioni migliori per assumere in piena consapevolezza ed autonomia le decisioni conseguenti».
Ma è bastato questo a scatenare i campanilismi dei pezzi da novanta che sono partiti lancia in resta per difendere ognuno la dignità della propria città.
Nicola Zingaretti non ce la fa a ipotizzare una «Saxa Rubra del Nord». Il presidente della Regione Lazio parla di un «audiovisivo fortemente radicato nel cuore della Capitale, tutto il resto sarebbe una forzatura». E porta dati a conforto: «La Regione Lazio è quella che ha più investito nell' audiovisivo, la seconda in Europa, con trenta milioni di euro nel 2020 per contrastare la crisi del settore». E insiste che un Cda uscente «non dovrebbe prendere questo tipo di decisioni strategiche».
La querelle ha fatto scendere in campo pure i candidati sindaco al Campidoglio che solo e soltanto su questo tema hanno stretto un patto virtuale per stoppare un tale scempio come è l' ipotesi di trasferire al nord competenze consolidate nella Capitale. Parola di Virginia Raggi, Roberto Gualtieri e Carlo Calenda.
Oltretutto, questa dello spostamento al Nord sarebbe una battaglia tutta cara alla Lega, un' operazione, dicono a Roma, fortemente voluta dal presidente Marcello Foa che da tempo batte su questo chiodo.
Insiste Zingaretti dalle colonne del più capitolino dei giornali, "Il Messaggero": «Mi sono sempre battuto per tutte le città italiane senza sterili campanilismi. Ma è anche vero che ogni città ha le proprie vocazioni consolidate nel tempo, nell' esperienza e nella tradizione. La produzione televisiva, la televisione pubblica, sono proprie di Roma, della Capitale, del Lazio» .
Dall' altra parte suonano le campane del sindaco di Milano, Sala, e del presidente della Lombardia Fontana. «Noi chiediamo solo quello che ci spetta.
Del progetto al Portello si parla da anni - dice il primo cittadino di Milano - e se per ragioni di campagna elettorale qualcuno ha qualcosa da dire, che mi chiami pure». E il governatore lombardo Fontana rincara: «È stata finalmente presa una decisione sull' iniziativa che risponde a una logica di strategia industriale che riguarda l' Azienda, Milano e il territorio. Polemizzare per fini elettorali è molto triste».
Una bella partita al suo fischio d' inizio.